La debacle salariale e il rincaro tariffe

La guerra sta acuendo i problemi irrisolti e le ricette della concertazione sono ormai la classica foglia di fico.


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 Un anno fa, prima che esplodesse il conflitto in Ucraina, l'aumento delle tariffe destava già grande preoccupazione anche nei sindacati rappresentativi. A tal riguardo citiamo un passo significativo di una intervista rilasciata dal segretario Luigi Sbarra:

È inaccettabile la previsione di un aumento delle tariffe del 40% annunciata con preoccupazione dal Ministro Cingolani. Un’impennata che andrebbe ad aggiungersi all’incremento del 20% del trimestre passato determinando una stangata insostenibile per le famiglie, già duramente colpite dalle conseguenze del Covid, ma anche per la competitività delle imprese e per tutto il sistema paese”.

Analoghe dichiarazioni possiamo trovarle sul web, ad esempio, nel Febbraio 2022, il segretario Cgil Landini polemizzava con il Presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, criticando la proposta padronale di indirizzare gran parte degli aumenti contrattuali al secondo livello di contrattazione.

Se queste sono le premesse non possiamo che ricordare alcuni fatti incontrovertibili:

- negli ultimi 25 anni i salari italiani sono risultati in costante decrescita (come del resto ampi settori della nostra economia) al contrario di quanto avvenuto in tutti gli altri paesi dell'Unione Europea (Ue).

- il codice Ipca (Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato, elaborato a livello europeo e che esclude i rincari dei prodotti energetici!), con cui si calcolano gli aumenti contrattuali, si è dimostrato inadeguato a recuperare potere di acquisto perché l'aumento dei prezzi non teneva conto delle tariffe e la austerità salariale resta il faro guida imposto dall'Ue ai paesi aderenti.

- il rinvio al secondo livello di contrattazione, una proposta storica tanto della Cisl quanto di Confindustria, ha finito con l'indebolire il contratto nazionale scambiando parti di salario con aumento della produttività e del plusvalore: alla fine si lavora di più e si guadagna meno.

Per mesi Cgil, Cisl e Uil si sono crogiolati nell'illusione di potere concludere una grande intesa con il Governo Draghi per rilanciare l'occupazione, limitare il ricorso ai contratti precari, aumentare di pochi euro le retribuzioni. Ma questa intesa non è arrivata perché tanto l'Esecutivo quando le associazioni datoriali non avevano alcun interesse a stipulare un accordo che in sostanza non avrebbe portato loro alcun beneficio.

Cgil, Cisl e Uil hanno pensato che la salvaguardia del Governo Draghi rappresentasse una garanzia per i salariati e non una sorta di gabbia concertativa che avrebbe indebolito il potere di acquisto e di contrattazione, come poi avvenuto. La pace sindacale non ha di certo impedito la caduta del Governo e in questi mesi non ha prodotto i risultati sperati, quali l'abbassamento dell'età pensionabile, la pur parziale revisione del codice Ipca, gli investimenti in sanità, tanto che oggi stanno diventando di difficile raggiungimento perfino le prestazioni del Pronto soccorso. Intanto alcune Regioni lavorano a nuove e onerose tariffe per le prestazioni sanitarie, tariffe destinate ad aumentare con l'avvento dell'autonomia differenziata.

L'arrivo della guerra e delle sanzioni a carico della Russia determinerà le tre nuove rivoluzioni passive ossia tecnocrazia, transizioni digitale e transizione climatica per rinnovare le gerarchie conservando i rapporti sociali ed economici dominanti.

Le mancate forniture di gas dalla Russia determinano la necessità di acquistare gas liquido, e da qui la necessità di costruire in fretta e furia, senza alcun studio sull'impatto ambientale e sulla sicurezza, dei rigassificatori a ridosso dei porti e dei centri abitati. Il gas liquido costa 5 volte tanto quello fino ad oggi proveniente dalla Russia. Si parla di ridurre le temperature nei luoghi pubblici e di razionare l'energia, mentre gli aumenti dei costi saranno di sicuro non inferiori al 50/60 per cento.

Il rincaro delle tariffe (arriveranno anche quelle dell'acqua vista la fatiscenza di buona parte della rete idrica che necessiterebbe di ben altri investimenti di quelli elargiti dal Pnrr) sarà generale e riguarderà anche le tasse locali determinando un'ulteriore perdita del potere d'acquisto dei salari che vengono aumentati di pochi euro e sovente con alchimie che rinviano al welfare aziendale e alla contrattazione di secondo livello.

L'autunno sarà freddo, visto che le scorte energetiche potrebbero essere del tutto insufficienti, mentre i nostri salari, anche senza il rincaro delle tariffe, hanno perso potere di acquisto da troppi anni.

Le ricette sindacali si sono dimostrate inadeguate a fronteggiare questa tendenza decennale alla contrazione salariale e del welfare. Il dibattito politico in vista delle elezioni del 25 Settembre ignora questi problemi. Se non lo facesse dovrebbe assumere posizioni in aperto contrasto ai desiderata della tecnocrazia dell'Ue e oggi quasi tutti gli schieramenti, almeno i principali, fanno a gara per presentarsi come interlocutori credibili con detta tecnocrazia.

Se poi aggiungiamo l'assenza di sovranità economica e finanziaria, il futuro immediato presenta incognite e problematiche così grandi da non potere essere affrontate nella canonica ricerca di qualche accordo concertativo ma solo rompendo la gabbia dei dettami di Maastricht.

27/08/2022 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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L'Autore

Federico Giusti

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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