Lotte di classe in Francia: e noi?

Nel giorno dello sciopero generale in Francia, un'iniziativa con i Clash City Workers e il gruppo Révolution.


Lotte di classe in Francia: e noi?

Nel giorno dello sciopero generale in Francia, un'iniziativa con i Clash City Workers e il gruppo Révolution per ragionare insieme su cosa succede a Parigi e come farlo succedere anche a Roma.

di Redazione

14 giugno, in Francia oltre un milione di persone in piazza a Parigi contro la Loi Travail. In Italia, decine di iniziative di solidarietà. Tra queste la serata Lotte di classe in Francia: e noi? che si è svolta al Circolo ARCI Radio AUT di Pavia. La serata è stata introdotta da un intervento in diretta da Parigi di Pierre Ginon, insegnante iscritto al sindacato CGT e militante del gruppo Révolution. Ginon ha ricordato che il sindacato confederale francese non è approdato immediatamente alla lotta. Il primo sciopero di protesta contro la riforma del lavoro era stato indetto per il 31 marzo con un atteggiamento piuttosto rituale. A fare la differenza è stato, secondo Ginon, l’intervento del movimento Nuit Debout. Nelle piazze si sono confrontati studenti, lavoratori della conoscenza e, con alcune difficoltà, operai. Il confronto ha prodotto un movimento anticapitalista che ha influenzato la base della CGT, che ha a sua volta influenzato la dirigenza. Il Segretario della CGT Martinez e gli altri dirigenti hanno cominciato a passare dalle parole ai fatti convocando scioperi generali (chiamati in maniera eufemistica “giornate d’azione”) e iniziative di lotta. La parola d’ordine del movimento è diventata “contro la Loi Travail e il suo mondo”, a indicare che non ci si limita alla critica di una legge ma si va verso la critica del sistema capitalista.

Il pericolo maggiore, secondo Ginon, è che ora a sostenere la lotta restino solo le categorie che l’hanno portata sulle loro spalle da marzo a oggi, che il governo cerchi un accordo categoria per categoria e che, infine, il sindacato venga meno al confronto con la sua base per tornare ai normali tavoli di trattativa.

Dopo anni di sconfitte (l’ultima grande vittoria operaia in Francia è stata quella del 2006 contro il contratto di primo impiego) sarebbe vitale strappare una vittoria sulla Loi Travail ma, per Ginon, se anche si arrivasse a una sconfitta, il movimento operaio in Francia da questa esperienza ha imparato due lezioni. La prima è una messa in discussione radicale del metodo sindacale, la seconda è che a livello politico ci si rende conto della necessità della rottura con la gestione del potere dei socialdemocratici. Pur tra molte contraddizioni, entrambe queste lezioni tornano a porre la questione della presa del potere da parte della classe lavoratrice, cosa di cui si rendono conto anche i padroni quando dicono, inorriditi, che “la Francia non può essere governata dal sindacato!”

È poi intervenuto Didierre Contadini del collettivo dei Clash City Workers, discutendo come mai l’opposizione che si vede in Francia non si è vista in Italia per il Jobs Act. Il paradosso apparente è che la Francia ha un tasso di sindacalizzazione molto più basso dell’Italia (circa 700mila iscritti alla CGT contro i 6 milioni in CGIL) ma il doppio di ore di sciopero. Per Contadini il problema è il coinvolgimento del sindacato confederale nella concertazione che porta le dirigenze sindacali a essere parte del processo legislativo. Non bisogna però abbattersi e pensare che ci sia un destino avverso o una superiorità dei francesi; bisogna ricordare che per arrivare a questo punto in Italia ci sono voluti 15 anni di controriforme con una forte opposizione operaia, bisogna ricordare che in alcune fabbriche sono state fatte lotte che impediscono l’applicazione del Jobs Act di Renzi e che, nonostante la passività dei sindacati confederali, ci sono casi importanti di vittorie ottenute dal sindacato di base e conflittuale.

Venendo alla Francia, Contadini individua come elemento focale la centralità che ha assunto il lavoro dipendente, anche negli ambienti di movimenti studenteschi e di lavoratori della conoscenza, tanto che quella che si vede in Francia ora sembra una vera alleanza tra operai e studenti. L’altro punto di forza individuato è l’internazionalizzazione. In un paese come l’Italia si sono svolte decine di iniziative di solidarietà nel giorno dello sciopero generale, mentre in Belgio i sindacati scioperano contro una riforma del lavoro simile e con le stesse parole d’ordine dei “cugini” francesi.

Durante il dibattito col pubblico, formato da attivisti politici e sindacali, si è discusso di come sia diverso il profilo dei dirigenti sindacali francesi (di certo da non santificare, ma più avanzati che in Italia) ma anche di come i movimenti italiani si siano a volte posti di traverso al dialogo con le organizzazioni dei lavoratori. Inoltre si è discusso di come la destra del Front National sia messa in difficoltà dalla lotta di classe. Inizialmente la Le Pen si era opposta alla riforma del lavoro, ma quando il profilo della lotta si è alzato, la destra è tornata al suo cavallo di battaglia: attaccare in maniera forsennata il sindacato e, in particolare, la CGT.

La lotta in Francia ha bisogno di momenti di solidarietà, sia in piazza sia in situazioni come quella organizzata da Radio Aut. E ne ha bisogno anche la lotta in Italia.

18/06/2016 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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