A due mesi dalle elezioni regionali venete, la Lega si spacca: da una parte Zaia dall’altra Tosi, espulso dal partito e pronto a correre da solo. Fra i due litiganti il terzo gode e Moretti, candidata del PD, per ora sta a guardare.
di Claudia Ciabatti
“A chi vuoi più bene, a Zaia o a Tosi?”. Qualche sera fa Massimo Cirri, dai microfoni di Caterpillar, invitava i radioascoltatori veneti, uno per ogni provincia, a rispondere a questa domanda. Risultato: 4 a 3 per Zaia, decisivo l’ultimo voto proveniente dalla provincia di Belluno. Certo un sondaggio con 7 votanti non è significativo ma fotografa la spaccatura della Liga Veneta a due mesi dalle elezioni regionali.
Zaia, governatore uscente del Veneto, sostenuto, scelto, imposto da Salvini e dalla Lega ‘lombarda’ contro Tosi, sindaco di Verona, che deve togliersi qualche sassolino dalla scarpa e che poco tollera le intromissioni esterne nelle questioni venete. Il consiglio federale della Liga Veneta di lunedì 2 marzo ha deliberato che il candidato governatore sarà Zaia. Salvini sempre in quella sede ha commissariato la Liga Veneta, che sarà guidata non più da Tosi ma da Giampaolo Dozzo. Praticamente il “ribelle” è stato esautorato e in più gli è stato imposto un out-out: scegliere fra la sua fondazione o il partito, perché la Fondazione “Ricostruiamo il Paese” ha natura politica e dunque, in base allo Statuto, è incompatibile con l'iscrizione alla Lega. Eppure la fondazione non è nata ieri ma nel 2013, con l’obiettivo abbastanza politico di “organizzare le primarie nazionali di Centro Destra e di sostenere la candidatura di Tosi a leader della coalizione” [1].
D’altronde l’esito dello scontro era scontato. Salvini, che punta in alto non solo nelle regioni leghiste ma in tutto il paese, non può certo farsi mettere in difficoltà dal primo sindaco che decide di fare di testa sua. E Tosi probabilmente voleva proprio essere messo nelle condizioni di uscire dal partito, senza dover fare il passo decisivo.
Il 3 marzo scorso, a sole 24 ore dall’esautorazione di Tosi, nel consiglio regionale veneto nasceva il nuovo gruppo “Impegno veneto” al quale aderiscono esponenti della Lega e del Gruppo Misto. Vi aderisce anche Luca Baggio, già presidente della Liga Veneta, che spiega la sua decisione con il fatto che non si riconosce nella svolta a destra di Salvini, proclamata a Roma il 28 febbraio con la presenza alla manifestazione in Piazza del Popolo di Casa Pound e con la video-benedizione di Marine Le Pen. Se Salvini guarda a destra, Tosi nato e cresciuto nella Verona nera, in barba al suo passato e alle sue frequentazioni, è pronto ad indossare le vesti del moderato [2].
E poi c’è la questione del ballottaggio: già a febbraio due consiglieri del Gruppo Misto, uno dei quali oggi confluito in “Impegno Veneto”, hanno presentato una proposta di legge elettorale, che consentirebbe di votare alle elezioni regionali venete di maggio con regole diverse. La proposta introduce la preferenza di genere e il turno di ballottaggio. Qualora “nessuna coalizione regionale abbia raggiunto una cifra elettorale superiore o uguale al 42,50%, si procede ad un secondo turno elettorale (…). Sono ammessi al secondo turno i due candidati alla carica di Presidente della Giunta regionale collegati alle coalizioni che hanno ottenuto al primo turno il maggior numero di voti” [3]. La proposta prevede che al candidato eletto presidente al primo turno con almeno il 50% dei voti spetti il 60% dei seggi, il 57% se la coalizione ha ottenuto una percentuale inferiore al 50 e pari o superiore al 42,50”. I numeri per l’approvazione in Consiglio sembravano esserci: parte della Lega che sostiene Tosi, alcuni componenti del Gruppo Misto, i consiglieri dell’NCD orfani di coalizione perché esclusi da Zaia/Salvini, l’opposizione e forse anche FI. Ancora una decina di giorni fa Diego Bottacin, uno dei promotori, scriveva sul suo blog: “Il Presidente Zaia ha sostenuto che avrebbe votato la doppia preferenza. E, quanto al ballottaggio, siamo certi che in aula si troverà una maggioranza”. E invece non è andata così. La legge non è stata approvata, anzi non è stata nemmeno discussa perché è venuto a mancare il numero legale, complice l’assenza dell’opposizione e di FI. Bottacin non si arrende e comunica, sempre dal suo blog, che presenterà di nuovo la proposta in commissione bilancio. Ora con l’elettorato leghista spaccato cambiano le carte in tavola, cambiano le percentuali e la proposta di legge potrebbe davvero vedere la luce.
L’ultimatum è scaduto il 9 marzo, poi, come in ogni guerra che si rispetti, è stato prorogato di qualche ora e alla fine Tosi è stato espulso. Correrà contro Zaia e contro tutti, sostenuto da liste civiche e probabilmente dal nuovo movimento, “Impegno Veneto”, che già gode di una rappresentanza istituzionale. D’altronde lo ha già fatto nel 2012 quando ha vinto, anzi stravinto, da solo le elezioni comunali a Verona.
Ora l’attenzione si sposta a Roma: infatti la dichiarata incompatibilità fra Fondazione e Lega e l’espulsione di Tosi potrebbe portare fuori dal partito non sono funzionari ed elettori ma anche ben 8 parlamentari, fra i quali i cinque deputati veneti.
Note:
1] https://www.ricostruiamoilpaese.it/flavio-tosi/
2] Un elenco nell’articolo di Repubblica del 5/3/2015 http://www.repubblica.it/politica/2015/03/05/news/lega_neofascisti-108792001/
3] Progetto di legge n.498. proposta di legge di iniziativa dei consiglieri Diego Bottacin e Francesco Piccolo relativa a: “INTRODUZIONE DEL TURNO DI BALLOTTAGGIO NELLA LEGGE REGIONALE 16 GENNAIO 2012, N. 5 “NORME PER L’ELEZIONE DEL PRESIDENTE DELLA GIUNTA E DEL CONSIGLIO REGIONALE”.