Approfondimenti teorici (Unigramsci)

Questa sezione del giornale è dedicata alla formazione teorica dei lavoratori e delle classi popolari e curata in collaborazione con le compagne e i compagni del collettivo della Università Popolare Antonio Gramsci (Unigramsci). Questa collaborazione nasce dalla volontà di approfondire i legami con una realtà molto impegnata nella “battaglia delle idee”, per formare una visione del mondo “altra”, diversa da quella delle classi dominanti. Non può esistere, infatti, una prassi rivoluzionaria in assenza di una teoria rivoluzionaria e questa non può che esser ricercata a partire dal pensiero critico di Marx, per sviluppare una visione autonoma del mondo, di classe, consapevoli che se i subalterni non hanno una propria visione necessariamente finiscono con l’adottare quella dominante. Questa collaborazione vorrebbe anche essere un elemento di stimolo per la formazione di quegli intellettuali organici di cui il futuro partito del proletariato avrà grande bisogno. Pertanto, in questa sezione pubblichiamo testi di approfondimento teorico, non necessariamente oggetto dei corsi universitari.

In questa nota sarà illustrato, in sintesi, quello che Engels chiama “uno dei principali meriti scientifici di Marx”: la formulazione della teoria dello sfruttamento del lavoro umano nel modo di produzione capitalistico.

La globalizzazione non ha affatto risolto, ma ha aggravato la questione sociale, con l’aumento della disoccupazione, l’incremento delle aree di povertà non solo nei paesi arretrati, ma anche in quelli maggiormente sviluppati, crescente individualismo e disgregazione sociale, che hanno portato a l’invecchiamento della popolazione, favorendo la diffusione delle droghe e, più in generale, del disagio sociale.

Gli sviluppi delle scienze sociali mostrano il loro stretto legame con le trasformazioni del capitalismo.

Come introduzione alla teoria economica di Marx se ne traccia Il percorso intellettuale e politico, il rapporto fra teoria e prassi e fra struttura e sovrastruttura, la dialettica di Hegel e il metodo dell'economia politica che sono alla base dei successivi scritti economici.

La scarsa sistematicità delle riflessioni di Brecht sull’arte rende difficile occuparsene senza aver individuato un punto di vista muovendo dal quale sia possibile reinterpretare, dare forma a questo magmatico materiale. Intendiamo, perciò, cercare di mostrare la ricchezza delle osservazioni di Brecht muovendo dall’analisi di una singola problematica: la crisi della rappresentazione artistica nella modernità.

I sofisti girano per la Grecia presentandosi come maestri di virtù, quale tecnica di comportamento politico e dell’arte dei discorsi, ovvero la retorica, facendosi pagare un compenso per il loro insegnamento.

L’ipocondria, questa incapacità di riconoscersi nel reale ovvero la saccenteria del dover essere, non corrisponde certo a uno spirito portato all’attivismo e all’innovazione nei confronti della realtà, ma ha come risultato principalmente l’immobilismo e l’impotenza politica.

L’altro grande classico, David Ricardo (1772-1823), rispetto ai due economisti precedenti, si trova di fronte a un capitalismo ancora più sviluppato. A differenza di Smith, non ha titoli accademici ma, quale uomo di affari, conosce a fondo le attività e i meccanismi economici della società.

La critica condotta da Hegel in questi anni al freddo intelletto raziocinante e calcolatore non è assimilabile a quella più tarda della scuola romantica, in quanto non comporta affatto un giudizio radicalmente negativo sull’illuminismo, la Rivoluzione francese o la modernità nel suo complesso.

La fine dell’equilibrio del terrore, che arginava i conflitti armati e impediva aggressioni troppo smaccate di stampo neocoloniale ai paesi del Terzo mondo, ha lasciato campo aperto alle guerre calde contro tutti quei governi e paesi ostili al nuovo ordine mondiale e alle esigenze del modo di produzione capitalistico di realizzare il proprio obiettivo: il mercato mondiale.

Prosegue la rassegna sulla storia e sullo stato attuale dell’economia politica. In questo articolo l’analisi del pensiero del “padre dell’economia politica”

Come si costituiscono le scienze sociali? La loro nascita costituisce un complesso processo di transizione legato anche alle grandi trasformazioni sociali che segnano l’avvio della modernità.

Inizia con questo articolo una rassegna sulla storia e sullo stato attuale dell’economia politica. Questa prima parte è dedicata ai fisiocratici e in particolar modo al Tableau économique di Quesnay.

In un mondo che, con la rinuncia a ogni sanzione sovratemporale e sovrumana del senso, ha finito per smarrire la sua stessa essenzialità, il carattere di obiettività con cui l’opera si oppone a questo smarrimento non può limitarsi a ratificare, pavidamente, l’incapacità dell’uomo a penetrare fino in fondo la realtà.

Le scienze sociali non sono un tutto omogeneo, anzi brillano per la loro eterogeneità.

Per la vastità di orizzonti delle sue indagini Democrito può essere posto accanto alle grandi sintesi di Platone e Aristotele, nei cui confronti rappresenta una radicale alternativa di mentalità, metodi e visione complessiva delle cose.

Hegel diviene progressivamente cosciente dello spessore dell’oggettività sociale, dalla quale non è possibile e non è lecito evadere, anche quando, anzi soprattutto quando si nutrono ambiziosi progetti di trasformazione del mondo; ogni volta che la coscienza pretende di atteggiarsi sovranamente rispetto all’essere sociale, questo finisce per avere la meglio.

Solo nella prospettiva della difesa del primato della concezione razionale della religione sulle sue declinazioni positive e della necessità di difendere il piano storico-fenomenico dal disprezzo con cui lo consideravano i sostenitori dell’ortodossia è possibile intendere l’interesse del giovane Hegel per la religione.

Il papa polacco e il crollo della democrazia popolare in Polonia; la sconfitta del tentativo di transizione al socialismo delle democrazie popolari; la caduta del muro di Berlino; l’annessione della Ddr; la casa comune europea; gli anni Novanta; la dissoluzione dell’Urss; i costi sociali della transizione al capitalismo

Sia sul piano strutturale dell’opera sia su quello gnoseologico della teoria, l’elemento del naïf e quello dialettico sembrano entrambi indicare nell’ultimo Brecht la direzione di un produttivo scetticismo verso ogni soluzione unilaterale del contrasto tra la componente classica e romantica dell’opera.

In controtendenza con la riduzione nel mondo greco del lavoro manuale a una pratica da schiavi, Anassagora sostiene che l’uomo sia il più intelligente degli animali grazie al possesso delle mani.

Secondo Losurdo, la filosofia di Hegel non solo non è imputabile di coscienzialismo, ma neanche di idealismo storico e lo dimostra mettendo a confronto la diversa spiegazione di Hegel rispetto ad autori come Alexis de Tocqueville e John Stuart Mill riguardo una tematica politica che si presenta tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento.

Il giovane Hegel traduce l’opposizione fra la religione razionale, fondata sulla ragion pratica, e la religione rivelata, che ha le sue origini in una teologia positiva, nella netta contrapposizione tra credenza soggettiva e oggettiva.

Tra Dante e Marx. Noterelle sull’azione storica

La rivolta dei giovani che non si riconoscono più nei valori borghesi dei genitori e si battono per la fine delle discriminazioni socio-economiche, razza e sesso, ispirandosi alla lotta degli oppressi in grado di piegare gli oppressori: la rivoluzione cubana, la guerriglia vietnamita e la rivoluzione culturale cinese.

Come era possibile sottomettersi all’esigenza di una trattazione epica imposta dai nuovi contenuti conservando, però, le caratteristiche fondamentali attribuite dalla tradizione al genere drammatico, ovvero la sua capacità di sintetizzare e di dare rappresentazione sensibile a quei contrasti ideali che caratterizzano e vivificano le relazioni interumane?

Contro il rifiuto aristocratico di riconoscere validità al nostro mondo, Empedocle si sforza di mostrarne, contro gli eleati, la razionalità. Al contempo Empedocle denunzia l’ingiustizia di questo mondo, ovvero del mondo esistente e auspica il ritorno a un’età di pace e armonia.

L’origine della dialettica e i suoi sviluppi scaturiscono dal confronto serrato con i contenuti storici e la contraddizione logica, che ne è l’anima, non è una costruzione arbitraria di Hegel, ma riflette il carattere contraddittorio della realtà storico-sociale, a cui egli si collega direttamente fin dagli anni giovanili.

Il giovane Hegel distingue nettamente la concezione morale della religione dalle altre, definite “utilitaristiche”, in quanto volte a conquistare il favore della divinità mediante pratiche esteriori. Del resto, egli rinviene l’origine stessa della religione nel sentimento morale dell’uomo, ovvero nel senso interiore del giusto e dell’ingiusto, nel sentimento che al torto debba seguire la punizione e all’agir bene la felicità.

In diversi casi il dominio da coloniale, militare e politico, è divenuto indiretto, neocoloniale ed economico, alla base dello scambio ineguale per cui i paesi africani forniscono materie prime, prodotti agricoli e forza lavoro a basso prezzo ai paesi imperialisti, in cambio di prodotti industriale e investimenti di capitali ad alto prezzo.

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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