Bilancio del 2024 e prospettive per il 2025

L’anno appena concluso dimostra, ancora una volta, come l’unica interpretazione realista del mondo sia quella marxista. Resta la contraddizione che proprio il marxismo, in quanto filosofia della prassi, richiede che non ci si limiti a interpretare meglio la realtà, in quanto si tratta di trasformarla radicalmente. Quest’ultima opzione richiede, necessariamente, di ripartire dalla fatidica questione della Rivoluzione in occidente.


Bilancio del 2024 e prospettive per il 2025

Il 2024 è stato caratterizzato, in primo luogo, dal genocidio del popolo palestinese e nella sua fase conclusiva dal rovinoso crollo della Siria, bastione dell’asse della resistenza. Da ciò si potrebbe concludere che l’imperialismo dominante occidentale, almeno nel decisivo scenario del vicino oriente, ha vinto. Dal momento, però, che non ci si può fermare alla superficie se si vuole provare a comprendere realmente la logica di sviluppo della storia ci è sembrato indispensabile sviluppare più a fondo il bilancio critico dell’anno appena concluso. Vedremo, così, che andando più a fondo nell’interpretazione, come il quadro diviene decisamente più complesso. Al punto che, come cercheremo di dimostrare nella prima parte di questo articolo, l’anno appena concluso pare confermare che la visione del mondo marxista resta, nonostante tutto, la sola in grado di interpretare in modo scientifico il mondo. Sviluppando ulteriormente l’analisi, emergerà come, di conseguenza, l’ideologia dominante sia divenuta, in realtà, sempre più distopica. Infine, si tratterà di fare i conti con il dato di fatto, apparentemente contro intuitivo, che la capacità di egemonia dell’imperialismo sarà realmente sconfitta solo quando tornerà a essere posta all’ordine del giorno la Rivoluzione in occidente.

Nel corso del 2024 la crisi di sovrapproduzione ha colpito in modo sempre più forte i paesi a capitalismo maturo, tanto che i rapporti di produzione dominanti si sono dimostrati sempre più un cappio che inesorabilmente tende a soffocare lo sviluppo delle forze produttive. Allo stesso modo, l’anno che si è concluso sembra ribadire come il solo modo per ritardare gli effetti devastanti della crisi nei paesi in cui il capitalismo è giunto nella fase putrescente resta l’imperialismo. Quest’ultimo non può che portare a guerre sempre più devastanti volte a difendere i capitali esportati, progressivamente, all’estero e a distruggere i capitali, le merci e la forza lavoro sovraprodotti, in primo luogo, dei propri nemici, avversari o competitori. Anche nei paesi in cui il capitalismo ha assunto la forma prevalente del capitalismo di Stato, che può essere considerata come fase intermedia fra modo di produzione capitalista e il socialista, la crisi ha gatto sempre più sentire i suoi effetti negativi. Il purtroppo ancora insoddisfacente impegno da parte dello Stato e del partito comunista cinese nella lotta di classe ha, purtroppo, ulteriormente dismostato che se non si implementa la transizione verso il socialismo, la crisi dell’accumulazione capitalista non può che aumentare. D’altra parte, però, il mondo non è ancora in recessione solo grazie ai paesi governati dai partiti comunisti come, in primis, proprio la Repubblica popolare cinese.

La minima crescita dei paesi a capitalismo avanzato, grazie alle politiche imperialiste, è – anche l’anno passato – stata sostanzialmente vanificata dalle distruzioni prodotte dalle guerre imperialiste. Inoltre si è ulteriormente confermato che se non ci sarà in tempi medio-brevi la transizione al socialismo, le guerre imperialiste, oltre a colpire con l’inflazione le classi dominate, a far aumentare le spese militari a detrimento delle spese sociali dello Stato, portano a implementare le armi di distruzione di massa che rischiano, sempre più, di portare l’umanità a una devastante guerra nucleare. Peraltro il 2024 ha ulteriormente confermato che in assenza di alternativa socialista la crisi e la guerra non possono che avvicinare sempre più il rischio di autoestinzione della specie, con la crescente, anche quest’anno, devastazione dell’ambiente. L’anno trascorso con il completo fallimento della Cop a Baku ha ulteriormente dimostrato che la classe dominante capitalista a livello internazionale non può che far progredire il conto alla rovescia verso l’estinzione della specie umana, mentre la pretesa che l’uomo o, più precisamente il capitalismo, possa distruggere la natura tendenzialmente illimitata resta un distopico delirio di onnipotenza.

Inoltre, come ampiamente previsto dall’analisi marxista, crisi e guerra prodotte dal capitalismo, in mancanza della unica alternativa progressista, il socialismo, non possono che portare, come si è visto ancora di più nel 2024, alla crisi e alla restrizione degli stessi spazi di democrazia formale borghese. L’unica reale alternativa al socialismo continua a essere la crescente comune rovina delle classi in lotta, che non può che favorire l’affermazione di forme sempre più aperte di bonapartismo regressivo, cioè di fascismo del ventunesimo secolo. Così il 2024 ha visto un ulteriore rafforzamento dell’estrema destra a livello planetario. In primo luogo con il ritorno al governo, questa volta ancora più forte del precedente, della destra del partito Repubblicano negli Stati uniti d’America che controllerà, oltre alle corte suprema, il governo, la camera e il senato. Senza contare che, a differenza della precedente affermazione, nel 2024 la destra radicale ha avuto la meglio anche dal punto di vista del voto popolare.

Anche in Europa prosegue la resistibile ascesa al potere dell’estrema destra, con il rafforzarsi quasi ovunque delle forze che mirano all’economia di guerra (imperialista) e a forme più o meno aperte di bonapartismo regressivo. Il nuovo governo della Commissione europea è ancora più guerrafondaio e pronto a ricercare accordi e a farsi sempre più egemonizzare dall’estrema destra, che peraltro si è decisamente rafforzata proprio nei paesi europei a capitalismo avanzato. Già maggioritaria nei governi in Italia e Ungheria, non a caso i paesi da cui storicamente è nato il fascismo, la destra estrema ha la maggioranza anche nel governo olandese. È divenuta il primo partito in paesi come la Francia e l’Austria, mentre in Germania è il secondo partito, in costante crescita, già maggioritario nella zona orientale. Senza contare che è ormai presente in pianta stabile nei governi della maggioranza dei paesi dell’Unione europea, persino in Svezia e Finlandia.

Estrema destra che resta dominante, nonostante tutti i disastri prodotti, anche in paesi come Israele, Argentina e Ucraina. Nei paesi arabi dominano sempre più di più le monarchie assolutiste oscurantiste del Golfo. L’estrema destra religiosa è in costante crescita nel mondo cristiano, dagli Stati uniti, all’Europa alla stessa America Latina, nel mondo islamico, in cui si è recentemente affermata persino in Siria e resta predominanti addirittura nel fronte della Resistenza antimperialista, per non parlare del mondo induista o ebraico. 

Se, dunque, dal punto di vista della capacità di interpretare il mondo nel 2024 il marxismo si è ulteriormente rafforzato, l’ideologia dominante si è, di conseguenza, ulteriormente indebolita. Anche in quest’ultimo anno, in particolare, l’appoggio sempre più deciso al genocidio del popolo palestinese ha fatto crescere a livello internazionale, soprattutto nei paesi non allineati, la critica all’imperialismo occidentale dominante, sia a livello popolare, che nei governi di diversi paesi. Così, nel corso del 2024, è cresciuta ulteriormente la capacità di attrazione dei Brics, tutti i paesi africani si sono liberati delle truppe di occupazione francesi, la dedollarizzazione e l’indebolimento dell’Euro son ulteriormente avanti. 

L’imperialismo dominante occidentale nel corso del 2024 è stato ancora più sconfitto nel suo tentativo di alimentare la guerra imperialista nello stesso continente europeo. Anche i piani dei paesi imperialisti dominanti di portare la guerra imperialista anche in Cina, Venezuela, Iran e Repubblica di Corea hanno subito una sostanziale battuta di arresto nel 2024. Praticamente tutti i governi dei paesi imperialisti dominanti sono entrati in crisi nel corso dell’anno scorso. Il governo statunitense è miseramente naufragato, anche a livello elettorale, come il governo tedesco, francese, coreano e dei conservatori inglesi. Anche il governo laburista inglese perde consensi, come il governo giapponese e persino l’esecutivo italiano, dove alla conclusione dell’anno per la prima volta anche sul piano elettorale il governo di destra è superato dal campo largo all’opposizione.

Nonostante, quindi, che le condizioni oggettive per la transizione al socialismo a livello internazionale siano ulteriormente migliorate anche nel 2024, paradossalmente, le condizioni soggettive non sembrano svilupparsi in modo significativo, a parte qualche rara eccezione come, in particolare, lo Sri Lanka. Quest’ultimo caso dimostra, in modo emblematico, come un partito comunista rivoluzionario possa passare in pochissimo tempo dal 3% dei consensi a conquistare la maggioranza assoluta da solo, senza alleanze o concessioni alle forze della sinistra borghese, ma esclusivamente conquistando l’egemonia all’interno della società civile.

D’altra parte le crescenti difficoltà della Cina e degli altri paesi guidati dai partiti comunisti, nei quali il 2024 conferma tutte le difficoltà a passare da una forma di capitalismo di Stato alla transizione al socialismo, non può che rendere ancora più determinante la questione della Rivoluzione in occidente. Solo nei paesi a capitalismo avanzato sarebbe, in effetti, possibile portare a termine la transizione al socialismo, sempre che i rapporti di forza a livello internazionale lo rendano possibile, mentre nei paesi arretrati, dove fino a ora ha avuto successo la rivoluzione socialista, mancano le decisive condizioni oggettive. Per cui tutti gli sforzi soggettivi che sono stati tentati nei paesi arretrati rischiano di essere vanificati senza la Rivoluzione in occidente.

Arriviamo così al nodo centrale che solo consentirà, a partire dal 2025, di modificare significativamente a favore del socialismo i rapporti di forza sul piano internazionale. Il problema è che nei paesi a capitalismo avanzato e, in particolare, in Italia solo una sparuta minoranza sembra porsi questo problema. Apparentemente, visti i rapporti di forza decisamente svantaggiosi, sembra sensato non porsi proprio il problema della rivoluzione in occidente. D’altra parte, Gramsci in carcere, in pieno regime totalitario fascista, con le forze di sinistra poste fuori legge, pone proprio al centro della sua riflessione della maturità tale questione. Mentre oggi pare più realistico battersi per un mondo multipolare, sostenere lo sforzo della Cina e, più in generale dei Brics di mettere progressivamente all’angolo il dominante imperialismo occidentale. Allo stesso modo appare più meno utopistico assumere una prospettiva resistenziale, di difesa del diritto internazionale, dell’Onu e della costituzione o di salvaguardia della propria organizzazione politica più o meno rivoluzionaria.

In realtà è utopistico non voler accettare che. Dinanzi alla crisi, all’imperialismo e alla guerra, vi sia realmente una alternativa al bonapartismo regressivo al di fuori di un significativo rilancio della transizione al socialismo. Prospettiva, quest’ultima, che risulta realmente utopista in mancanza di un sostanziale rilancio della questione della rivoluzione in occidente.

03/01/2025 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Renato Caputo

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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