Il ponte infinito

Luglio è passato e i lavori per il ponte sullo Stretto di Messina non sono iniziati. Intanto il governo Meloni ha pensato di introdurre modifiche al progetto esecutivo dell’opera, che potrà essere realizzata anche per lotti successivi e senza alcun limite di spesa, ma a “risorse disponibili”. Avremo allora un ponte infinito?


Il ponte infinito

Il ponte infinito. Potrebbe essere questo il destino che toccherebbe al ponte che il Governo di destra pensava di realizzare già a partire dallo scorso mese di luglio sullo Stretto di Messina, dopo le ultime modifiche normative volute dal ministro delle infrastrutture Matteo Salvini [1], che permetteranno di realizzare l’opera anche a stralci e stati di avanzamento successivi, senza neppure sapere a priori, come del resto è buona prassi e norma per le opere pubbliche, il costo finale della stessa. Il Governo ha infatti pensato che il ponte non dovrà avere un limite di costo predeterminato (fino allo scorso anno la spesa prevista era di 14,5 miliardi di euro, mica bruscolini), sostituendolo con la formula “risorse disponibili a legislazione vigente”. Che significa? Significa che ogni anno che passa dalla posa della prima pietra (prevista già a luglio, ma slittata a data da destinarsi…) fino al passaggio della prima vettura sul ponte i costi per la sua realizzazione potranno essere rivisti e modificati più volte, man mano che si procederà con la sua costruzione, senza alcun limite massimo. Questi costi verranno solo verificati di volta in volta da esperti nominati dallo stesso Salvini, senza neppure passare per il Cipess, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile, la Corte dei conti, le competenti commissioni parlamentari e gli altri organismi pubblici di controllo. Ma l’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione, ha chiesto di non farlo, invitando il Governo a ritornare sui suoi passi e fissare un limite di spesa chiaro per la realizzazione del ponte, altrimenti si sarà messo in piedi un meccanismo pericolosissimo per la tenuta dei conti pubblici, sui quali saranno addossati tutti i rischi di possibili aumenti dei costi dell’opera, senza contare poi che le norme europee sui pubblici appalti impongono di indire una nuova gara se i costi superano del 50% quelli inizialmente previsti. E qui, per il ponte sullo Stretto, si è già passati dai 3,8 miliardi della gara del 2005 ai 14,5 di oggi. Ma finora il Governo Meloni ha ignorato l’appello, andando avanti per la sua strada, facendo pure altro e pensando di spezzettare l’opera in più “fasi costruttive”, una scelta che renderà difficile avere a priori un quadro complessivo dell’effettiva realizzabilità dell’opera e dei relativi costi, con il rischio delle varianti infinite e delle continue revisioni dei prezzi. È un meccanismo che conosciamo tutti bene, perché purtroppo accaduto già con altre opere pubbliche, spesso rimaste incompiute, vere cattedrali nel deserto. Si parte con i lavori di un’opera con una sola data certa, quella di inizio, e costi approssimativi, tanto poi si vedrà. In mezzo un cantiere infinito, con terreni espropriati, famiglie cacciate via dalle loro case, danni ambientali incalcolabili, costi pubblici spropositati. Alla fine sarà rimasto solo un bene inutile, costato tanto e che ha permesso l’arricchimento di imprenditori, politici, mafiosi, lobbisti, ai danni dei cittadini e delle casse pubbliche. Peraltro, il progetto esecutivo del ponte siculo-calabro non c’è ancora e la società Stretto di Messina ha dovuto pure chiedere quattro mesi di proroga rispetto alla data iniziale prevista per l’avvio dei lavori, per rispondere alle numerose osservazioni del Ministero dell’ambiente; inoltre, per come è progettata l’opera essa non consentirebbe il transito a tutte le imbarcazioni, anche perché le più recenti navi da crociera o portacontainers sono alte ormai quasi 70 metri. 

Le prime idee sulla costruzione di un ponte sullo Stretto di Messina, per rendere più agevole il passaggio tra le due sponde, risalgono indietro nei secoli, senza mai giungere però a qualcosa di concreto e fattibile. Solo nel 1840 Ferdinando II, re delle due Sicilie, cercò di fare sul serio, commissionando un progetto per la costruzione di un ponte, che fu subito abbandonato a causa dei costi eccessivi. Fatta l’Italia unita, nel 1866 l’allora ministro dei lavori pubblici Stefano Jacini rispolverò l’idea, commissionando un altro progetto rimasto anch’esso nel cassetto, sempre per i suoi alti costi di realizzazione. Si andò comunque avanti negli anni con la fissa del collegamento stabile tra le due coste, finché il terribile terremoto del 1908, che rase al suolo case e palazzi e uccise centinaia di persone in Sicilia e Calabria, convinse tutti ad abbandonare l’idea di collegare stabilmente le due parti della Penisola a causa dell’alta sismicità dell’area, finché nel 1955 la Regione Siciliana commissionò uno nuovo studio sulla fattibilità di un ponte tra l’isola e il Continente, cui seguì la nascita del Gruppo Ponte Messina Spa, costituito da diverse aziende italiane, e un concorso internazionale di idee, che produsse decine di progetti provenienti da ogni parte del mondo, con le soluzioni più ardite possibili. Nel 1981 nacque quindi la concessionaria Stretto di Messina Spa, che promosse il progetto di un ponte a campata unica, quindi senza piloni intermedi immersi nelle acque dello Stretto, progetto approvato dal governo Berlusconi nel 1994, ma bloccato dal successivo governo Prodi, anche per le indagini legate a possibili infiltrazioni mafiose nell’esecuzione dei lavori. Nel 2009 l’ennesimo governo Berlusconi riprese ancora una volta il progetto, che subì un ulteriore stop nel 2012 dal governo Monti. Nel 2020 si è tornati a parlare del ponte, grazie anche alla possibilità di usare i fondi europei post pandemia Covid-19 del Recovery Fund, e tre anni dopo il ministro Salvini annunciò urbi et orbi l’apertura del cantiere già per il mese di luglio 2024, cosa che non è ancora avvenuta come sappiamo. Il resto è cronaca di questi giorni [2].  

Note:

[1] https://www.rainews.it/tgr/sicilia/articoli/2024/06/ponte-sullo-stretto-ok-al-progetto-anche-in-varie-fasi-non-piu-entro-il-31-luglio-2024-1d8ae774-d8af-46b2-a6b4-1cad09f5a41d.html; https://www.greenme.it/ambiente/ponte-stretto-messina-non-fattibile/; https://ilmanifesto.it/ponte-sullo-stretto-ciucci-ammette-il-progetto-solo-a-fine-anno; https://www.fanpage.it/politica/ponte-sullo-stretto-cosa-cambia-nelliter-per-la-realizzazione-dellopera-con-il-dl-infrastrutture/.

[2] Per una storia del ponte sullo Stretto v. https://www.italiaoggi.it/news/ponte-sullo-stretto-di-messina-la-storia-infinita-di-un-progetto-in-cantiere-da-decenni-202404101255051827.




     

09/08/2024 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Ciro Cardinale

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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