“Professione Lolita”, una generazione ribelle e disperata

Un abietto e vastissimo zoo umano nel libro di Daniele Autieri, giornalista de «La Repubblica». Un aspetto  della Capitale che sicuramente rattrista e incupisce lo splendore storico- artistico della città eterna. Ma cosa c’é dietro la squallida storia delle minorenni che si prostituivano nell’appartamento dei Parioli?


“Professione Lolita”, una generazione ribelle e disperata

 

Una Roma corrotta e mafiosa, quella del mondo di mezzo. Il coraggio di Daniele Autieri, giornalista de «La Repubblica», nel denunciare i fatti in un libro, aiutando gli inquirenti a scoprire la punta dell’iceberg di quel tentacolare sistema criminale sgominato ora con l’arresto di Carminati. La squallida vicenda delle baby squillo adescate su Facebook dal fotografo “K”. La storia di Malphas, fascista di Casapound. Intervista all’autore di Professione Lolita.

di Alba Vastano

Un abietto e vastissimo zoo umano nel libro di Daniele Autieri, giornalista de «La Repubblica». Un aspetto della Capitale che sicuramente rattrista e incupisce lo splendore storico- artistico della città eterna, della Caput mundi. A Roma c’é la mafia ed è cronaca recente. Una tranche di uomini e donne sicuramente decadente che nulla ha a che vedere con il popolo “de Roma”, rappresentato dalla scaltrezza bonaria de Rugantino, che  fa “er furbo tanto pe fallo” ma che “nun fa mmale a ‘na mosca e ccià bboni sentimenti”. I personaggi di Professione Lolita sono reali e tutti ammalati di corruzione, di sete di potere e soldi. Ed hanno una totale avversione verso quegli strumenti che solo cultura e integrità morale possono fornire. Autieri non si è fermato a riportare i fatti, ma ha sentito che doveva fare di più ed ha iniziato le indagini per affidarle poi alla magistratura. Ha collaborato, fino a che i perversi, i demoni e gli infami non sono stati assicurati alla giustizia. La banda dei malavitosi del giro delle baby squillo é stata sgominata e il sistema criminale sventato. Ma cosa c’é dietro la squallida storia delle minorenni che si prostituivano nell’appartamento dei Parioli?

Lo racconta Autieri nel suo libro Professione Lolita (edizioni Chiarelettere, finito di stampare nel gennaio 2015). Una realtà complessa e contorta che a conoscerla mette i brividi e fa pensare. Fa pensare ai nostri figli, ma anche ai figli degli altri e alle loro madri postmoderne che, fagocitate dalla cultura vacua dell’apparire e dal potere del dio denaro, non si accorgono della disperata solitudine di una figlia appena quindicenne che vomita nel bagno. E lo fa ogni giorno. Ma nessuno bussa a quella porta. Fairy (ndr, nome fittizio, come tutti nel libro) si dà in pasto ai suoi aguzzini che la fanno sognare e la portano fino a Dubai a vendere il suo corpo meraviglioso e magro per la disperazione.  E la storia si ripete. Tocca anche Jenny e Lalla, le due ragazzine che si prostituiscono nella casa dei Parioli. Per loro la vita é fatta di coca, soldi e sesso. Questi sono i valori per loro. Odiano i genitori che sentono nemici. Vogliono il “mondo ai loro piedi”. E sono disposte a tutto per averlo.

Fra i demoni c’e’ “il boss”. Chi vuole fare affari con la camorra deve parlare con lui. Ma anche il Camaleonte, il re del mondo di mezzo. Vive nascosto e dal suo covo impartisce ordini, minaccia e ricatta. E il demone Malphas, un diciottenne del quartiere Talenti. Vive di fumo e alcol e di violenza. “Dux imperat”, così saluta a braccio teso. In famiglia sono fascisti da sempre. Lui é “qualcuno  che conta”  nel movimento studentesco di Casapound. Fa paura, infine uccide. E fra gli infami brilla “K”. È il fotografo delle bambine. Ruba anime innocenti ad ogni scatto. La carne giovane va forte fra i potenti e la “lussuria é una signora senza età”. 

L’intervista a Daniele Autieri

Da dove é nata la tua curiosità per il caso romano delle baby squillo, tanto da scriverne un libro?

“È nata dall’esigenza lavorativa di essermi occupato della questione per il giornale. Il tema era molto caldo e seguito e quindi ho sentito la necessità di approfondirlo e cercare di arrivare fin dove gli altri non si erano spinti”. 

Quali le prime “mosse” per approcciare questo mondo?

“Parlare con i ragazzi. Come in qualunque inchiesta giornalistica, la cosa migliore e più efficace è aprire un dialogo diretto con i protagonisti. È anche la cosa più difficile da fare, per questo spesso ci vuole molto tempo”.

Ti sei  mosso da solo? E con quali procedure, autorizzate dalle autorità giudiziarie?

“Mi sono mosso da solo fin dove ho potuto. Poi, quando gli elementi che raccoglievo sono divenuti di un certo rilievo penale, ho condiviso i risultati raggiunti con i carabinieri, prima, e con l’autorità giudiziaria poi”.

Puoi descrivere il percorso delle indagini?

“Nel libro si intrecciano due vicende, quella delle baby squillo di viale Parioli e quella del fotografo che nel suo studio di piazza Bologna ha convinto decine di ragazze minorenni a posare nude di fronte al suo obiettivo e molto altro. In entrambi i casi, vista la gravità dei fatti e il coinvolgimento di minorenni, le indagini sono state molto rapide ed efficaci”.

Hai potuto incontrare, o assistere a testimonianze ed interrogatori da parte dei Carabinieri o della Procura durante le indagini?  Se sì, quali le tue impressioni e come hanno motivato, soprattutto le ragazzine minori, l’essersi lasciate adescare?

“Gli interrogatori sono ovviamente riservati all’autorità giudiziaria e di polizia. Nessuno può assistere. Io ho avuto la fortuna di parlare con alcune di queste ragazze e di intervistarle prima che fossero interrogate. E quindi ho potuto raccogliere le loro storie e le loro denunce”.

Qual é il personaggio o i personaggi che maggiormente ti hanno destato interesse per le evidenti fragilità (come gli adolescenti descritti) o per il loro essere ignobili e corrotti (come il fotografo e i clienti delle ragazze)?

“Nel libro i personaggi comprendono tutto l’arcobaleno dell’umanità, perché vanno dai giovani fino ai clienti, ai politici, agli avvocati, ai criminali. Tutto rientra in questo strano mondo che è Roma, dove ogni cosa si lega e ogni cosa si fonde insieme. Sicuramente i personaggi giovanili sono quelli più sconvolgenti, soprattutto per la consapevolezza con cui hanno fatto certe scelte”.

Sembra che tutto ciò si sia svolto nella “Roma bene” e che  le due minori più famose (Jenny e Lalla, per intenderci) frequentassero ambienti della destra romana nonché scuole notoriamente di questo stampo (sembra che molti studenti aderissero a Casapound). La famelica sete di denaro che ha spinto le ragazze a prostituirsi si coniuga con l’appartenenza di certa ideologia di destra i cui i miti sono soldi e potere, il cult é una borsetta “birkin” e il corpo é lo strumento per ottenere tutto ciò? O é anche colpa di una famiglia assente o addirittura favorevole alla corruzione (come le madri di alcune ragazze) e di una scuola che non educa al pensiero critico e all’appropriarsi dei mezzi culturali per promuovere autonomia e cultura?

“Non credo ci sia un collegamento politico. In ambienti come questi, l’adesione politica o a certi ideali come quelli dell’estrema destra è solo un modo per seguire un’altra moda, uno strumento per sentirsi parte di qualcosa. Alle spalle di queste azioni scellerate raccontate nel libro c’è molto di più; c’è un vuoto che né le famiglie né tantomeno la scuola riescono a colmare”.

Quanto incide la rete, come veicolo di corruzione, nella vita di un giovane privo degli appropriati strumenti culturali? E Facebook, spesso domicilio di  molte menti squilibrate o addirittura psicotiche, é un tramite favorevole a fagocitare un adolescente nella rete del mostro. Come può intervenire un genitore per arginarne i danni e i pericoli evidenti?

“La Rete non corrompe, ma offre sicuramente gli strumenti per abbattere i muri della socialità e in qualche modo toglie umanità ai rapporti tra le persone. È come una grossa pellicola che ci atrofizza e aiuta a compiere dei gesti che altrimenti non si avrebbe il coraggio di compiere”.

Come si lega la vicenda delle baby squillo alla mafia romana e a Carminati? Di politici e personaggi noti della “Roma bene” la cronaca ha fatto nomi come Floriani (marito della Mussolini). Perché sesso e potere hanno questa stretta connessione con la corruzione, a tuo parere? Perché un uomo di potere s’infila in una storia del genere, rischiando di perderlo, quel potere?

“Le vicende si legano innanzitutto per una questione territoriale. L’appartamento su viale Parioli dove le due ragazze si prostituivano è adiacente al ristorante Celestina, riconosciuto dall’inchiesta Mafia capitale come il luogo di riferimento di Carminati e di parte della sua banda. C’è poi un elemento chiave nella vicenda ed è la potenzialità estorsiva di informazioni del genere. Conoscere quei fatti e i nomi dei clienti significa averli in pugno, uno strumento di cui questo genere di criminalità ha sempre fatto uso”. 

Perché hai scritto questo libro? Quali i messaggi più forti? A chi, in particolare, vuoi che giungano questi messaggi? Perché e da chi dovrebbe essere letto? È un libro di carattere educativo e didattico tale da poter essere letto nei licei, ad esempio, o c’è il rischio che le imprese di Jenny e Lalla possano essere emulate da chi quei mezzi culturali sopraccitati non li possiede?

“Il libro è scritto per tutti e per portare alla luce una verità, un angolo di mondo che deve essere raccontato. Ovviamente la maggiore fonte di ispirazione sono i giovani, le future generazioni. A loro guardo e penso quando penso al domani del nostro Paese. E mi auguro che siano veramente capaci di fermare questa deriva”.

 E, a leggere il libro, non si può che prendere atto di quanto il degrado in cui è piombata Roma sia, per dirla con Carlo Bonini, “metafora e sintomo dell’abisso italiano ” .

 

27/02/2015 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Alba Vastano

"La maggior parte dei sudditi crede di essere tale perché il re è il Re. Non si rende conto che in realtà è il re che è il Re, perché essi sono sudditi" (Karl Marx)


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