La filosofia dello spirito

Proseguendo nell’esposizione dei capisaldi del sistema hegeliano delle scienze filosofiche, affrontiamo la filosofia dello spirito soggettivo e i primi due momenti dello spirito oggettivo


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Link al video della lezione su argomenti analoghi tenuta per l’Università Popolare Antonio Gramsci

Segue da “Dalla logica del concetto alla filosofia della natura

La filosofia dello spirito

Nella filosofia dello spirito Georg Wilhelm Friedrich Hegel espone come l’individuo umano, mediante l’attività conoscitiva e pratica, si eleva all’universale. Se la natura è il dominio della necessità, lo spirito è il regno della libertà e, perciò, l’idea – che si era persa nelle molteplici determinazioni della natura – ora ritorna infine nel suo elemento spirituale, diviene così autoproduzione di sé.

Partizione

Vi sono tre tappe nello sviluppo dello spirito umano: in primo luogo l’uomo nella sua immediatezza; in secondo luogo il mondo della storia, in cui si sviluppano i suoi rapporti sociali e, infine, le forme superiori della cultura umana.

1. Nello spirito soggettivo, uno spirito ancora individuale, Hegel analizza l’uomo nel suo emergere dalla naturalità delle passioni.

2. Nello spirito oggettivo, sovra-individuale o sociale, Hegel analizza l’uomo che crea un mondo di relazioni non governato dalla necessità naturale, ma da convenzioni e da leggi da lui stesso formulate, che esprimono e rendono manifesta la sua libertà interiore.

3. Nel terzo e ultimo momento dello spirito assoluto, si supera la finitezza dei due momenti precedenti. Lo spirito, infine, conosce se stesso come l’assoluto in modo graduale, mediante il progressivo sviluppo delle forme superiori della cultura umana: l’arte, la religione e la filosofia. I gradi di detto sviluppo non sussistono più uno accanto all’altro, come avveniva nella natura con, ad esempio, il mondo vegetale e il mondo animale, ma sono ricompresi e risolti nel grado superiore, come l’individuo che non esiste al di fuori della società, ma si afferma e si pone per sé al suo interno. Siamo così finalmente entrati nella sfera dello spirito assoluto, così detto in quanto riconosce se stesso come anima e contenuto della realtà che è, perciò, razionale.

La filosofia dello spirito soggettivo

Nella filosofia dello spirito soggettivo Hegel delinea il percorso compiuto dall’individuo dall’emergere della sua coscienza dal mondo naturale, attraverso un percorso che va dalle forme più elementari della vita psichica, alle più elevate attività conoscitive e pratiche.

Partizione

Lo spirito soggettivo si suddivide e articola nel suo sviluppo in tre grandi momenti: l’antropologia, la fenomenologia e la psicologia.

1. L’antropologia

Nell’antropologia Hegel analizza l’elevarsi dell’anima dalla natura, a partire dalla fase aurorale della vita cosciente che rappresenta ancora una sorta di dormiveglia dello spirito. Protagonista di tale percorso è l’anima quale complesso di legami fra il mondo della natura e lo spirito.

1.1 L’anima naturale: infanzia, giovinezza, maturità e vecchiaia

Si muove dall’anima naturale, in cui Hegel analizza le funzioni vitali, le caratteristiche somatiche, le differenze di sesso e di età. Queste ultime sono: l’infanzia, in cui si produce un’armonia fra l’individuo e il mondo circostante; la giovinezza, in cui l’individuo con i suoi ideali e speranze entra in contrasto con il proprio ambiente; la maturità quale riconciliazione con l’ambiente mediante il riconoscimento della necessità oggettiva, sino all’abitudine che ottunde: caratteristica della vecchiaia.

1.2. L’anima senziente

Il secondo momento è rappresentato dall’anima senziente, in cui Hegel analizza il mondo dei sogni, i fenomeni della chiaroveggenza, i sensitivi e la follia.

1.3. L’anima reale

Il terzo momento è costituito dall’anima reale, quale dominio della corporeità che rispecchia l’anima reale nel portamento, nei gesti, negli atteggiamenti, nel carattere e nel temperamento che un individuo viene sviluppano.

2. La fenomenologia

Si passa poi alla fenomenologia, in cui Hegel analizza lo spirito nel suo rapporto con la realtà esterna. In questa sezione del sistema Hegel sintetizza per sommi capi le prime tre sezioni della Fenomenologica dello spirito, ossia la coscienza, l’autocoscienza e la ragione.

3. La psicologia

Infine, nella psicologia Hegel analizza lo spirito nella sue manifestazioni universali quali: il conoscere teoretico e l’attività pratica, mostrando che non c’è scissione fra intelligenza e volere.

3.1 Il conoscere

Questo primo momento è inteso da Hegel quale totalità di determinazioni – dall’intuizione, alla rappresentazione e al pensiero, mediante cui la ragione ritrova se stessa nel proprio contenuto, nel linguaggio.

3.2 L’attività pratica

Tale secondo momento è costituito da una unità di manifestazioni – che vanno dal il sentimento pratico, agli impulsi e alla felicità – mediante cui lo spirito soggettivo giunge infine in possesso di sé divenendo libero, determinandosi indipendentemente dalle condizioni accidentali che lo limitano dall’esterno. Vi è una tensione al dover essere, il cui appagamento nella felicità apre la strada alla volontà libera, che per realizzarsi quale spirito libero deve superare la dimensione individuale.

La filosofia dello spirito oggettivo

Pubblicazioni dell’opera

Per quanto riguarda la filosofia dello spirito oggettivo Hegel ci ha lasciato una trattazione sintetica nell’Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio e una trattazione estesa nei Lineamenti di filosofia del diritto, l’ultima grande opera pubblicata da Hegel, apparsa a Berlino nel 1821. Anche quest’opera è suddivisa da Hegel in paragrafi e annotazioni, volte a dispiegare il contenuto estremamente sintetico dei paragrafi.

Contenuto dell’opera

Nella filosofia dello spirito oggettivo Hegel espone la progressiva realizzazione della libertà dell’uomo come singolo individuo in un mondo antropizzato, prodotto dallo spirito dell’umanità. Il singolo individuo, in quanto spirito finito, realizza la propria libertà mediante le regole e i rapporti ideati dall’uomo nel corso nella sua storia che lo connettono ad altri spiriti finiti.

Temi dell’opera: non solo diritto, ma morale, etica e metafisica

Questa parte del sistema ha avuto una grande influenza storica e filosofica in quanto in essa Hegel si è occupato di problematiche più ampie del solo diritto, come la filosofia morale, le strutture socio-politiche dell’epoca, affrontando anche temi metafisici classici come il rapporto fra libertà e male. Per Hegel, infatti, la libertà del singolo si realizza nell’eticità, con il qual termine il filosofi intende non solo i costumi di un popolo storico, ma le istituzioni degli Stati moderni.

Critica all’utopismo

Hegel polemizza con le filosofie politiche utopiste che si sforzano di delineare regimi perfetti. Per Hegel si tratta, al contrario, di indagare la razionalità del reale. Lo Stato, infatti, ha una propria razionalità proprio in quanto incarna lo spirito oggettivo.

1. Il diritto (astratto o formale) e il suo cominciamento

La prima delle tre parti dei Lineamenti di filosofia del diritto è dedicata da Hegel al diritto astratto o formale, ovvero al diritto privato e in parte penale. Questa parte si apre riprendendo la trattazione dove l'aveva lasciata lo spirito soggettivo. Il volere libero è innanzitutto del singolo, quale esistenza esterna della libertà delle persone, come puri soggetti astratti di diritto come la persona giuridica del diritto romano. La libertà, tuttavia, per non restare astratta deve realizzarsi oggettivamente e lo fa innanzitutto nelle cose.

1.1 La presa di possesso

La volontà ha la sua prima e immediata manifestazione nella presa di possesso degli oggetti (come fa già il bambino con gli oggetti che gli sono cari), quale sfera esterna del libero volere. In seguito la volontà si realizza nel uso e nella trasformazione degli oggetti di cui l’individuo si è appropriato.

1.2 Proprietà e contratto

Per far sì che la presa di possesso e la trasformazione mediante il lavoro degli oggetti divenga proprietà (privata) è presupposto necessario il reciproco riconoscimento fra le persone come proprietarie, che si realizza nel contratto.

1.3L’illecito e il delitto; la pena; il passaggio alla morale

All’incontro positivo fra le volontà del contratto fa riscontro lo scontro fra di esse nell’illecito, in cui una lede il diritto di un’altra. Tale violazione, nella forma più grave di lesione della libertà altrui, diviene il delitto. Tale grave lesione esige necessariamente un risarcimento, come ripristino del diritto violato mediante la pena. La pena negando la negazione del diritto da parte del colpevole riafferma in modo potenziato il diritto. Grazie allo scontare la pena che, al di là delle apparenze, onora il colpevole considerandolo un essere razionale, il criminale può recuperare il proprio diritto di cittadinanza. Per non essere una mera vendetta il colpevole deve, però, potersi riconoscere nell’entità della pena, che deve, perciò, essere proporzionata al delitto. Ciò si realizza – superando la sfera del diritto, che concerne l’esteriorità legale – nel momento in cui la volontà particolare vuole l’universale: ecco allora sorgere la volontà morale, che sarà la protagonista della seconda parte dei Lineamenti della filosofia del diritto.

2. La moralità e la sua affermazione storica

La moralità è l’azione che sgorga dal proponimento di una volontà soggettiva. Il fondamento della moralità è: il singolo individuo è libero non solo nei confronti delle singole cose, ma in sé, in quanto uomo. Anche questo è un risultato storico: l’infinita libertà dell’individuo ha iniziato ad affermarsi soltanto con il cristianesimo e si è realizzata unicamente nell’età moderna. Nelle società antiche non vi era ancora riconosciuta la libertà soggettiva dell’uomo, in quanto individuo singolo, ma solo come cittadino, come parte del tutto. Attraverso la consapevolezza di tale libertà si è progressivamente costruito, nel corso della storia universale, un mondo a essa conforme.

I limiti della morale

Il fine dell’azione morale è il benessere, in quanto Hegel non crede, al contrario di Kant, che la morale debba essere in contrasto con la nostra aspirazione alla felicità. Quando l’intenzione dell’azione individuale e il fine del benessere si elevano all’universalità, la moralità ha come fine il bene come tale. Tuttavia nella moralità la libertà non esce ancora dai confini della soggettività, arrivando al massimo a una concezione astratta del bene e del dovere. Il bene morale è astratto in quanto non è per sé reale, ma lo può divenire solo a opera di una altrettanto astratta volontà soggettiva. Tale separazione fra soggetto e oggetto fa sì che il bene sul piano della morale è condannato a rimanere un mero dover-essere.

La critica alla moralità di Kant e Jacobi

Da ciò la contraddizione tipica della morale – in particolare kantiana e fichtiana – fra essere e dover-essere. Hegel critica la morale kantiana in quanto formale e astratta, priva di contenuti reali e incapace di realizzarsi nella realtà. Il soggettivismo astratto, che finisce per minare nel profondo la stessa morale, facendone un’impresa donchisciottesca, si ha con la morale del cuore, caratteristica della filosofia romantica di Jacobi, che fa consistere il bene nelle inclinazioni arbitrarie del soggetto. La coscienza morale soggettiva è, per altro, cattivo giudice delle proprie azioni, in quanto si ferma spesso alle buone intenzioni o all’ammirazione compiaciuta della purezza della propria anima bella. Sino all’ironia romantica che non prende sul serio nessuna realtà in quanto finita, facendo del singolo individuo il signore del bene e del male, tanto da fare della legge etica il trastullo del proprio sfrenato soggettivismo.

06/06/2020 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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L'Autore

Renato Caputo

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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