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Nella nuova puntata dell’Osservatorio sul mondo che cambia, il professor Orazio Di Mauro offre una lettura serrata e senza filtri delle più delicate dinamiche geopolitiche in corso, partendo dal cuore del conflitto ucraino fino ad arrivare alle tensioni mediorientali e al riarmo europeo. L’analisi si apre sui negoziati tra Russia e Stati Uniti: l’Ucraina ha respinto la bozza di pace in 28 punti attribuita a Trump e sostenuta da Washington, proponendo invece un nuovo piano di 19 punti, più duro verso Mosca e con un esercito ampliato a 800.000 uomini. Una mossa che rivela, secondo Di Mauro, l’illusione persistente — in parte dell’Europa e di Kiev — di poter ancora vincere la guerra. Il professore si sofferma poi sulla lotta interna al potere ucraino: la figura del potentissimo Andriy Yermak, descritto come il personaggio più corrotto e influente del Paese, domina le scelte di Zelensky e innesca un braccio di ferro con la Nabu, l’agenzia anticorruzione. Una tensione che gli Stati Uniti faticano a gestire e che rischia di compromettere qualsiasi percorso negoziale. Sul terreno, la guerra racconta un’altra verità: Pokrovsk è caduta in mano russa, Mirnohrad è accerchiata, e i fronti di Siversk e Zaporižžja mostrano segni di collasso. Per Putin, l’obiettivo minimo resta il controllo totale del Donbass, anche a costo di proseguire la guerra con la forza. Di Mauro affronta anche la questione NATO, ricordando come gli Stati Uniti non vogliano l’ingresso di Kiev nell’Alleanza e come l’articolo 5 non garantisca una difesa automatica. Più inquietante ancora è il ripristino della leva volontaria in Europa, Italia compresa, che secondo il professore rivela la volontà occidentale di non accettare la sconfitta ucraina. Intanto la popolazione dell’Ucraina si è dimezzata, scendendo da oltre 40 a circa 20 milioni di abitanti. Lo scenario si sposta poi in Medio Oriente: Netanyahu ha lanciato un ultimatum al Libano, mirando allo scontro diretto con Hezbollah dopo l’evacuazione forzata di 60.000 israeliani dal nord del paese. Nonostante assassinii mirati e pressioni crescenti, Hezbollah non arretra. Sullo sfondo, gli Stati Uniti si trovano esposti al rischio di un allargamento del conflitto con l’Iran: Di Mauro ricorda il bombardamento del sito nucleare di Fordo durante la “guerra dei 12 giorni” e il presunto “ricatto nucleare” di Israele verso Washington. L’Iran, convinto di essere comunque nel mirino, ha rotto con l’AIEA e potrebbe accelerare i programmi militari. L’analisi tocca anche la Cisgiordania, schiacciata tra l’inerzia dell’ANP e la violenza crescente dei coloni, e il ruolo ambiguo della Giordania, mentre Di Mauro critica apertamente la leadership europea — da von der Leyen a Kallas — incapace di proporre alternative alla militarizzazione. Il quadro si chiude con il crollo dell’economia finlandese, simbolo di come le sanzioni e l’allineamento alla NATO stiano devastando un intero paese, prigioniero della retorica antirussa.

Con il nostro esperto di imperialismo e del rapporto con la Jihad analizziamo i motivi che hanno portato i fondamentalisti al potere in Siria, la disomogeneità dell'asse della resistenza, le ragioni dell'aggressione all'Iran, le dinamiche del confronto scontro fra Usa e Russia e il tragico scenario della completa occupazione della Palestina

La cooperazione russo-iraniana sugli UAV ha rivoluzionato la guerra contemporanea, garantendo a Mosca un vantaggio strategico grazie a droni economici e massicciamente prodotti. Gli Stati Uniti e la NATO, pur con superiorità tecnologica, soffrono ritardi nella produzione industriale e difficoltà nel contrastare sciami di UAV. Nel prossimo decennio, Cina e India potrebbero unirsi a questa dinamica, rafforzando l’asimmetria globale nel settore.

Orazio Di Mauro commenta gli ultimi avvenimenti bellici in Siria, in Medio Oriente e relativamente al conflitto tra Russia e Ucraina.

Venerdì, 04 Luglio 2025 18:18

Iran: non sei sola!

L’articolo presenta una sguardo sull’Iran, all’attenzione dell’Occidente solo per il suo programma nucleare. Sono riportate le istituzioni, l’economia e la religione al fine di comprendere meglio alcuni aspetti del Paese, necessari a spiegare le motivazioni del conflitto dei “dodici giorni”.

Nella nuova puntata dell’Osservatorio sul mondo che cambia, il professor Orazio Di Mauro analizza l’attacco israeliano all’Iran e i complessi sviluppi che ne sono seguiti.

Italia e Israele da tempo perseguono politiche militari convergenti e concomitanti, e nulla vieta che tali convergenze si siano concretamente manifestate durante l’attacco israeliano all’Iran.

Venerdì, 27 Giugno 2025 23:54

Khamenei sarà ucciso?

Israele ha aggredito l’Iran, provocandone la risposta militare, con l’obiettivo dichiarato di distruggere il suo programma nucleare. Netanyahu ha anche dichiarato esplicitamente la volontà di un cambio di regime, con l’uccisione di Khamenei.

Oltre 440 le adesioni, tutti in piazza a Roma il 21 giugno: "Stop Rearm Europe" – Appuntamento alle 14 corteo da Piazzale Ostiense al Colosseo.

Fermare Israele. Fermare la terza guerra mondiale.

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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