Marche: opposizione o pubblicità?

Matteo Ricci, che rimane europarlamentare, nonostante non sia in Consiglio Regionale resta il capo dell’opposizione alla destra nelle Marche. Quali prospettive offre la coalizione di opposizione, considerando i forti contrasti presenti nel Pd?


Marche: opposizione o pubblicità?

Venerdì 31 ottobre la commissione di garanzia provinciale di Ancona del Partito Democratico aveva deliberato la cancellazione dall’anagrafe degli iscritti di Antonio Mastrovincenzo, recentemente rieletto consigliere regionale delle Marche nella “Lista civica Matteo Ricci Presidente”, ma i media hanno dato notizia che il Direttivo provinciale lo ha riammesso. Di certo è stata una decisione che in sé non è commentabile nel merito, in quanto è tutta interna al Pd ma fino ad un certo punto. Si tenga in considerazione che si sta parlando di un personaggio politico ben noto nelle Marche, almeno a coloro che risiedono stabilmente nella Regione. Quindi, al di là del peso politico che la notizia comunque ha avuto, la riammissione presenta e agita forti contrasti presenti nel Pd delle Marche. Tutta la questione si inserisce nel quadro politico complessivo delle Marche. Ha relazioni politiche, al di là delle opinioni, con la scelta, non si sa quanto personale, di Matteo Ricci, che è stato candidato alla Presidenza della Regione Marche alle elezioni regionali del 28 e 29 settembre. Da perdente, come è noto e diffuso dai media nazionali, ha rinunciato a entrare nel consiglio regionale delle Marche ed è quindi ancora europarlamentare, quale era prima delle elezioni regionali, ma non ha rinunciato però a essere, almeno per il momento, un riferimento politico delle opposizioni alla destra nelle Marche. Chiaramente non nel Consiglio Regionale ma, possiamo dire, sul territorio per i partiti e movimenti che facevano parte e ne fanno ancora parte della sua ex coalizione, che oggi si rappresenta come un movimento politico importante contro la destra, almeno nelle Marche.  

I risultati elettorali hanno determinato che il Pd nel Consiglio Regionale delle Marche avrà un ruolo di opposizione e, come hanno diffuso i media, di controllo. Il partito sarà anche concentrato sul rilancio di iniziative legislative regionali nell’interesse delle Marche, ma avrà anche il ruolo di supervisione dell'operato della Giunta, in linea con le funzioni previste dallo Statuto e dal Regolamento interno del Consiglio. Le dichiarazioni del Pd, come è stato dichiarato da Valeria Mancinelli, capogruppo del Pd in Consiglio, saranno di contestazione nonché di proposizione. Solleveranno, quindi, temi di interesse per il territorio e per i cittadini in relazione alla sanità, l'ambiente, il lavoro e lo sviluppo economico. Iniziative che saranno rivolte a monitorare l'azione della maggioranza. Ma come lo farà il Pd? Non sarà di certo possibile farlo stando esclusivamente in Consiglio Regionale. Le  funzioni del Pd nel Consiglio Regionale sono importanti in quanto su 30 consiglieri 11 sono dell’opposizione, di cui 6 del Pd, 1 di “Alleanza Verdi e Sinistra”, 1 del “Movimento Cinque Stelle” , 2 di “Lista civica Matteo Ricci Presidente”, e 1 di “Progetto Marche Vive”. Come si vede se in Consiglio ci sarà opposizione, il Pd dovrà avere per forza un ruolo centrale. Ma come lo svolgerà? Al momento non si ha alcuna sensazione negativa sul fatto che che non ci sarà opposizione, ma occorre che la si faccia anche fuori dal Consiglio e, quindi, sul territorio, nelle città e nei piccoli comuni. Questo non è scontato, perché il Pd in generale parla bene, ma poi, grazie ad un'abile gestione politica di una parte della sua classe dirigente, soprattutto nazionale, le tensioni di opposizione non si azzerano ma sfumano. Questo sfumare delle tensioni avviene grazie a una dialettica politica, molto dinamica e collaudata, che presenta sistemicamente vuoti di silenzio mobili a secondo delle occasioni. Ci si chiede: cosa farà il Pd in questi 5 anni di legislatura? Non è tanto chiaro cosa farà perché ha sì annunciato iniziative legislative, come la presentazione di proposte di legge, con l'obiettivo di introdurre oppure di modificare norme, ma ci si chiede se il quadro di riferimento sarà il programma elettorale per il quale si è richiesto il voto oppure se ci saranno altre opzioni imposte da quella parte del Pd nazionale che non fa opposizione alla destra. Una prova eloquente sono anche le dichiarazioni del sì al Referendum sulla controriforma della giustizia, che si dovrà svolgere nella primavera del 2026. Referendum a cui si dovrà votare no se si vuole che la magistratura resti davvero autonoma dal Governo, come prevede la Costituzione.

Un punto davvero delicato è il controllo sull'operato della Giunta, che i media hanno sintetizzato così: “Vigilare sull'azione della maggioranza di governo segnalando eventuali criticità e sollecitando risposte concrete alle problematiche del territorio”. Non è chiaro se saranno delle azioni visibili in diretta o se saranno ritmate da comunicati sui quali niente si potrà aggiungere in concreto. Insomma pare proprio che si stia delineando un oscuramento in arrivo. Il Pd dovrebbe svolgere un’azione di coinvolgimento, indicando soluzioni e presentando progetti concreti sia tramite atti di indirizzo che attraverso dibattiti e interpellanza in Consiglio.

Gli elettori e coloro che non sono andati a votare che ruolo avranno? Potranno leggere soltanto comunicati pubblicati dai giornali e ascoltare qualche dichiarazione trasmessa dalle televisioni? La partecipazione ai dibattiti pubblici è una teoria vecchia, sempre presente nelle Marche, che non ha quasi mai avuto pratica coerente, in quanto gli incontri pubblici del Pd in generale sono convegni quasi chiusi. Usualmente si svolgono con una relazione iniziale della durata di 35-40 minuti minimo alla quale seguono due o al massimo tre interventi liberi, che durano più o meno quanto la relazione. Poi con una faccia tosta, da parte di chi presiede la manifestazione, si dichiara: “adesso apriamo il dibattito, chi vuole intervenire ha tre minuti a disposizione”. Però bisogna mettere in conto che quando si interviene c’è sempre il solito gruppetto di attivisti del Pd, che parlano tra loro coprendo ad arte l’intervento che si sta facendo. La manifestazione finisce così, con il pubblico che esce in silenzio dalla sala. Funziona così in generale la democrazia del Pd nelle Marche e non è per caso che anche per questo non pochi cittadini non si interessano più di politica, se non di quella della destra, e comunque non vanno più a votare. Alle elezioni regionali delle Marche del 28 e 29 settembre l’affluenza alle urne è stata del 50,01% e cioè la metà degli aventi diritto ha rinunciato a fruire di un diritto costituzionale quale è quello del voto. 

Matteo Ricci ha ricevuto 286.209 voti, il 44,44% di quelli che sono andati a votare. Poco non è, ma si tenga in conto che “Progetto Marche Vive Matteo Ricci Presidente”, con l’1,92%, ha ricevuto 10.872 voti, “Progetto Civico Avanti Con Ricci”, con l’1,43%, 8.100 voti e “Pace Salute Lavoro”, con l’1,13%, 6.392 voti. Sono tre liste che complessivamente hanno totalizzato 25.364 voti e non hanno rappresentanza in Consiglio. Ora, ci si chiede questi cittadini che sono andati a votare e di fatto non hanno rappresentanza in Consiglio cosa dovranno fare nei prossimi cinque anni di legislatura della destra? Ecco che si pone il problema che l’opposizione deve essere dentro e fuori il Consiglio, diversamente ci saranno nuove ondate di qualunquismo a beneficio della destra.  

Il Pd come si coglie dai media parla di stimolare il confronto e la discussione sui temi di maggiore rilievo per le Marche ed è disponibile ad offrire il proprio contributo, ma chi ci crede? Si potrebbero organizzare incontri online con le nuove tecniche di comunicazione, ma non se ne parla mai. La campagna elettorale si è svolta soltanto in presenza ed è stata certo pubblicità per i candidati, ma ora è finita e la destra continua a governare. Una svolta è necessaria, diversamente si azzera la politica. L’obiettivo, se è quello di fare opposizione alla destra, è di avere progetti per una comunicazione politica efficiente per tutti. Il leaderismo, che ha contraddistinto il centrosinistra, che oggi non riesce a trasformarsi in Campo Largo, deve azzerarsi. I giovani di oggi non sono come quelli degli anni Novanta e sono cambiati anche gli anziani, i vecchi sono sempre più ininfluenti. La società è cambiata, se non si adegua la comunicazione politica si affermano sempre di più quelle tecniche dell’apparire. Tecniche che hanno la finalità di presentarsi e scomparire, lasciando che il nulla occupi la scena. Negli anni Novanta le Marche sono state un laboratorio liberista. Hanno prodotto ricchezza, ma per chi? Oggi ci sono problemi di alimentazione diffusa ed è forte l’odio verso la politica, che tanti vantaggi ha portato alla destra.         

07/11/2025 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Felice di Maro

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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