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Marx, l’uguaglianza formale e lo sfruttamento reale
Marx estende ai rapporti socio-politici la critica di Feuerbach alla rappresentazione religiosa, quale proiezione all’esterno da parte dell’uomo della sua essenza che, in tal modo, gli si contrappone nella sua oggettivizzazione in un’alterità fantastica.
Il salario sociale e le sue deformazioni ideologiche
In una determinata epoca storica – stabilito il rapporto di forza fra capitale e forza-lavoro – e a un certo grado sviluppo della civiltà in un luogo geografico specifico, il salario è tutt’altro che una variabile indipendente e il suo livello non ha in sé alcun legame con la produttività del lavoro.
L’attuale livello di attacco al salario
A fondamento delle costanti variazioni empiriche del salario individuale, quale prezzo della forza-lavoro, vi è il suo costo di produzione sociale come del resto per ogni altra merce. Ciò consente di smentire le correnti tesi borghesi che, sulla base della presunta pluralità dei fattori di produzione, pretendono che il salario deriverebbe dalla produttività del lavoro, cioè dal suo contributo al prodotto finale, occultando così lo scambio ineguale tra forza-lavoro e capitale alla radice dello sfruttamento.
Diritti formali e bisogni reali in Marx
L’identità sancita dai diritti di cittadinanza è formale e deve cedere il passo al suo contenuto materiale, alla differenza di classe che ha inconsapevolmente sussunto dall’esistente. Il cittadino è un’astrazione priva di vita, un’essenza irrelata, autosufficiente, priva di bisogni, assolutamente piena, beata, prodotto della rappresentazione, del gonfiarsi dell’individuo privato della società borghese, in cui la vera cittadinanza è la condizione di straniero.
Perché il lavoratore salariato è in quanto tale sfruttato
Sotto il dominio del #capitalismo una parte sempre crescente della popolazione può sopravvivere solo alienando come merce la propria forza vitale
Che cosa è realmente il salario?
Il salario corrisponde alla quantità di mezzi di sussistenza – o nel loro prezzo in denaro – che sono in media necessari per rendere un uomo capace di svolgere un determinato lavoro, per conservarlo atto al lavoro e per sostituirlo, quando egli scompare per vecchiaia, per malattia o per morte, con un altro salariato, cioè per garantire che la classe dei salariati si riproduca nella misura necessaria alla riproduzione allargata del capitale.
Marx e i diritti del cittadino, dell’uomo e del borghese
Ciò che viene escluso nel momento costitutivo della società borghese, la vita generica, farà ritorno, ma in forma alienata nell’idealismo della comunità dei cittadini, che riporterà in vita la separazione originaria nella forma di una molteplicità di esclusioni concrete.
Una lente contemporanea per affrontare le crisi esistenziali che abbiamo davanti
La storia del capitalismo dalla sua genesi alla sua putrefazione, che ne rende necessario il superamento in senso eco-socialista, sebbene ci siano delle oggettive barriere e delle necessità storiche per superare questi ostacoli.
Marx e i limiti dell’emancipazione politica
L’uomo portatore dei diritti dell’uomo non corrisponde al concetto di uomo quale essere sociale, ma è la persona meramente esistente nella società borghese, dominio di rapporti di produzione fondati sul diritto di proprietà, che dà sanzione giuridica alle profonde disuguaglianze su cui si fonda.
Lukács e la continuità fra Hegel e Marx
Lukács attribuisce ai limiti storici e sociali della Germania del tempo l’atteggiamento sempre più rassegnato e conciliativo di Hegel: l’arretratezza tedesca assurge così a criterio chiave di spiegazione dei tratti conservatori e dell’idealismo del pensiero di Hegel, nonché del carattere tragico delle sue scelte pratiche e teoretiche.