Approfondimenti teorici (Unigramsci)
Questa sezione del giornale è dedicata alla formazione teorica dei lavoratori e delle classi popolari e curata in collaborazione con le compagne e i compagni del collettivo della Università Popolare Antonio Gramsci (Unigramsci). Questa collaborazione nasce dalla volontà di approfondire i legami con una realtà molto impegnata nella “battaglia delle idee”, per formare una visione del mondo “altra”, diversa da quella delle classi dominanti. Non può esistere, infatti, una prassi rivoluzionaria in assenza di una teoria rivoluzionaria e questa non può che esser ricercata a partire dal pensiero critico di Marx, per sviluppare una visione autonoma del mondo, di classe, consapevoli che se i subalterni non hanno una propria visione necessariamente finiscono con l’adottare quella dominante. Questa collaborazione vorrebbe anche essere un elemento di stimolo per la formazione di quegli intellettuali organici di cui il futuro partito del proletariato avrà grande bisogno. Pertanto, in questa sezione pubblichiamo testi di approfondimento teorico, non necessariamente oggetto dei corsi universitari.
Secondo i critici di Marx la fabbrica da lui studiata, e quindi la sua critica al capitalismo, è obsoleta in ragione dei cambiamenti avvenuti nel XX secolo. Tuttavia, nell’evoluzione della fabbrica capitalistica esiste un’invariante temporale.
La presenza di un’etica specifica nel marxismo è ricavabile dalla diversa concezione della società rispetto a quella propria del liberalismo
Ernesto Che Guevara propose un umanesimo marxista. Ma è coniugabile lo scopo conoscitivo del marxismo con dei principi etici?
Proseguiamo nell’esposizione dei momenti fondamentali della Scienza della logica di Hegel
Proseguiamo nell’esposizione della distruzione della ragione, ovvero della filosofia moderna e contemporanea, conservatrice e/o reazionaria, affrontando il pensiero di Schopenhauer
La critica di Brecht alla concezione formalista e “pura” dell’arte, improntata all’arte per l’arte, in una società divisa in cui gli oppressi non possono godere di una simile esperienza estetica quanto le classi dominanti