Marino oltre Marino nella città degli spettri

Ripercorriamo le fasi precedenti e successive alle dimissioni dell’ex sindaco con la bici.


Marino oltre Marino nella città degli spettri

Ripercorriamo le fasi precedenti e successive alle dimissioni dell’ex sindaco con la bici. Marino è stato l’ultimo, disastroso, successore dell’altrettanto disastroso Alemanno e di una lunga catena che si perde così nei decenni, nei debiti e nella cattiva amministrazione della Città Eterna. Come fermare tutto questo?

di Claudio Ortale

Roma, 13 ottobre 2015. Sembrano quasi passati secoli dai tanti faccioni sorridenti dell’allora futuro Sindaco di Roma, conditi dall’ormai strausato DAJE! che albeggiavano su tutti i cartelloni e spazi elettorali della città. Alla fine il PD aveva partorito un uomo non esattamente appartenente all’apparato di partito e l’immagine della persona perbene, quasi super partes, aveva di fatto pescato la soluzione vincente per portare a casa il successo per riprendere il governo della città, dopo i nefasti cinque anni di destra a guida Alemanno.

Certo, il suo predecessore aveva pienamente garantito il K.O. per la Città Eterna già dopo un anno appena, a partire dalla cantilena del solito debito ereditato da Veltroni detto l’Africano, il cui ammontare di mese in mese aumentava sempre di più (si arriverà a quota 13 miliardi), sino alla nomina governativa di un Commissario ad hoc per il piano di rientro, e spalleggiato dal governo nazionale amico (Berlusconi) che in ogni legge di stabilità metteva centinaia di milioni extra sulla città per farla galleggiare; il fatto di potersi mangiare il tessuto economico, finanziario, immobiliare e sociale di Roma era dovuto anche alla completa assenza, in quei lunghi cinque anni, di un’opposizione politica in aula e, soprattutto, nella città.

Parentopoli, affittopoli, concorsopoli, fascistopoli, il “mondo di mezzo” e chi più ne ha più ne metta, sono stati l’humus dove far crescere un sistema cittadino corrotto, mafioso e di non valori. Quindi in quegli anni, mentre il PD pensava a come galleggiare e al massimo tirava fuori finti manifesti in cui si appropriava della vittoria nel referendum per la difesa dell’acqua pubblica (ma non sono gli stessi che da mesi e mesi vogliono sgombrare il Sant’Ambrogio che è sede anche del CRAP di Roma?), altri cercavano di vivacchiare in attesa del nuovo giro di carte, assicurandosi che il fratello maggiore, allora targato Bersani, li avrebbe fatti poi salire anche a loro sulla bicicletta del nuovo governo capitolino, così da poter occupare pezzetti di governo e di sottogoverno a livello centrale e municipale.

In quella “Città degli Spettri” solo l’esperienza sociale di ROMA BENE COMUNE - una vera e propria coalizione sociale, non soltanto dichiarata ma praticata - riuscì per quasi tre anni a dare costantemente filo da torcere alla Giunta dell’ex missino. Una coalizione conflittuale cittadina che, ripetutamente, ha riempito Piazza del Campidoglio e le strade della città, e che partiva da un semplicissimo slogan: UNIAMO LE FORZE, METTIAMOLI IN CRISI.

Di fronte alla disgregazione del tessuto cittadino e al dogma dell’austerity che non permette più neanche di fare l’elemosina come servizi sociali municipali, il rimettere in un unico fronte sociale le tante vertenze e lotte presenti nella città permise di opporsi decisamente alla prima Giunta a guida ex fascista della città.

Come sempre, quando ci si oppone senza tanti paracaduti nel cassetto, le denunce, gli obblighi di firma, la carcerazione e i processi devono sempre essere messi in conto, posto che dall’altra parte i Signori della Città degli Spettri non accettano minimamente, così come già in passato, che l’opposizione venga fatta in maniera pubblica, tenace e conflittuale. Meglio aprire le porte a qualche mozioncina in un Consiglio Municipale o, se ci va bene, in aula Giulio Cesare dopo settimane e settimane dalla presentazione. Oppure un incontro con gli Assessori, con i Capogruppo di maggioranza e/o dell'opposizione, per farci sfogare un pochino, far prendere loro impegni quasi sempre non mantenuti e poi… ricomincia la stessa giostra.

Tutto questo prima del già citato DAJE! che avrebbe dovuto fare tabula rasa di questi “Spettri” e del marciume in cui si annidavano. E in effetti il ruolo di trascinatore del Chirurgo made in USA ebbe il suo risultato positivo immediato anche se, a ben vedere, al ballottaggio andarono a votare meno di un romano su due, segno dell’evidente sfiducia nei confronti del voto amministrativo che anche a Roma neppure il miglior chirurgo può curare. In compenso tutti coloro (o quasi) che sino a ieri erano dei noti sconosciuti, grazie all’effetto trascinamento del Sindaco, diventano chi presidente, chi vicepresidente, chi mini assessore nei 15 municipi romani espugnati dai “seguaci” del simpatico DAJE!

I Comunisti di Rifondazione a Roma avevano dovuto imboccare la strada delle candidature alternative. Una soluzione non amata da tutti dato che, come sempre c’era chi sperava sino all’ultimo di fare da ruotina di scorta alla coalizione Marino, fosse anche al secondo turno. Ma se uno non ti vuole suo ospite a cena, puoi pure metterti a piangere ma sempre escluso da quella cena resterai. E, quindi, la lista SINISTRA PER ROMA, insieme a REPUBBLICA ROMANA (non cito l’insignificante terza lista), hanno sostenuto il loro candidato sindaco, il compagno Sandro Medici (ex presidente per vari mandati dell’ex 10° Municipio) e hanno messo i loro candidati in corsa come presidenti nei 15 Municipi.

Il nostro risultato è stato davvero risibile, in verità il peggiore, così come le percentuali ottenute sia a livello cittadino che nei Municipi (solo in alcuni di questi superiamo la percentuale del 3 %). Da questo momento in poi, siamo giunti ormai al luglio del 2013, si apre però il baratro per le sorti dell’uomo che troppo spesso in aula Giulio Cesare si presenta quasi come un “asceta” buddista.

Sempre in riferimento a questo periodo, tre elementi problematici vengono in rilievo: 1) chi decide la composizione della giunta Marino? 2) il sindaco vuole coinvolgere nella Giunta i neofiti eletti nel M5S. 3) parte la sua inutile imbarcazione chiamata “pedonalizzazione dei Fori”.

Proprio sul primo elemento si decideranno, mese dopo mese, le sorti del poi “condannato a morte” dal suo stesso partito: dagli scontri con i vari assessori impostigli e le operazioni di rimpasto, anch’esse sempre decise al Nazareno, ai contrasti con l’allora Capogruppo del suo partito (poi dimessosi insieme al Presidente dell’aula Giulio Cesare), sino al commissariamento governativo di una serie di deleghe importantissime per l’amministrazione della Città, anche in vista del Giubileo, sulle quali questa estate il Sindaco, ora dimissionario, ha cercato di fare buon viso a cattivo gioco.

Al di là della più volte citata “impreparazione” ad amministrare una città decisiva e complessa come Roma, soprattutto dopo i precedenti schifosissimi cinque anni di Alemanno, quello che resta sulla rena è un uomo mandato avanti per poter, una volta vinte le elezioni, proseguire a fare quello che funziona nel sistema e per il sistema, ma che troppo spesso ha ostacolato la fluidità di tale vecchissimo meccanismo del potere partitico. Questo vuol dire che Marino sia stato un sindaco di sinistra, intendendo per sinistra tutt’altro rispetto ai Renzi, Vendola, Civati e &? Assolutamente no. Ci sono esempi di uomini, anche di destra o conservatori, che sono stati eliminati anche solo perché non garantivano il buon funzionamento del sistema spartitorio di corruzione partitico. Insomma, di certo non possono essere gli scontrini e l’uso improprio della carta di credito a fare fuori un sindaco votato, appena due anni fa, da oltre il 63 % di coloro che andarono a votare al ballottaggio a Roma. Hanno dovuto e voluto tenerlo in vita con la maschera d’ossigeno per troppi mesi e, inevitabilmente, ora Renzi, Orfini e & co. hanno deciso di togliergliela definitivamente.

Il secondo elemento “anomalo” è costituito dal Sindaco PD che prova a lanciare l’amo ai quattro eletti neofiti del Movimento 5 Stelle. La proposta è di salire sulla futura squadra che formerà la sua Giunta, anche attraverso la semplice proposta di indicare loro il nome di un possibile assessore, chiaramente con tanto di ormai rituale “curriculum” da vagliare. Questa proposta chiaramente spiazza (e per altri versi solletica) gli “iniziati” e le 72 ore che seguono diventano la riprova che il cosiddetto “nuovo che avanza” poi troppo nuovo non è, grattando bene sotto al trucco di facciata. Saranno i deus ex machina da Milano (Beppe e “socio”) a stoppare il lanciato sondaggio on-line tra gli attivisti; ribadendo così che nel Movimento “uno vale uno” ma chi comanda, cioè loro due, vale sempre almeno il triplo.

Infine, con riferimento alla maniacale tiritera sulla pedonalizzazione di via dei Fori Imperiali: se all’inizio poteva anche trovare favorevole una fetta di romani, alla lunga diventava sempre più invisa alla stragrande parte della popolazione che vive in ben altri luoghi della città e che della pedonalizzazione dei Fori possono farne decisamente a meno, avendo ben altre priorità nella vita quotidiana di tutti i giorni. Posto che preferirebbero certamente luci accese in periferia, strade senza buche, cassonetti nuovi e puliti, asili nido e scuole decorose, bus e metro funzionanti, giardini e parchi curati, caditoie ripulite. Invece, buona parte dei primi sei mesi di amministrazione sembravano targati solo e soltanto da questa inutile cantilena della pedonalizzazione, facendo ormai intendere che il Primo Cittadino sarà pure stato un eccellente chirurgo ma sa essere sicuramente anche autistico.

E mentre questi tre elementi hanno fatto da pessimo aperitivo alla vita di DAJE! la città proseguiva ad essere infettata dai “Signori della Città degli Spettri” che, passando attraverso il cosiddetto “mondo di mezzo”, continuavano, chi più e chi meno, a perpetuare il tran tran dei precedenti cinque anni di amministrazione Alemanno. Con l’aggiunta che, stavolta, a prendervi parte non sono solo e soltanto i soliti noti dell’ex coalizione di centrodestra coinvolti nei vari steps della vicenda Mafia Capitale, ma anche uomini di Giunta e della Maggioranza che svolgevano ruoli di primo piano all’interno della amministrazione di centrosinistra.

E mentre si procedeva a non garantire il rinnovo regolare del contratto decentrato per il personale capitolino, mentre si lasciavano fuori dai nidi e dalle scuole dell’infanzia migliaia di precarie storiche, mentre si metteva in vendita una fetta del patrimonio immobiliare residenziale e non residenziale del Comune di Roma, mentre si creavano uno smisurato numero di Commissioni Speciali - molte delle quali di una inutilità evidente anche ai ciechi ma sulle quali destra o sinistra, Marchini o Beppe fans, tutti, hanno votato per la loro costituzione, chè una poltroncina in più non guasta mai - , mentre la città vedeva girare cinghiali tra i cassonetti e spegnere le luci dei lampioni nelle periferie; e ancora, mentre i neo nazisti assaltavano i centri di accoglienza per ragazzi profughi dai paesi in guerra, mentre la gente vera andava a dare la sua solidarietà ai profughi che si accalcavano nei locali della stazione Tiburtina, mentre si mandavano le forze dell’ordine a sgomberare gli immobili abbandonati che i Movimenti per il diritto all’abitare ed i giovani compagni avevano occupato e reso realtà vivibili, mentre si svendevano pezzi in attivo del Gruppo Roma Capitale (vedi la MUTUA ASSICURAZIONI), mentre si favoriva il collasso di ATAC ed AMA, mettendo sistematicamente all’indice e alla gogna i lavoratori, così da favorire l’ingresso dell’investitore privato e la successiva svendita; mentre, infine, si approvavano tre bilanci che tagliavano servizi prioritari ai cittadini e vedevano il nulla sulla voce essenziale per lo sviluppo della città degli investimenti, il nostro Sindaco viaggiava e viaggiava per il mondo per cercare, secondo lui, nuovi “Mecenate” per la Città Eterna.

Ed i nostri 15 Minisindaci e la loro allegra brigata di mini assessori? Tutti impegnati a tagliare nastri su piste ciclabili poi rattoppate, asili nido riaperti mentre se ne chiudevano altri, scuole che non si possono riparare perché “non ci sono i soldi in bilancio”, feste ogni tanto per le strade del salame e della caciotta, appassionate iniziative sui diritti civili per riempire il proprio palinsesto, qualche striscione appeso fuori della sede municipale su Tizia o Caio e, infine, non potevano certamente mancare, tanti selfie, tanta chat, tanto fb, tanta tanta rete e tanti video.

Idem le cosiddette opposizioni, sia di centrodestra che di Beppe-fans, che sono state per due anni in letargo. Chiaro che l’epilogo “Marino oltre Marino” era inevitabile, e così è stato. Ora, già si comincia dalle nostre parti a parlare della “persona giusta” da proporre come sindaco della Sinistra-Sinistra e degli immancabili “movimenti” da avvicinare.

Alcuni in verità sperano sempre che qualche anima pia del PD, anche tramite un traghetto targato SEL, possa ancora permetterci di far parte della combriccola. Casomai sperando che anche un piccolo 2 % possa essere utile ad un PD romano che non viaggia di certo nei sondaggi col vento in poppa.

Credo, viceversa, che più che nuovi ed ennesimi “Stati Generali della Sinistra” romana da convocare da qualche parte (al cinema Palazzo? Al Sant’Ambrogio? Al Corto? Ad Acrobax? A via Galilei? All’ex Mattatoio? Ai Magazzini Popolari...), dove si ripete la solita somministrazione di minestra, cotta e stracotta, e passerella degli ormai soliti noti (io compreso) che hanno, purtroppo, come unico scopo il tentare di creare un contenitore, l’ennesimo, con il quale affrontare il mare della prossima campagna elettorale di primavera, sia più opportuno partire dai territori e luoghi di lavoro di questa enorme città, lanciando e promuovendo, insieme ad altre realtà e associazioni ancora in vita nei Municipi, Assemblee Pubbliche Territoriali dove confrontarsi e dove verificare se ci sono le condizioni o meno per la costruzione di liste a livello municipale e cittadino che si muovano fuori dal centrodestra, dal centrosinistra e dai Beppe fans.

In queste stesse assemblee territoriali andrebbero anche definiti i punti prioritari per quel territorio o municipio (secondo me non più di 4-5 punti ma molto forti al massimo), ricordandosi che la gente reale e normale non apprezza più programmi elettorali di due-tre pagine con dimensioni carattere 9 o 10! Superata questa prima fase, che dovrebbe vederci occupati sino a dicembre/gennaio, si passerebbe alla convocazione di una Assemblea Pubblica Generale cittadina, alla quale parteciperanno tutti i componenti o loro delegazioni delle Assemblee Territoriali. Nell’Assemblea Pubblica Generale saranno confrontati i punti prioritari dei territori e messi in rete, così da poter arrivare ad un programma cittadino snello e facilmente gestibile tra i cittadini reali.

Da qui, ma solo dopo aver svolto le prime due fasi del lavoro collettivo, possiamo iniziare ad avanzare nomi da spendere come candidati a Sindaco, Consiglieri Comunali, Presidenti e Consiglieri dei Municipio. Buon lavoro a tutte e tutti.

13/10/2015 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Claudio Ortale

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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