Hegel e l’ipocondria dell’impolitico

L’ipocondria, questa incapacità di riconoscersi nel reale ovvero la saccenteria del dover essere, non corrisponde certo a uno spirito portato all’attivismo e all’innovazione nei confronti della realtà, ma ha come risultato principalmente l’immobilismo e l’impotenza politica.


Hegel e l’ipocondria dell’impolitico

Come sottolinea Domenico Losurdo, secondo Georg Wilhelm Friedrich Hegel la tendenza a chiudersi nei propri ideali e quindi a evadere tutto ciò che è mondano è il sintomo “di quella sorta di malattia nazionale tedesca che è «l’ipocondria»", “malattia” diventata dominante nella Germania del tempo e che è sorta anche grazie alla filosofia kantiana “incapace di innalzarsi al di là della «semplice soggettività del pensiero» e come paralizzata dalla «paura dell’oggetto» (Angst vor dem Objekt)” [1].

L’ipocondria, questa “incapacità di riconoscersi nel reale ovvero la saccenteria del dover essere”, non corrisponde certo ad uno spirito portato all’attivismo e all’innovazione nei confronti della realtà, ma ha come risultato principalmente “l’immobilismo” e “l’impotenza politica” [2]. Hegel, invece, ha un atteggiamento completamente diverso rispetto alla maggior parte degli intellettuali del suo tempo, tutti più o meno malati dell’ “ipocondria”, tipica dell’impolitico, anzi, evidenzia Losurdo, egli “insegna un diverso approccio rispetto al mondo politico, sottolineando la necessità di comprenderlo e valutarlo non già a partire da rappresentazioni soggettive, ma dalle contraddizioni oggettive, abituandosi a valutare gli ideali e le proposte di trasformazione della società non già sulla base dell’eccellenza delle proprie intenzioni, ma sulla base della capacità di incidere in concreto sul reale” [3].

Del resto, ricorda Losurdo, è lo stesso Ernst Bloch che osserva che “a caratterizzare il presunto filosofo idealista è un «grandioso rovesciamento dell’ironia del soggetto in quella dell’oggetto» [...]. L’oggetto di cui si parla è l’oggetto sociale, è l’essere sociale” [4]. In tutto il pensiero di Hegel, infatti, e non solo nella Fenomenologia, è presente, sottolinea Losurdo, la critica alla coscienza “che privilegia e assolutizza il momento dell’intenzione e della sua purezza, quindi del soggetto, a tutto discapito del momento della realizzazione concreta, quindi dell’oggetto” [5].

L’ironia hegeliana dell’oggetto è, per Losurdo, non solo “fortemente apprezzata” da Karl Marx e Friedrich Engels, ma anche “assimilata in profondità”, e utilizzata dai due filosofi soprattutto per prendere in giro quelli che dopo che una rivoluzione è stata sconfitta “invece di impegnarsi nell’analisi delle contraddizioni oggettive, delle debolezze ideologiche e degli errori politici che hanno condotto a tale risultato, preferiscono fornire assicurazioni sulla bontà e purezza delle proprie intenzioni di contro alla generale volgarità e malvagità della realtà circostante e del corso del mondo” [6].

A tale proposito si potrebbe citare anche Lideologia tedesca, dove la critica di Marx ed Engels si rivolge principalmente verso i rappresentanti della Sinistra hegeliana i quali si ritraggono nelle loro speculazioni e smarriscono completamente il contatto con la realtà perché non si rendono conto che le idee non esistono per sé, ma sono il frutto delle relazioni materiali che intercorrono tra gli uomini. I giovani hegeliani sono così convinti che per combattere contro le “illusioni della coscienza” è sufficiente chiedere “agli uomini, come postulato morale, di sostituire alla loro coscienza attuale la coscienza umana, critica o egoistica, e di sbarazzarsi così dei loro impedimenti” [7], in questo modo, continua Marx, non combattono veramente contro il mondo, ma soltanto contro le “frasi del mondo” a cui oppongono altre frasi. “A nessuno di questi filosofi – continuano Marx ed Engels – è venuto in mente di ricercare il nesso esistente tra la filosofia tedesca e la realtà tedesca, il nesso tra la loro critica e il loro proprio ambiente materiale” [8]. È chiaro qui il rinvio da parte di Marx ed Engels all’essere sociale; del resto il materialismo storico è rivolto principalmente alla “comprensione dei conflitti sociali e dei processi storici”, quindi “esige in primo luogo l’analisi dell’essere sociale” [9].

La centralità dell’essere sociale è evidenziata, per esempio, nella famosa Prefazione a Per la critica dell’economia politica del 1859, dove Marx riassume in uno schizzo il corso dei suoi studi politico-economici. In queste poche pagine il filosofo tedesco spiega chiaramente i concetti chiave del materialismo storico sottolineando come “il modo di produzione della vita materiale è ciò che condiziona il processo sociale, politico e spirituale. Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma, al contrario, è il loro essere sociale che determina la loro coscienza” [10].

L’attenzione di Marx verso l’essere sociale spiega “il rimprovero di idealismo storico” [11] nei confronti di un pensatore come Ludwig Feuerbach, che pur si professa materialista. Tale critica è esplicitata ne L’ideologia tedesca, scritta con Engels – Losurdo ne riporta alcuni passi nel saggio sopra citato – , e anticipata dalle Tesi su Feuerbach.

Le undici Tesi, situandosi tra la stesura della Sacra Famiglia (1844) e L’ideologia tedesca (1845-46), rappresentano uno snodo fondamentale nello sviluppo del pensiero di Marx [12]. Con esse Marx prende le distanze dal materialismo di Feuerbach, senza peraltro rinunciare ad appropriarsene in modo originale.

La presenza di Feuerbach nelle opere successive, infatti, immunizza “Marx contro lo «spirito», ivi compreso lo «spirito» della sinistra hegeliana. In maniera causale-concreta, e quindi verace (basilare) Marx fa sì che il punto di vista acquisito del proletariato divenga umanistico” [13]. Anche ne L’ideologia tedesca, infatti, la critica a Feuerbach è ben distinta dalla “micidiale liquidazione dei cattivi epigoni di Hegel” [14], ovvero della Sinistra hegeliana. Ciò che non viene disperso, nel superamento del materialismo feuerbachiano, è dunque il suo contenuto umanistico, che viene inglobato nella concezione del materialismo storico, sebbene spogliato della sua astrattezza. Il merito di Feuerbach consiste nella critica che egli ha mosso all’inversione soggetto-predicato [15] da parte della filosofia speculativa, a causa della quale l’uomo concreto-sensibile diventa il mezzo e il veicolo della realizzazione dell’Idea e, quindi, Feuerbach “non soddisfatto dell’astratto pensiero” [16] rivendica la priorità della sensibilità nel rapporto gnoseologico soggetto-oggetto. Per Marx Feuerbach “di fronte ai materialisti puri ha certo il gran vantaggio di intendere come anche l’uomo sia «oggetto sensibile»” [17], ma il debito di Marx nei suoi confronti si limita a questo aspetto.

La concezione materialista della storia infatti “muove dai presupposti reali […]. I suoi presupposti sono gli uomini, non in qualche modo isolati e fissati fantasticamente, ma nel loro processo di sviluppo, reale ed empiricamente constatabile, sotto condizioni determinate” [18]. Il materialismo di Feuerbach, invece, limitandosi alla semplice intuizione del mondo sensibile “dice «l’uomo» anziché gli «uomini storici reali»” [19]. In effetti, a parere di Marx, Feuerbach considera il mondo esterno come un mero dato, non si accorge invece che l’oggetto è il prodotto dell’attività umana e che la natura non è qualcosa di immediato, ma è prodotto della mediazione del soggetto nel suo divenire storico.

Feuerbach invece astrae dalla storia, di conseguenza non conosce gli uomini reali “ma resta fermo all’astrazione «l’uomo», e riesce a riconoscere solo nella sensazione l’«uomo reale, individuale, in carne e ossa», il che significa che non conosce altri «rapporti umani» «dell’uomo con l’uomo» se non l’amore e l’amicizia, e per di più idealizzati” [20]. Feuerbach intende stabilire un legame tra gli uomini, che egli identifica nel sentimento dell’amore, quale istanza unificante che strappi gli individui dal loro isolamento; in questo modo il suo materialismo contemplativo e passivo sul piano teorico ed escludente la storia, si rovescia a livello pratico in idealismo astratto.

Come del resto nota Losurdo: “in Feuerbach costante è il rinvio alla natura, all’essere naturale, ma assente è l’essenziale, l’attenzione per l’essere sociale, per l’oggettività sociale. Proprio a causa di tale assenza, il soggetto è costituito sempre dall’«uomo» in generale e mai dagli «uomini storici reali» […], dagli uomini alle prese con condizioni materiali di vita storicamente determinate e collocati in rapporti sociali e in conflitti sociali anch’essi storicamente determinati” [21].

Quindi in Feuerbach manca l’attenzione per l’essere sociale, diversamente invece stanno le cose per Hegel, per il quale la storia e l’oggettività sociale assumono un ruolo centrale nella riflessione filosofica. Da questo punto di vista, Hegel è più avanzato di Feuerbach, in quanto vi si possono scorgere, come del resto aveva notato anche Lenin, “spunti di materialismo storico” [22]. L’oggetto del materialismo storico è infatti l’essere sociale, in quanto è la seconda natura dell’uomo “a costituire il campo di battaglia decisivo della lotta politico-ideologica; anche se poi occorre aggiungere che l’essere sociale è a sua volta condizionato dall’essere naturale” [23].

 

Note:

[1] Losurdo, Domenico, Ipocondria dell’impolitico. La critica di Hegel ieri e oggi, Milella, Lecce 2001, p. 134.

[2] Ivi, p. 136.

[3] Ivi, p. 148.

[4] Id., Hegel, Marx e l’ontologia dell’essere sociale, in «Critica Marxista», Settembre/ottobre, pp. 40-49, 2010, p. 43.

[5] Id., Ipocondria…, op. cit., p. 149.

[6] Id., Hegel, Marx…, op. cit., p. 44.

[7] Marx, Karl e Engels, Friedrich, L’ideologia tedesca [1846], Editori Riuniti, Roma 1972, p. 7.

[8] Ivi, p. 8.

[9] Losurdo, Domenico, Hegel, Marx…, op. cit., p. 43.

[10] Marx, Karl, Per la critica dell’economia politica [1859], Newton Compton Editori, Roma 1972, p. 31.

[11] Losurdo, Domenico, Hegel, Marx…, op. cit., p. 43.

[12] L’importanza delle Tesi su Feuerbach era stata sottolineata dallo stesso Engels, il quale, nella Prefazione del 1888 al suo Ludwig Feuerbach, a proposito del loro ritrovamento affermava: “sono appunti per un lavoro ulteriore, buttati giù in fretta, non destinati in nessun modo alla pubblicazione, ma d’un valore inestimabile come il primo documento in cui è deposto il germe geniale della nuova concezione del mondo” Marx, Karl e Engels, Friedrich, Opere scelte, a cura di L. Gruppi, Editori Riuniti, Roma, p. 1104, corsivo nostro.

[13] Bloch, Ernst, Karl Marx [1968], Il Mulino, Bologna 1972, p. 88.

[14] Ibidem.

[15] Feuerbach, nelle Tesi provvisorie del 1843, aveva affermato che la filosofia speculativa è la traduzione razionale dei principi della teologia; in ambedue infatti il soggetto reale, cioè l’uomo, è considerato predicato, mentre il soggetto è l’Idea, l’Assoluto, Dio, determinando così l’inversione soggetto-predicato. Per Feuerbach la filosofia hegeliana è “mistica razionale”; in essa c’è una frattura tra pensiero e intuizione sensibile, con la conseguente trasformazione “dell’empiria in speculazione”. Marx accoglie questa critica e aggiunge nella Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico del 1843 che l’empiria accolta acriticamente da Hegel, diventa il vero contenuto del pensiero con “l’inevitabile rovesciarsi della speculazione in empiria”.

[16] Tesi V, in Marx, Karl e Engels, Friedrich, Opere scelte, op. cit., p. 189.

[17] Id., L’ideologia…, op. cit., p. 13.

[18] Ivi, p. 14.

[19] Ivi, p. 15.

[20] Ivi, p. 18.

[21] Losurdo, Domenico, Hegel, Marx…, op. cit., p. 43.

[22] Ivi, p. 45.

[23] Ibidem.

04/03/2022 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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