A ulteriore dimostrazione che la democrazia formale sia accettata dalla classe dominante borghese solo come strumento egemonico, che gli consente di governare con il consenso dei subalterni, abbiamo oggi l’esemplare caso del Venezuela.
In questo paese, caso piuttosto raro, il governo eletto con il sistema democratico borghese non è al servizio del blocco sociale dominante e cerca di curare gli interessi anche del ceto medio e, più in generale, dei subalterni. Ed ecco che le potenze imperialiste e i loro subalterni alleati sono pronte a strapparsi i capelli, gridando all’unisono che la democrazia è stata violata. Il presidente democraticamente eletto viene così denunciato come un dittatore, un ostacolo al ristabilimento del corso abituale della democrazia borghese, mentre viene riconosciuto come presidente il capo dell’opposizione, membro di un partito della destra radicale, oligarchica e filo imperialista, che si è autoproclamato presidente.
Ora, come è evidente, un simile rovesciamento della stessa democrazia formale borghese può aver luogo solo in quanto ha dietro di sé l’ala più radicale dell’imperialismo statunitense che ha spinto i propri referenti in Venezuela prima a sottrarsi al confronto elettorale, in quanto rischiavano seriamente di perderlo, per poi gridare alla democrazia tradita e imporre un proprio uomo come presidente. A sua volta tale completo rovesciamento della democrazia, della realtà, della verità, ha forza – tanto da mettere in serio dubbio la stessa sopravvivenza del governo democraticamente eletto – solo perché le potenze imperialiste sono egemoni a livello internazionale sul piano delle sovrastrutture, controllano la quasi totalità dei mezzi di comunicazione di massa e, quindi, impongono la propria visione prospettica del mondo fondata unicamente sulla loro volontà di potenza.
Dunque, all’imperialismo appare assolutamente intollerabile che ci possa essere un governo, eletto secondo il meccanismo della democrazia formale, che possa essere e comportarsi in modo realmente democratico, nel senso di mettere il potere al servizio del demos, ovvero della masse popolare, di contro (dal momento che il termine crazia significa nel greco antico potere) alle oligarchie.
A rendere ancora più arduo ristabilire la realtà delle cose ci pensa l’ideologia dominante, dopo la proclamazione della fine delle ideologie a seguito dello smembramento dell’Unione sovietica, ovvero il postmodernismo. Ideologia che, come è noto, sostiene che non esiste una verità, una realtà, una oggettività, ma tutto è soggettivo, dipende dai punti di vista ed è evidente che in una tale prospettiva a prevalere non sarà il punto di vista più vero, reale, oggettivo, migliore, più progressivo, ma semplicemente il punto di vista del più forte. Ed essendo i rapporti di forza a livello internazionale, dopo lo smembramento dell’Urss, decisamente favorevoli alle potenze imperialiste è evidente che sono loro a stabilire cosa è vero, reale e democratico dal loro punto di vista, anche se si tratta, naturalmente, di una prospettiva oligarchica e, in quanto tale, antidemocratica.
Ecco quindi, un primo paradosso: sono le potenze imperialistiche, che stanno ordendo l’ennesimo colpo di Stato, a stabilire chi è democratico e chi non lo è. Ecco, quindi, che il presidente eletto che cerca di far valere le ragione delle classi popolari, ossia del demos, diviene un usurpatore della democrazia, mentre la patente di vero democratico è assegnata d’ufficio a un esponente dell’estrema destra, del tutto sconosciuto ed estraneo alle masse popolari, che fa gli interessi dell’oligarchia e delle potenze imperialiste che lo guidano a distanza.
In secondo luogo, siamo di fronte a una situazione ancora più assurda di quella precedentemente prodottasi quando il presidente più democraticamente eletto del mondo, Hugo Chavez, era stato rovesciato da un golpe militar-confindustrial-clericale, subito sostenuto dalle potenze imperialiste. Questa volta, non avendo le forze oligarchiche la base di massa necessaria a tentare un nuovo colpo di Stato, sono le potenze imperialiste stesse a organizzarlo, spingendo il leader del partito che più violentemente si era battuto contro la possibilità stessa di eleggere, secondo i principi della democrazia formale borghese, un capo del governo, ad autoproclamarsi presidente.
Per rendere reale tale astratta espressione della propria volontà soggettiva di potenza, ecco allora le potenze imperialiste implementare la pressione sulle forze armate venezuelane affinché si decidano a tradire il proprio presidente e a rendere effettivo un golpe voluto proprio dai paesi nemici giurati della propria patria. E visto che i tentativi di corrompere i vertici delle forze armate non hanno avuto l’effetto sperato, ecco che le potenze imperialiste sono passate alla minaccia di ritenerle a loro volta corresponsabili del mancato colpo di Stato, minacciando un’aggressione esterna del paese.
Inoltre, visto che secondo l’ideologia imposta come dominante dalle potenze imperialiste, non esiste una verità o una realtà oggettiva, ma solo punti di vista soggettivi più o meno forti, per rendere il proprio reale e oggettivo, le democrazie occidentali imperialiste hanno cominciato a derubare le riserve auree e gli asset petroliferi dell’azienda pubblica venezuelana PDVSA, utilizzando il maltolto per finanziare il leader dell’opposizione antidemocratica e golpista.
Anche in questo caso vediamo come gli ideali liberali, che fanno della proprietà privata un diritto naturale, inalienabile dell’uomo, un diritto umano, sono ritenuti validi dai loro stessi sostenitori solo quando si tratta della propria proprietà e mai quando si tratta di quella altrui. Come già successo in altri colpi di Stato, orditi dalle forze imperialiste, quando le opposizioni locali sono troppo impopolari per realizzare da sole un golpe, si mettono le mani sugli investimenti e i depositi dei paesi stranieri di cui si vuole prendere il controllo, rovesciando un governo non disposto a piegarsi e a porsi al servizio delle potenze imperialiste.
Molto significativo, al solito, l’attitudine assunta dall’Unione europea, considerata persino da consistenti forze sedicenti di sinistra un faro di civiltà, di democrazia e anche la principale forza in grado di opporsi allo strapotere del cattivo imperialismo statunitense. Lasciando da parte che la forza principale militare di quasi tutti i paesi dell’UE resta la Nato, da sempre e per statuto posta sotto il comando statunitense, anche in questo caso l’Unione europea non ha perso tempo ad allinearsi agli Stati Uniti. Anzi, ad allinearsi ai paesi imperialisti dominanti, nel polo imperialista europeo, ossia Francia e Germania, oltre all’ex potenza coloniale spagnola. Interessante anche il comportamento del governo di “sinistra” capeggiato da Sánchez, preso a modello da tutte le forze della sinistra riformista europea, che non ha nemmeno aspettato l’allineamento dei propri partner europei per schierarsi subito a favore del golpe antidemocratico e antisocialista in atto in Venezuela.
Ovviamente anche l’unico governo “democratico” in Medio Oriente, guidato dal principale esponente della destra radicale locale, il plurinquisito Benjamin Netanyahu, si è prontamente schierato a favore del colpo di stato oligarchico e antidemocratico, ordito dalle potenze straniere imperialiste. Al contrario, le forze costantemente accusate dalle democrazie imperialiste occidentali di essere terroriste, di far parte dell’asse del male, di essere Stati canaglia e dispotici – dalla resistenza antimperialista libanese, a quella palestinese, dall’Iran, alla Siria fino a Cuba – si sono prontamente schierate contro il colpo di Stato e a favore del presidente eletto del Venezuela. Lo stesso hanno fatto altre due potenze internazionali, costantemente attaccate dalle democrazie imperialiste occidentali in quanto antidemocratiche, come la Russia e la Repubblica popolare cinese, che si sono prontamente schierate con il governo legittimamente eletto, come del resto hanno fatto tutte le forze realmente di sinistra a livello internazionale, oltre a quasi tutti i paesi non allineati, a partire dagli africani da sempre oggetto della volontà di potenza dei paesi imperialisti.
Interessante anche la reazione del governo sovranista italiano del cambiamento – la cui principale forza quando era all’opposizione aveva preso posizione contro le aggressioni imperialiste al governo democratico venezuelano – che si è, ancora una volta senza colpo ferire, allineato alle decisioni prese senza nemmeno essere consultato dalle principali potenze imperialiste. Interessante anche la reazione della sedicente opposizione di centrosinistra del Partito democratico, che non ha trovato di meglio che aggredire la Cgil, ovvero il principale sindacato del paese che, nel suo congresso, aveva democraticamente votato una mozione di condanna (timida e piena di distinguo) dei tentativi di sovvertire con la violenza il governo venezuelano.
Altrettanto interessante è come le grandi democrazie imperialiste occidentali, ancora una volta pronte a difendere ogni violazione della democrazia nel mondo – ogni volta in cui, come ora in Venezuela, non ce ne è bisogno – continuano ad avere come principali partner strategici tutti i paesi più radicalmente antidemocratici del mondo, gli unici dove ancora sussiste la più primitiva e barbara forma di governo, ovvero il dispotismo teocratico.
Anzi, proprio nel momento in cui le democrazie imperialiste occidentali si preparano al ritiro dall’Afghanistan, dopo essersi accordati con gli ultra-fondamentalisti e ultra-antidemocratici talebani, pongono il veto a qualsiasi possibilità di soluzione pacifica della nuova guerra civile che stanno in ogni modo fomentando in Venezuela, osteggiando apertamente ogni tentativo di dialogo fra le opposizioni e il governo legittimamente eletto.
Infine, la spinta per una nuova guerra per esportare la democrazia in Venezuela va di pari passo con l’organizzazione di una nuova “guerra umanitaria” contro l’Iran, nonostante che questo paese abbia rispettato tutti gli accordi firmati con le democrazie imperialiste occidentali ai tempi del presidente Obama. Ora, invece, proprio per meglio difendere le petro-monarchie dispotiche e teocratiche del Golfo, non solo le appoggiano nella loro aggressione militare che sta devastando lo Yemen, ma preparano una nuova spaventosa aggressione all’unica potenza regionale che ne metta in discussione lo strapotere e l’oppressione delle minoranze religiose sciite, ovvero l’Iran.