Il 30 novembre, dopo 89 giorni senza contagi all’interno del paese, il Vietnam ha confermato un caso positivo nella città di Hồ Chí Minh, che invece aveva raggiunto addirittura i 120 giorni senza contagi. Il “paziente 1347”, un insegnante trentaduenne, è stato immediatamente messo in isolamento, e le autorità hanno provveduto a ricostruire tutti i suoi spostamenti e i suoi contatti dei giorni precedenti, al fine di rendere chiara l’origine del focolaio e di impedire ulteriori contagi.
Secondo le indagini effettuate, il “paziente 1347” avrebbe contratto il virus dal paziente “1342”, un assistente di volo rientrato in Vietnam dal Giappone il precedente 14 novembre, e messo in quarantena presso una struttura della Vietnam Airlines. Dopo due tamponi negativi e quattro giorni passati in isolamento, all’assistente di volo era stato permesso di tornare a casa per continuare a osservare la quarantena presso il proprio domicilio, situato presso il distretto di Tân Bình. Tale procedura, chiamata “quarantena a breve termine”, è consentita solo gli assistenti di volo, per garantire la disponibilità del personale per i voli futuri, mentre tutti gli altri devono affrontare una quarantena di 14 giorni all’arrivo in Vietnam.
Purtroppo, il “paziente 1342”, per sua stessa ammissione, non ha rispettato le misure di isolamento che erano state impartite dalla Vietnam Airlines, incontrando diverse persone, tra le quali il “paziente 1347”. Le norme sulla quarantena domestica del ministero della Sanità del Vietnam richiedono che la persona in quarantena rimanga in una stanza isolata o mantenga una distanza di almeno due metri dalle altre persone nella casa. La persona e le altre persone in casa devono indossare mascherine ed evitare di condividere i pasti tra loro.
In seguito a quanto accaduto, la Vietnam Airlines ha annunciato la sospensione del “paziente 1342” per le sue azioni “che hanno portato a gravi conseguenze”. Inoltre, la polizia ha avviato un’indagine penale per violazione dei protocolli anti-Covid-19, accusando il “paziente 1342” di “diffusione di pericolose malattie infettive nell’uomo”, che prevede una pena detentiva fino a dodici anni. Si tratta della prima volta che questa procedura viene intrapresa in Vietnam.
Ignaro della propria positività, il “paziente 1347” ha continuato a insegnare in un centro di lingua inglese e ha frequentato diversi luoghi pubblici: secondo il Centro per il controllo delle malattie di Hồ Chí Minh City, il “paziente 1347” avrebbe avuto stretti contatti con almeno 192 persone nei giorni precedenti il tampone positivo. Le autorità hanno provveduto immediatamente a isolare e testare tutte queste 192 persone. Il giorno successivo, il Comitato del Popolo di Hồ Chí Minh City ha impartito la chiusura provvisoria di alcune scuole i cui studenti o insegnanti avevano avuto stretti contatti con il “paziente 1347”, lasciando a casa nei giorni successivi oltre 10.000 studenti delle scuole e ben 160.000 studenti universitari. Fortunatamente, tra i 192 tamponi effettuati, solamente due sono risultati positivi, appartenenti a un nipote (“paziente 1348”) e a una studentessa (“paziente 1349”) del “paziente 1347”.
Agli ospedali di Hồ Chí Minh City è stato poi chiesto di rafforzare le misure di controllo per impedire il diffondersi del virus: “Il settore sanitario della città farà tutto il possibile per impedire che le infezioni si diffondano tra gli ospedali”, ha dichiarato Tăng Chí Thượng, vice direttore del dipartimento della Sanità della città. Gli ospedali sono stati invitati a coordinarsi tra loro e con le autorità sanitarie cittadine per mettere in quarantena e testare tutti coloro che avevano visitato le località frequentate dal “paziente 1347”, anche se asintomatici. In questo modo, si è arrivati a monitorare ben 960 persone che avevano avuto contatti con gli altri quattro pazienti precedentemente menzionati. Dopo soli due giorni, erano già noti i risultati di ben 737 tamponi, tutti negativi.
Il primo ministro Nguyễn Xuân Phúc è intervenuto intimando alle autorità locali di tutto il paese di non imporre l’allontanamento sociale nelle aree prive di Covid-19 per evitare impatti negativi sull’economia. Tuttavia, ha anche chiesto di vietare gli eventi non essenziali e di praticare l’uso della mascherina e il controllo della temperatura corporea nei luoghi pubblici affollati.
Ma il capo del governo ha soprattutto annunciato una sospensione temporanea di tutti i voli commerciali internazionali in entrata, aggiungendo che solo i voli di rimpatrio saranno autorizzati al fine di riportare a casa cittadini vietnamiti. Va ricordato che il Vietnam aveva interrotto tutti i voli internazionali sin dal 25 marzo, ma da settembre aveva autorizzato la ripresa di alcune rotte in seguito a degli accordi bilaterali stipulati con sette Paesi asiatici: Cina, Giappone, Corea del Sud, Taiwan, Laos, Cambogia e Thailandia. In seguito ai recenti casi positivi, questi accordi sono stati sospesi.
Il ministero dei Trasporti è stato poi incaricato di esaminare i protocolli anti-pandemia della Vietnam Airlines. Un team di esperti verificherà l’attuazione delle normative governative sulla prevenzione e il controllo del Covid-19, i processi di quarantena della compagnia aerea e la supervisione dei dipendenti nelle sue strutture di quarantena.
Il 6 dicembre, una settimana dopo la positività del “paziente 1347”, le autorità cittadine hanno potuto dichiarare il nuovo focolaio come “sotto controllo”, affermando che ben 2.261 test effettuati erano risultati negativi (numero salito a 3.251 il 7 dicembre). Nguyễn Trần Nam, capo del dipartimento di Malattie infettive dell’ospedale pediatrico di Hồ Chí Minh City, ha affermato che identificare la fonte della trasmissione è stato il fattore decisivo che ha permesso di arginare immediatamente l’epidemia. Ha poi aggiunto che la minaccia di nuove ondate di infezione è sempre presente e che “dobbiamo rafforzare ulteriormente tutte le misure preventive per garantire la sicurezza pubblica”.
Nel frattempo, il ministro della Sanità Nguyễn Thanh Long ha annunciato l’inizio della prima fase di sperimentazioni per il quarto vaccino vietnamita, quello messo a punto dalla società Nanogen Pharmaceutical Biotechnology. La compagnia collaborerà con l’Accademia medica militare del Vietnam per iniziare a reclutare volontari per partecipare alla prima fase del processo di sperimentazione umana. Al momento sono già in corso le sperimentazioni per tre altri vaccini prodotti dalla Vabiotech, dalla Polyvac e dall’Ivac (Institute of Vaccines and Medical Biologicals).