Giù le mani dal Venezuela!

Oggi è la difesa del Venezuela, avanguardia dei paesi antimperialisti, a fare da discrimine fra le forze di destra e di sinistra a livello internazionale.


Giù le mani dal Venezuela! Credits: https://www.japantimes.co.jp/news/2013/04/14/world/politics-diplomacy-world/late-chavez-haunts-venezuelas-election/

Come la posizione sull’aggressione imperialista al Vietnam negli anni sessanta e la posizione sul golpe dell’estrema destra contro il presidente socialista Allende nei settanta, oggi a fare da spartiacque fra le forze che si battono a livello internazionale per l’emancipazione del genere umano e quelle che si battono per il suo asservimento è la posizione sul colpo di Stato ordito dalle potenze imperialiste per colpire il paese che più apertamente si è battuto, nell’ultimo ventennio, a livello internazionale contro il loro strapotere. Anche in questo caso occorre scegliere se stare con le forze che si battono per il progresso storico o schierarsi con le forze della reazione, a meno che non si scelga l’odiosa posizione dell’indifferenza rispetto ai grandi processi storici del nostro tempo.

Anche in questo caso le chiacchiere e i capziosi distinguo stanno a zero, da una parte abbiamo infatti uno dei pochissimi Stati in cui dopo la caduta dell’Urss la lotta di classe ha visto prevalere il blocco sociale subalterno, dall’altra l’esponente della estrema destra del paese appoggiato da tutte le potenze imperialiste e neocolonialiste più aggressive a livello internazionale, dagli Usa, alla Gran Bretagna, dalla Francia, alla Germania, dalla Spagna (ex potenza coloniale) a Israele, con il pieno appoggio di tutti i paesi governati dalla destra radicale, dalla Colombia fino al Brasile di Bolsonaro.

Il governo italiano prosegue nella sua politica di “rivoluzione passiva, al parlamento europeo Lega e Cinque stelle si astengono, Di Maio sostiene una linea equidistante fra le forze in campo, mentre Salvini si schiera apertamente con le forze golpiste, dando del delinquente al presidente del Venezuela. D’altra parte è proprio il governo italiano a impedire una chiara presa di posizione dell’Unione imperialista europea a favore della destra eversiva venezuelana. Mentre ancora una volta i socialisti europei e i governi da loro guidati, compresi Spagna, Portogallo e sostanzialmente la stessa Grecia si schierano dalla parte delle forze imperialiste, dimostrando ancora una volta di essere l’ala sinistra delle forze che si battono per l’imbarbarimento del genere umano e non più l’ala destra delle forze antimperialiste e anticapitaliste. Ora sarà interessante vedere non tanto la posizione del governo Tsipras – che anche sul piano internazionale ha assunto quasi sempre posizioni da ala sinistra dello schieramento imperialista – ma quella dei partiti della sinistra che con il loro appoggio esterno consentono ai socialisti di governare in Spagna e in Portogallo. Vedremo se dinanzi a una scelta così grave del governo socialista – per altro quello spagnolo da ex potenza coloniale all’avanguardia nel sostegno alle forze eversive – faranno buon viso a cattivo gioco, ossia criticheranno le scelte dei propri governi, ma continueranno a mantenerli in vita con il proprio supporto esterno o si decideranno a staccare la spina, riassumendo una posizione più coerente di opposizione al proprio Stato imperialista o subimperialista.

Gli ex comunisti ed ex socialisti italiani hanno invece fatto al solito una precisa scelta di campo schierandosi in prima fila con le forze golpiste, mostrando ancora una volta con le proprie decise critiche da destra al governo italiano di non rappresentate nemmeno più l’ala sinistra delle forze imperialiste, ma la loro ala di centro-destra. Non a caso, dopo non aver perso un’altra occasione per attaccare la Cgil, rea di non aver preso posizione a favore del colpo di Stato ordito dalle forze imperialiste, il PD non ha esitato a criticare per la propria infedeltà all’imperialismo internazionale uno dei governi italiani più di destra della nostra storia, tanto che il suo personaggio di maggior spicco è il leader riconosciuto della destra radicale. Così lo stesso capo dello Stato – sempre silente dinanzi alle misure gravissime del governo che hanno sdoganato razzismo e xenofobia e ora attentano ai principi fondamentali di uguaglianza della Costituzione con il loro disegno regionalista, vecchio cavallo di battaglia della Lega nord al solito sdoganato dagli ex comunisti – ora alza nuovamente la voce per colpire un governo che per poter rivendicare il suo sedicente sovranismo non è pronto ad allinearsi alla strategia golpista del capitale finanziario transnazionale. Del resto si pone, anche in questo caso, in totale continuità con il suo predecessore capace di attaccare da destra lo stesso governo Berlusconi in quanto, dopo aver appena firmato un trattato di amicizia con la Libia, non era in prima fila con le forze golpiste dell’imperialismo internazionale ancora una volta schierate al fianco delle forze del fondamentalismo islamico contro il governo libico.

Ancora una volta la “società civile” italiana, la “opinione pubblica” e i grandi mezzi di comunicazione, che la condizionano sensibilmente, si sono dimostrati pronti a criticare il governo italiano, per quanto si sia ulteriormente spostato a destra rispetto ai precedenti. Ecco così i grandi mezzi di informazione – a proposito di libertà d’informazione – tutti al solito compattamente schierati contro quella componente populista della maggioranza che tenta disperatamente di distinguersi dalla componente di destra radicale, che la sta sempre più apertamente vampirizzando.

Così, mentre in Venezuela occorre rovesciare il governo eletto secondo le norme della democrazia formale e liberale borghese, perché fra l’altro impedirebbe la libertà di stampa – sebbene lo sconosciuto rappresentante dell’opposizione venezuelana, dichiarato presidente dal capitale finanziario internazionale, fa continue dichiarazioni pubbliche fra una selva di microfoni, presto diffuse in tutto il mondo “civile” – in Italia i mezzi di comunicazione di massa esprimono all’unisono il (bi)pensiero unico dominante.

Ecco che uno dei rarissimi presidenti che cerca di difendere gli interessi delle masse popolari, diviene un dittatore che tiranneggia e affama il suo stesso popolo. Dall’altra parte uno sconosciuto alla stragrande maggioranza degli stessi venezuelani – che è ora a capo dell’opposizione solo in quanto ha accettato le pressioni dell’imperialismo statunitense ad autoproclamarsi presidente – sarebbe il vero rappresentante democratico del suo popolo.

Inoltre, ancora una volta, i nostri “liberi” mezzi di comunicazione di massa riconoscono all’unisono agli Stati Uniti il ruolo di più credibili esportatori della democrazia a livello internazionale. Senza ovviamente far trapelare che persino la CNN, celebre strumento dell’egemonia statunitense a livello internazionale, non ha potuto che denunciare l’ennesimo scandalo per cui le armi statunitensi fornite in enorme misura ai loro strettissimi alleati delle teocrazie dispotiche del Golfo – per devastare lo Yemen e reprimere la minoranza sciita – sono state ancora una volta girate dalle petro-monarchie del Golfo alle principali organizzazioni terroristiche e fondamentaliste internazionali, ovvero ai sostenitori yemeniti di Al Qaeda e dello stesso Stato islamico.

Non paga, la libera stampa italiana, instancabile nemica dei presidenti della Repubblica bolivariana del Venezuela – nonostante siano i più legittimati a governare sulla base della stessa “democrazia” formale borghese – hanno esaltato il viaggio fatto dal sovrano assoluto della teocrazia Vaticana in una delle più sfacciate tirannie teocratiche del Golfo. Ecco così che una delle forme più barbariche sopravvissute del primitivo dispotismo asiatico, viene trasfigurato dai nostri mass media in un paese all’avanguardia nella tolleranza e nel dialogo inter-religioso, nonostante sostenga e finanzi apertamente le componenti più fondamentaliste e intolleranti dell’Islam. Ecco che il monarca assoluto della teocrazia vaticana – nominato massimo esponente della sinistra internazionale da diversi esponenti di spicco della sedicente sinistra radicale italiana – si spertica nelle lodi della straordinaria pulizia trovata negli Emirati Arabi Uniti, dimenticando di ricordare che essa è il frutto del bestiale sfruttamento, a livello semi-schiavistico, di manodopera immigrata, ancora più discriminata quando di religione cristiana.

Al contempo, con la piena complicità della stampa sedicente comunista italiana, al sovrano assoluto della teocrazia vaticana è stata ancora una volta attribuita l’autorità di massimo sostenitore della pace a livello internazionale, sebbene abbia asserito di non aver nemmeno aperto la lettera inviatagli dal presidente Maduro – che lo pregava da fare da mediatore per arrivare a una soluzione pacifica – e abbia chiaramente affermato che potrebbe far da paciere solo se tale richiesta venisse al contempo dal leader dell’opposizione, che come sappiamo deve questa carica all’aver assicurato all’imperialismo statunitense che non avrebbe mai accettato un confronto pacifico e democratico con il presidente legittimamente eletto del Venezuela.

Naturalmente i grandi mezzi di comunicazione di massa si sono ben guardati da far conoscere chi sia realmente l’autoproclamato presidente del Venezuela, immediatamente riconosciuto dagli Stati Uniti e dalle altre potenze imperialiste e neocolonialiste. Solo in “Il manifesto” ho trovato traccia di una preziosa inchiesta giornalistica condotta da due autorevoli esponenti del giornalismo investigativo – ormai in via di estinzione nei paesi a capitalismo avanzato – gli statunitensi Max Blumenthal e Dan Cohen che hanno ricostruito la resistibile ascesa al potere di Juan Guaidó. L’attuale campione della “democrazia” occidentale non è altro che un giovane militante dell’estrema destra venezuelana, messosi in luce come esponente delle lotte della destra studentesca contro il governo bolivariano, a cui è stata offerta la possibilità di potersi formare con il primo grande interprete delle “rivoluzioni colorate”, ovvero con il famigerato gruppo Otpor. Il quale, dopo aver guidato la (contro)rivoluzione colorata per abbattere il governo socialista e antimperialista serbo, ha formato i principali esponenti delle (contro)rivoluzioni colorate negli ex paesi socialisti, a cominciare dalla Georgia e l’Ucraina e ora trasmettono il loro “sapere” ad aspiranti (contro)rivoluzionari di tutto il mondo. Grazie a queste credenziali Guaidó ha portato a termine la propria formazione nei “laboratori specializzati in cambio di regimi”, principalmente finanziati dal National Endowment for Democracy, nei fatti un’appendice della Cia.

A questo punto Guaidó è divenuto lo strumento della potentissima lobby anti-castrista statunitense, che attraverso il vice presidente degli Stati uniti gli ha dato l’autorizzazione a portare a compimento il piano al quale era stato destinato, ovvero autoproclamarsi presidente di un paese in cui quattro quinti della popolazione non lo aveva mai neppure sentito nominare. Al suo fianco, la potente lobby anticubana ha fatto nominare come incaricato statunitense per il Venezuela il famigerato E. Abrams, già tra i principali protagonisti della guerra sporca in centro-America per conto di Reagan e del conseguente sostegno alle principali dittature militari di estrema destra dell’America latina. Tra i principali implicati nello scandalo Iran-Contras – attraverso cui si finanziava la controrivoluzione in Nicaragua, la guerra fratricida fra Iraq e Iran e la diffusione della droga pesante per mettere al tappeto le rivolte dei ghetti – Abrams diviene tra i massimi ideatori dell’aggressione all’Iraq e della “guerra al terrore”. Abrams è stato inoltre protagonista anche del precedente golpe in Venezuela contro Chavez e, nonostante abbia cercato di impedire l’elezione dell’irrazionale Trump, è ora richiamato in servizio per portare a termine il suo sporco lavoro.

09/02/2019 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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L'Autore

Renato Caputo

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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