Interni

Gira sulla rete la lettera di un’insegnante, Giorgia Corrias, che scrive alla redazione di Report affinché si denunci la “mano” che ha deciso che “la Buona scuola” sarà legge, per mera logica imprenditoriale.

“Mare e costa è tutta roba nostra” è solo uno dei tanti slogan gridati dai 60.000 cittadini che hanno sfilato il 23 aprile a Lanciano, provincia di Chieti, Comune Medaglia d’oro per la Resistenza; una frase in dialetto tipico abruzzese che sta ad enfatizzare la decisa opposizione degli abruzzesi (e non solo) all’impianto Ombrina Mare, piattaforma petrolifera della Rockhopper, società delle Falkland, che dovrebbe sorgere a sei chilometri dalla Costa dei Trabocchi. 

La "scuola dell'infanzia", comunemente denominata "scuola materna", ha peculiarità che non consentono di uniformarla o di omologarla ad altri ordini di scuola. Con la legge 444 del 1968 si istituivano le Scuole materne statali il cui assetto pedagogico e metodologico rispondeva finalmente ad un ordinamento nazionale, mentre in precedenza ci si doveva orientare verso scuole non statali, per lo più cattoliche quindi confessionali. Dal 1968 ad oggi, la scuola dell'infanzia è stata attraversata da riforme che vanno dai "Nuovi Orientamenti" del 1991 alle attuali “Indicazioni Nazionali”. 

Con la loro dura opposizione al Ddl del governo, i lavoratori della scuola hanno dimostrato di aver ben capito che, con questa pseudo riforma, Renzi vuole dare il colpo definitivo alla scuola pubblica statale. Un processo di demolizione avviato, alla fine del Novecento, dal ministro Luigi Berlinguer, e proseguito con sempre maggiore foga da quelli che lo hanno sostituito. 

Il progetto di Renzi procede con l’attacco più organico finora sferrato nei confronti dei principi della democrazia sociale su cui poggia la nostra Costituzione. Soppressione dell’art.18, abolizione del senato elettivo, legge elettorale, costituiscono un unicum perpetrato con la stessa tattica con cui sono stati trafitti i Curiazi dall’Orazio rimasto solo in una arena vociante e forse anche allora attratta più dallo spettacolo che dalla posta in gioco. 

Lo slogan che campeggia su via della Stazione Tuscolana recita: “Stiamo ricostruendo un sogno”. Quale sogno possa svilupparsi dentro un capannone abbandonato da decenni, proprio accanto ai rumorosi binari della stazione, sembra difficile capirlo a una prima occhiata, ma i cartelli attaccati alle serrande sdrucite non lasciano dubbi ai passanti curiosi: è il sogno di SCUP, che rinasce dalla devastazione delle ruspe. 

Per tre giorni, il 18, il 19 e il 20 maggio, piazza Montecitorio ha visto esplodere la protesta dei lavoratori della scuola. Il ddl dai contenuti classisti e liberisti non si ferma e sta diventando legge, avendo già passato lo scoglio della camera dei deputati manca “solo” il Senato.

L’annuncio dell’uscita di Civati dal PD non avrebbe dovuto far dormire per molte notti di seguito il capobastone Renzi, il quale, però, minimamente preoccupato della scissione del più grande partito della “sinistra” italiana dal dopoguerra, si prepara a colpire il fianco sinistro con provvedimenti impopolari e distruttivi quali la riforma della scuola in chiave thatcheriana, come neppure Valentina Aprea aveva mai sognato.

Da quando Simone de Beauvoir cominciò il suo ragionare, e la sua critica, attorno a L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato di Engels, sicuramente molto di quella complicata coesistenza è stato dipanato ma non certo risolto. Troppo lungo sarebbe cercare di ricostruire gli oltre 50 anni di questa difficile riflessione e dell’altrettanto difficile agire, su entrambi i fronti, che quella riflessione ha comportato

Dunque, la partita è chiusa. Renzi è riuscito – con il minimo sforzo, considerata la disarmante pochezza politica della minoranza del Pd – a mettere in sicurezza il suo disegno para-totalitario: l’Italicum è cosa fatta.

Si sono finalmente svolte, dopo l’ennesimo rinvio, le elezioni per rinnovare i comitati degli italiani all’estero (Com.It.es), le assemblee elettive che devono svolgere una funzione di raccordo tra la comunità italiana all’estero e le sue associazioni, con ambasciate , consolati e le altre istituzioni italiane ed occuparsi dei problemi della nostra comunità emigrata.

Per una ricostruzione storico-filosofica dei motivi per cui tutti i lavoratori salariati, la forza lavoro in formazione e i sinceri democratici dovrebbero battersi contro il resistibile tentativo del governo di portare a compimento l’ormai ventennale processo di dequalificazione della scuola pubblica statale.

È stata una grande manifestazione quella del 1° maggio scorso nella consueta giornata della MayDay milanese. Tanti movimenti, i laboratori per lo sciopero sociale, la galassia dei centri sociali, associazioni politiche e culturali, organizzazioni sindacali di base, alcuni partiti della sinistra comunista e di classe e collettivi studenteschi hanno portato in piazza quasi 30.000 persone che, in maniera determinata e militante, hanno manifestato a Milano le ragioni del No all’Expo del capitalismo e dell’imperialismo. 

Il disegno di legge delega sulla riforma della Pubblica Amministrazione, approvato recentemente al Senato con le consistenti modifiche subite in sede di 1° commissione “affari costituzionali” [1] è pericoloso non tanto perché cambia il “verso” delle politiche sulla PA ma perché costituisce una forte accelerazione nello stesso brutto verso imboccato negli ultimi decenni di controriforme. 

Che il diritto all’abitazione sia tra quelli assolutamente fondamentali per un’esistenza libera e dignitosa dovrebbe ritenersi cosa certa. E in effetti lo sarebbe anche in base alle enunciazioni della nostra Costituzione: i suoi stessi artt. 2 e 3 restano svuotati di significato se non si garantisce a ciascuno di avere un’abitazione.

L'Italicum è legge dello Stato. L'iter di questa legge elettorale, talmente antidemocratica da non avere eguali in nessun altro Paese al mondo, ha superato l'ultimo scoglio. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha apposto la sua firma di garante della Costituzione due giorni dopo l'approvazione alla Camera, il 6 maggio.

Un corteo immenso in una Milano sotto la pioggia. Decine di migliaia di persone, forse 30.000, hanno sfilato pacificamente tra le vie del capoluogo lombardo per denunciare senza riserve le infinite nefandezze che si celano, nemmeno troppo nascostamente, dietro Expo.

L’unità dei lavoratori e i sacrifici che il mondo della scuola deve compiere per contrastare la politica del Governo Renzi, a partire dallo sciopero del 5 maggio, debbono avere degli obiettivi chiari e semplici: il ritiro del DDL Renzi, lo stralcio del decreto assunzioni dal disegno di legge, il rifinanziamento dell’istruzione per 6 miliardi e l’approvazione della legge d’iniziativa popolare in discussione in Parlamento.

Il dissenso espresso dal Comitato Nazionale Scuola e Costituzione , di cui faccio parte, nei confronti della recente proposta dell’UAAR di destinare i fondi statali dell’8 per mille anche all’edilizia scolastica ha sollevato non poche obiezioni e risentimenti, su diversi fronti.

Fra le disposizioni contenute nel DDL sulla scuola quella sulla chiamata diretta dei docenti, attraverso l’istituzione di appositi albi territoriali, è incostituzionale e non rispetta le regole contrattuali. Impedire la trasformazione dei docenti in burattini manovrati dal Dirigente, sballottati da una scuola all’altra, significa assumere la difesa della libertà di insegnamento a partire dallo sciopero del 5 maggio.

La no-stop del Primo maggio a Lampedusa con cortei, comizi e musica. Centinaia di persone contro la militarizzazione di un territorio che diventa carcere per i migranti, terreno di infrastrutture militari e speculative e avamposto di guerra per la Nato. 

“Ho assistito, in Parlamento, a dibattiti sconvolgenti. Ho sentito parlamentari dire che non può essere punita la sofferenza psichica prodotta dalla tortura. O che la tortura, per essere tale, deve essere ‘reiterata’. Abbiamo sentito il governo spiegare che in Italia manca un reato specifico, perché la tortura è ‘lontana dalla nostra mentalità’”.

Nubi plumbee aleggiano sui destini della nostra scuola pubblica. Mentre migliaia di studenti trascorrono le loro giornate in edifici fatiscenti che cadono a pezzi, il Governo ha presentato il testo del decreto di legge sulla “Buona Scuola”. Fra i tuoni autoritari e le piogge di tagli, la riforma prospettataci dal Ministro Giannini prefigura una scuola pubblica privatizzata e in balia di crudeli logiche di competizione e di sfruttamento del lavoro giovanile. 

In questo articolo forniremo, per ragioni di spazio, una breve informativa che speriamo possa dare un’idea, di massima ma chiara a sufficienza, sulla questione spinosa delle unioni civili e dei diritti di tutte le cosiddette “coppie di fatto” nel nostro paese. Spinosa ovviamente perché l’orientamento del Vaticano nella vita culturale, sociale e politica ha notoriamente un fortissimo peso ed è spesso parte integrante della strategia delle classi dominanti nel nostro paese nonostante la “laicità” dello Stato.

“Rifondazione Comunista parteciperà alla No Expo MayDay a Milano il 1° Maggio”. Questo il titolo di un comunicato della segreteria nazionale PRC pubblicato il 20 aprile sul proprio sito nazionale. 

Salvatore d'Albergo ha dedicato studi ed energie di una vita alla difesa integrale della Costituzione e si è battuto tenacemente contro la svolta involutiva della Bolognina. In suo nome viene data vita all'Associazione “Il Lavoratore – Salvatore d'Albergo”, che contribuisca alla costruzione di un fronte antifascista di lotta contro la demolizione della Costituzione, per una nuova Resistenza, perché l'attacco contro la Costituzione antifascista ed economico-sociale iniziato da Occhetto, proseguito poi da Berlusconi, Prodi, D'Alema, Monti, Letta e Renzi, non è revisione, ma sovversione dall'alto.

18 aprile 2015, ore 11. È scoccata l’ora X. All’unisono, in tutte le piazze del mondo occidentale, dagli Stati Uniti al Canada, dall’Italia a Malta, dal Portogallo alla Germania ed in tutti i 28 paesi dell’Unione Europea, centinaia di migliaia di cittadini si sono dati appuntamento per manifestare nei modi più fantasiosi 

Dopo il risultato ottenuto alle elezioni europee i promotori de L’Altra Europa pensavano di andare più spediti verso la costruzione di una casa comune. E invece, oltre a qualche buona iniziativa, il progetto si è scontrato con tensioni interne e anche qualche porta sbattuta. E ora deve fare i conti con l’occupazione dello stesso spazio politico da parte della coalizione sociale di Landini e con gli equilibrismi di SEL che con un piede è nell’Altra Europa e con un un altro costruisce un proprio percorso di coordinamento delle sinistre chiamato “Human Factor”. Mentre nelle amministrazioni locali Vendola & co. continuano a sostenere il PD ovunque quest’ultimo non rifiuti l’alleanza. E intanto in questi progetti di “unità della sinistra” tarda ad arrivare l’adesione alle manifestazioni No Expo per non mettere in discussioni il rapporto con la giunta Pisapia. Pubblichiamo il primo resoconto da Controlacrisi dell’assemblea nazionale de L’Altra Europa. La redazione di LCF.

«Il governo riconferma con convinzione la propria fiducia nei vertici di Finmeccanica e segnatamente in Gianni De Gennaro»; così il giorno 9 aprile, durante una conferenza stampa, Matteo Renzi chiudeva la questione relativa alle possibili dimissioni dell’ex capo della polizia Gianni De Gennaro, sorta dopo la sentenza della Corte europea dei diritti umani sui fatti avvenuti nella scuola Diaz di Genova nella notte del 21 luglio 2001

Commemorare il 25 Aprile significa tornare al semplicemente al passato o mantenere vivo nel presente il concetto di Resistenza? Per cercare la risposta a questa questione ci avvarremo della lezione di Hegel, il quale ha condotto in modo radicale la critica alla teoria oscurantista del ritorno al passato. Nella nota analisi critica della coscienza infelice, nella Fenomenologia dello spirito, Hegel mostra che i cristiani che volevano tornare al passato, tornando al Cristo storico

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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