Il mese di febbraio 2023 ha visto un grande attivismo in politica estera della Repubblica Popolare Cinese, con Wang Yi, il più alto diplomatico cinese, in tour in diversi Paesi europei: Francia, Italia, Ungheria, Conferenza per la Sicurezza di Monaco, Mosca.
Il ministero degli Affari Esteri della RPC ha inoltre pubblicato nell’arco di pochi giorni tre documenti estremamente interessanti: L’Egemonia degli Stati Uniti ed i Pericoli Connessi (20/II/2023), il Documento Concettuale di Iniziativa per la Sicurezza Globale (21/II/2023), La Posizione della Cina sulla Risoluzione Politica della Crisi Ucraina (24/II/2023).
In questo articolo intendiamo concentrarci sul primo, lungo documento, eccone l’incipit: “Da quando dopo le due guerre mondiali e la guerra fredda sono diventati il Paese più potente del mondo, gli Stati Uniti hanno agito in modo sempre più sfrontato nell’interferire negli affari interni degli altri Paesi, nel perseguire, mantenere e sfruttare la loro egemonia, nel promuovere sovversione ed infiltrazione, oltre a provocare guerre sconsiderate, danneggiando così la comunità internazionale… Questo rapporto, basandosi su fatti rilevanti, mira a mettere in luce come gli Stati Uniti abusino della propria egemonia nei settori politici, militari, economici, finanziari, tecnologici e culturali e a sollecitare una maggiore attenzione internazionale sui pericoli che le pratiche statunitensi comportano per la pace e stabilità del mondo e per il benessere di tutti i popoli.”
La citazione è parte dell’introduzione, dopo la quale il rapporto si sviluppa in cinque parti analitiche – I. Egemonia politica; II. Egemonia militare; III. Egemonia economica; IV. Egemonia tecnologica; V. Egemonia culturale - e termina con una conclusione.
Ogni sezione è riccamente corredata di esempi di “fatti rilevanti”, difficilmente contestabili, che sono ampiamente noti alla maggioranza degli abitanti del pianeta – per intenderci quelli che secondo Josep Borrell, rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza della UE, vivono nella “giungla” e che hanno sperimentato sulla loro pelle gli effetti di colonialismo, imperialismo, razzismo. Forse quei “fatti rilevanti” su cui si basa il rapporto sono invece meno noti alla minoranza dorata occidentale che vive nel “giardino” borrelliano, più o meno beatamente immersa nell’illusione di poter contare, a differenza dei cinesi, su un sistema informativo libero da censure e condizionamenti economici e politici.
Vediamo allora i punti salienti del rapporto, che qui viene necessariamente riassunto; consigliamo però vivamente di leggerlo nella sua interezza cliccando qui per la versione integrale in italiano.
1. Egemonia politica – Spadroneggiare
I casi di interferenza degli Stati Uniti negli affari interni di altri Paesi non si contano. In nome della “promozione della democrazia”, gli Stati Uniti hanno praticato una nuova “dottrina Monroe” in America Latina, istigato le “rivoluzioni colorate” in Eurasia e orchestrato le “primavere arabe” in Asia occidentale e Nord Africa, portando caos e disastri in molti Paesi… L’anno 2003 segnò l’inizio di una successione di “rivoluzioni colorate”: la “rivoluzione delle rose” in Georgia, la “rivoluzione arancione” in Ucraina e la “rivoluzione dei tulipani” in Kirghizistan. Il Dipartimento di Stato USA ha ammesso apertamente di aver svolto un “ruolo centrale” in questi “cambiamenti di regime”.
Gli Stati Uniti hanno in diverse occasioni abbandonato trattati e organizzazioni internazionali, ponendosi al di sopra del diritto internazionale. Alcuni esempi: gli USA hanno lasciato l’UNESCO due volte, nel 1984 e nel 2017, quando lasciarono anche l’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. Nel 2018, annunciarono l’uscita dal Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani, nel 2019 si ritirarono dal trattato INF (forze nucleari a raggio intermedio), nel 2020 dal Trattato sui Cieli Aperti. Gli Stati Uniti hanno impedito la verifica internazionale delle attività dei Paesi relativi alle armi biologiche e hanno ripetutamente procrastinato la distruzione delle armi chimiche.
Mettendo insieme piccoli blocchi attraverso dei sistemi di alleanze quali i Cinque Occhi, il Quad e l’AUKUS, gli USA creano divisioni nella regione dell’Asia-Pacifico, attizzano scontri e minano la pace.
Gli Stati Uniti emettono arbitrariamente giudizi sulla democrazia in altri Paesi e fabbricano una falsa narrazione di “democrazia contro autoritarismo” per creare rivalità e scontri.
2. Egemonia militare – Uso arbitrario della forza
La storia degli Stati Uniti è caratterizzata dalla violenza e dall’espansionismo. Dalla conquista dell’indipendenza nel 1776, gli Stati Uniti hanno costantemente cercato l’espansione con la forza: hanno massacrato gli Indiani, invaso il Canada, condotto una guerra contro il Messico, istigato la guerra americana-spagnola e annesso le Hawaii. Dopo la seconda guerra mondiale, fra le guerre provocate o lanciate dagli Stati Uniti ricordiamo la guerra di Corea, la guerra del Vietnam, la guerra del Golfo, la guerra del Kosovo, la guerra in Afghanistan, la guerra in Iraq, la guerra libica e la guerra siriana. Recentemente il bilancio militare medio annuo degli Stati Uniti ha superato i 700 miliardi di dollari, che costituisce il 40% del totale del mondo, più dei 15 Paesi che li seguono in classifica messi insieme. Gli Stati Uniti hanno circa 800 basi militari all’estero, con 173.000 truppe dispiegate in 159 Paesi.
Come ha affermato l’ex presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter, gli Stati Uniti sono senza dubbio la nazione più guerrafondaia nella storia del mondo. Fra il 1776 e il 2019 gli USA hanno intrapreso quasi 400 interventi militari a livello globale, il 34% dei quali in America Latina e nei Caraibi, il 23% in Asia orientale e nel Pacifico, il 14% in Medio Oriente e Nord Africa e il 13% in Europa.
Hanno rovesciato governi democraticamente eletti in molti Paesi in via di sviluppo per sostituirli con regimi fantoccio filo-americani.
L’egemonia militare degli Stati Uniti ha provocato gravi tragedie umanitarie. Dal 2001, le guerre e le operazioni militari lanciate dagli USA in nome della lotta al terrorismo hanno causato oltre 900.000 morti, di cui circa 335.000 civili, milioni di feriti e decine di milioni di sfollati. La contabilità della guerra in Iraq del 2003 è di circa 200.000-250.000 morti civili, tra cui oltre 16.000 uccisi direttamente dai militari statunitensi e di più di un milione di senzatetto.
Gli Stati Uniti hanno creato 37 milioni di rifugiati in tutto il mondo. Dal 2012, il numero di rifugiati siriani da solo è aumentato di dieci volte.
La guerra in Afghanistan durata due decenni ha devastato il paese, distruggendo le basi di sviluppo economico e precipitando nella miseria il popolo afgano. Dopo la “debacle di Kabul” del 2021, gli Stati Uniti hanno annunciato di congelare circa 9,5 miliardi di dollari di beni appartenenti alla banca centrale afgana, che equivale a “puro saccheggio”.
Gli USA fanno tutto ciò che serve per derubare e schiavizzare i popoli di qualsiasi Paese dotato di risorse del sottosuolo.
Gli USA hanno inoltre fatto ricorso a metodi spaventosi in guerra. Durante la guerra di Corea, del Vietnam, del Golfo, del Kosovo, in Afghanistan e in Iraq, gli Stati Uniti hanno usato enormi quantità di armi chimiche e biologiche, nonché bombe a grappolo, bombe aero-combustibili, bombe a grafite e bombe a uranio impoverito, causando danni enormi alle strutture civili, innumerevoli vittime civili e permanenti inquinamenti ambientali.
3. Egemonia economica – Saccheggio e sfruttamento
Dopo la seconda guerra mondiale, con il sistema di Bretton Woods, il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale e il Piano Marshall, è stato creato il sistema monetario internazionale incentrato sul dollaro USA.
Già più di mezzo secolo fa è stato sottolineato che gli Stati Uniti hanno goduto di un privilegio esorbitante e di un deficit senza lacrime creati dal loro dollaro, che hanno usato quella valuta cartacea senza valore per saccheggiare le risorse e le fabbriche di altre nazioni e che costringono gli altri Paesi a servire la strategia politica ed economica americana.
Grazie al proprio controllo sulle organizzazioni economiche e finanziarie internazionali, gli Stati Uniti subordinano a ulteriori condizioni la loro assistenza a Paesi terzi. Al fine di facilitare l’afflusso del capitale e della speculazione degli USA, i Paesi beneficiari sono tenuti a portare avanti la liberalizzazione finanziaria e ad aprire i mercati finanziari in modo che le loro politiche economiche siano in linea con la strategia americana.
Gli Stati Uniti sopprimono intenzionalmente i propri avversari mediante coercizione economica, non risparmiando neppure i cosiddetti alleati, come dimostra ad esempio l’imposizione negli anni ’80 del Plaza Accord, che inflisse un duro colpo all’economia del Giappone, precipitandolo nella condizione che successivamente sarebbe stata chiamata dei “tre decenni perduti”.
L’egemonia economica e finanziaria americana è diventata un’arma geopolitica, esercitata prevalentemente attraverso l’imposizione di sanzioni unilaterali su Paesi, organizzazioni o individui specifici e una “giurisdizione ad ampio raggio”, con cui gli Stati Uniti sopprimono i concorrenti economici e interferiscono nelle normali attività internazionali. Dal 2000 al 2021 le sanzioni statunitensi contro le entità straniere sono aumentate del 933% ed i Paesi sanzionati sono una quarantina!
4. Egemonia tecnologica – Monopolio e soppressione
Gli Stati Uniti cercano di scoraggiare lo sviluppo scientifico, tecnologico ed economico degli altri Paesi con le armi del potere monopolistico, di misure di soppressione e di restrizioni tecnologiche nei settori ad alta tecnologia.
Negli anni ’80, per contenere lo sviluppo dell’industria dei semiconduttori giapponesi, gli Stati Uniti costrinsero il Giappone a firmare l’Accordo USA-Giappone sui semiconduttori, in conseguenza del quale le imprese di semiconduttori giapponesi vennero quasi completamente espulse dall’arena globale e la loro quota di mercato scese dal 50% al 10%. Nel frattempo, con il sostegno del governo degli Stati Uniti, un gran numero di imprese di semiconduttori statunitensi colse l’occasione per impadronirsi di una quota di mercato più ampia.
Gli Stati Uniti politicizzano e trasformano in senso offensivo le questioni tecnologiche, usandole come strumenti ideologici. Dilatando il concetto di sicurezza nazionale, gli USA hanno mobilitato il potere statale per sopprimere e sanzionare la società cinese Huawei, arrivando al punto di spingere il Canada a detenere ingiustamente per quasi tre anni la CFO di Huawei Meng Wanzhou.
Hanno fabbricato scuse per bloccare le imprese cinesi ad alta tecnologia con competitività globale e hanno sanzionato più di 1.000 imprese cinesi, soppresso le app di social media cinesi come Tiktok e WeChat e fatto pressioni sui Paesi Bassi e Giappone perché restringessero le esportazioni verso la Cina di chip e attrezzature o tecnologie correlate.
Gli Stati Uniti hanno anche praticato una politica di doppiopesismo verso gli esperti in tecnologia legati alla Cina, negando il visto a studiosi e studenti cinesi in visita negli USA e conducendo indagini pervasive sugli studiosi cinesi che lavorano negli Stati Uniti.
Gli Stati Uniti abusano della propria egemonia tecnologica eseguendo attacchi informatici e intercettazioni. Gli USA sono da molto tempo noti come un “impero di hacker”, colpevoli di dilaganti atti di furto informatico in tutto il mondo.
La sorveglianza degli Stati Uniti è indiscriminata. Tutti possono essere obiettivi della sua sorveglianza, che siano rivali o alleati, persino leader di Paesi alleati come l’ex cancelliere tedesco Angela Merkel e diversi presidenti francesi.
5. Egemonia culturale – Diffusione di false narrazioni
L’espansione globale della cultura americana è una parte importante della sua strategia verso l’esterno. Gli Stati Uniti hanno spesso usato strumenti culturali per rafforzare e mantenere la propria egemonia nel mondo. Gli USA incorporano valori americani nei loro prodotti, ad esempio i film. I valori e lo stile di vita americani sono prodotti strettamente connessi ai film e programmi TV, le pubblicazioni, i contenuti dei media e i programmi delle istituzioni culturali non profit finanziate dal governo.
Le vere armi dell’espansione culturale degli Stati Uniti sono Hollywood, The Image Design Factories di Madison Avenue e le linee di produzione della Mattel e della Coca-Cola.
L’egemonia culturale americana non si palesa soltanto in “interventi diretti”, ma anche nella “infiltrazione dei media”. I media occidentali dominati dagli Stati Uniti hanno un ruolo particolarmente importante nel modellare l’opinione pubblica globale a favore dell’intromissione degli USA negli affari interni degli altri Paesi.
Il governo degli Stati Uniti censura rigorosamente tutte le società di social media e ne richiede l’obbedienza. Il CEO di Twitter Elon Musk ha ammesso il 27 dicembre 2022 che tutte le piattaforme di social media lavorano con il governo degli Stati Uniti per censurare i contenuti, Google spesso fa scomparire delle intere pagine.
Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti manipola i social media. Nel dicembre 2022, Intercept, sito web investigativo indipendente statunitense, ha rivelato che nel luglio 2017 il Central Command USA aveva dato istruzioni al team di politica pubblica di Twitter di estendere la presenza di 52 account in lingua araba in un elenco fornito da lui, sei dei quali dovevano avere la priorità. Uno dei sei era dedicato a giustificare gli attacchi di droni statunitensi nello Yemen, sostenendo ad esempio che gli attacchi erano mirati e avevano ucciso solo terroristi, non civili.
Gli Stati Uniti praticano il doppiopesismo sulla libertà di stampa. Sopprimono brutalmente e mettono a tacere i media di altri Paesi con vari mezzi. USA ed Europa proibiscono nei propri paesi media russi come Russia Today e Sputnik. Piattaforme come Twitter, Facebook e YouTube limitano apertamente gli account ufficiali della Russia. Netflix, Apple e Google hanno rimosso i canali e le applicazioni russe dai loro servizi e app store.
Gli Stati Uniti abusano della loro egemonia culturale per istigare una “evoluzione pacifica” nei Paesi socialisti. Mettono in piedi media e compagnie culturali che prendono di mira i Paesi socialisti. Riversano sbalorditive quantità di fondi pubblici in reti radio e televisive per sostenere la propria infiltrazione ideologica e questi megafoni bombardano i Paesi socialisti in dozzine di lingue con una propaganda incendiaria giorno e notte.
Gli USA usano la disinformazione come una lancia per attaccare gli altri Paesi e vi hanno costruito intorno una catena industriale: ci sono gruppi e individui che inventano storie e le fanno circolare in tutto il mondo per fuorviare l’opinione pubblica con il sostegno di risorse finanziarie quasi illimitate.
Conclusione
“Mentre una giusta causa assicura al suo campione un grande supporto, una causa ingiusta condanna invece chi la propugna ad essere emarginato. Le pratiche di egemonia, dominio e bullismo che usano la forza per intimidire i deboli, che prendono agli altri con la forza e il sotterfugio e fanno giochi a somma zero stanno provocando gravi danni. Le tendenze storiche alla pace, lo sviluppo, la cooperazione ed al reciproco vantaggio sono inarrestabili…
I Paesi devono rispettarsi a vicenda e trattarsi da pari. I grandi Paesi dovrebbero comportarsi in modo consono al loro status ed assumere la guida nel perseguire un nuovo modello di relazioni fra Stati basato sul dialogo e sul partenariato, non sullo scontro o su sistemi di alleanze.
La Cina si oppone a tutte le forme di egemonismo e di politiche di potere e rifiuta l’interferenza negli affari interni degli altri Paesi…“
Spunti di riflessione
Il Consiglio Europeo per le Relazioni Estere (ECFR) è un think tank internazionale che conduce ricerche sulla politica estera e di sicurezza europea. Solidamente ancorato nel campo atlantico, ha un atteggiamento ostile nei confronti di Paesi come la Cina e la Russia, basta scorrere l’elenco dei finanziatori.
Tra la fine di dicembre 2022 e l’inizio di gennaio 2023 ha commissionato un sondaggio dell’opinione pubblica tra la popolazione adulta (dai 18 anni in su) in dieci Paesi europei (Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Polonia, Portogallo, Romania e Spagna) e in cinque Paesi extraeuropei (Cina, India, Turchia, Russia e Stati Uniti).
Il 22 febbraio scorso ha pubblicato sul proprio sito un documento di sintesi basato sui risultati del sondaggio dal titolo “United West, Divided from the Rest. Sondaggio d’opinione a livello globale a un anno dall’invasione russa dell’Ucraina”.
Sottotitolo: “Un nuovo sondaggio ECFR rivela una netta divisione tra Occidente e resto del mondo su Ucraina, democrazia e futuro ordine globale”.
Secondo Mark Leonard, coautore e Direttore di ECFR: “Il paradosso della guerra in Ucraina è che l’Occidente è tanto unito quanto ininfluente nel mondo”.
Ivan Krastev, coautore e Presidente del Center for Liberal Strategies: “Lo studio rivela che mentre la maggior parte degli europei e degli americani vive nel mondo pre-Guerra Fredda, caratterizzato dal confronto tra democrazia e autoritarismo, molti al di fuori dell’Occidente vivono in un mondo postcoloniale incentrato sull’idea della sovranità nazionale”.
Interessante dicotomia fra un Occidente che rappresenta appena il 13% scarso della popolazione del pianeta e il resto del mondo: da una parte ci siamo noi, bloccati nella logica della Guerra Fredda, che dividiamo il mondo fra democrazie e autocrazie, fra buoni e cattivi, dall’altra loro, che aspirano ad un mondo davvero postcoloniale in cui tutti i Paesi siano trattati con uguale rispetto.
Se tutti siamo in qualche misura consapevoli che il mondo unipolare degli ultimi decenni sta per finire, ovvero, come afferma quel documento di sintesi, che “l’ordine liberale guidato dagli Stati Uniti perderà il dominio globale nel prossimo decennio”, noi occidentali ci immaginiamo il mondo che verrà come bipolare secondo il vecchio schema della prima guerra fredda USA-contro-URSS, mentre la maggioranza nel mondo non soltanto auspica, ma concretamente già lavora per l’affermazione di un futuro genuinamente multipolare.
Siamo davvero sicuri di trovarci dalla parte giusta della storia?