Eurostop e i 3 No

La Piattaforma Eurostop diventa un movimento sociale e politico. La sfida è “cambiare il Paese con i tre No all’Euro, all’Unione Europea, alla Nato”: analizziamo come e perché.


Eurostop e i 3 No Credits: eurostop.info

E’ il primo Luglio e al CSOA Intifada di Roma si parla di euro, di Ue e di Nato. Tre spine nel fianco per la libertà dei popoli e per la loro sovranità, a cui rispondere No, perentoriamente NO. Tra i relatori, Giorgio Cremaschi (ex Fiom), Manuela Palermi (Pci), Sergio Cararo (Rete dei comunisti) e Paola Palmieri (USB). Alle cui analisi sul tema si sono susseguiti numerosi interventi di alcuni protagonisti del mondo politico, giuridico, sindacale e sociale fra cui il giurista Paolo Maddalena, Ugo Boghetta e Bruno Steri (ex Prc) e il sociologo Carlo Formenti, nel corso della lunga mattinata che termina con la votazione degli aderenti ad Eurostop sulle carte costituenti vertenti su identità, programma e modello organizzativo.

L’atto costituente ha trasformato quella che era una Piattaforma Sociale nata già due anni fa in un movimento sociale e politico che si batte per l’abbandono dell’Euro e la rottura della UE e della NATO. Temi centrali che spaccano l’opinione pubblica dando adito ad alcune domande. La questione della sovranità popolare ha ancora senso oppure è “superata” dall’Unione Europea? L’economia capitalistica mondializzata ha prodotto il sorgere anche di un polo imperialista europeo? Questa Europa dei Trattati è davvero irriformabile? Le vicende greche, subito dopo l’Oxi, sono state osservate con attenzione soprattutto da certa sinistra “radicale” pronta ad importare acriticamente la medesima esperienza anche in Italia. Con l’accettazione del memorandum, però, Tsipras ha tradito e messo letteralmente in ginocchio non solo il suo popolo ma anche tutti i propugnatori di una Europa “altra e buona”. Come prendere le distanze da quei tragici errori, se non con la rottura dai Trattati, uscendo dall’euro?

Su tutti questi quesiti, ancora in fase di “elaborazione” da molta parte del mondo politico a sinistra, Eurostop ha le idee chiare e propone la costruzione di un fronte politico e sociale che organizzi resistenza e mobilitazione per i lavoratori e le lavoratrici, i migranti/e, i disoccupati e tutte le fasce “deboli” sulle quali viene scaricato il peso e il costo della crisi provocati da anni di politiche liberiste, di repressione e di smantellamento di welfare sociale, qualità del sistema scolastico, diritti sul lavoro e garanzia dei beni e servizi fondamentali: nella consapevolezza, però, che per ripartire dall’attuazione di tutti i diritti costituzionali oggi negati bisogna necessariamente muovere da un punto fermo, ossia la rottura col polo imperialista europeo e con le sue strutture che schiacciano i diritti residuali ed impongono quelle politiche che sono la causa del problema.

Molti i dubbi, comprensibili, attorno all’ “incertezza del dopo euro”: pertanto nel variegato mondo della sinistra c’è chi vuole uscire dall’euro e chi no, e lo stesso dicasi per l’uscita dall’Unione Europea e dalla Nato. Si rende necessario guardare la realtà e affrontare il problema anche se è multiforme e complesso per l’inevitabile periodo di limbo economico che ne seguirà. Questi però sono i legami che stanno distruggendo da troppi anni ormai la democrazia e l’economia , quella democrazia che riguarda i diritti sociali che in Italia il “popolo del No” ha difeso strenuamente, tutelando la Costituzione, opponendosi alla deforma costituzionale mandata in esilio per sempre il 4 dicembre. Non è bastato quel No, evidentemente. Ne servono altri tre, perché il braccio di ferro con l’Europa, se è un governo così prono ai Trattati a gareggiare, continuerà ad essere sempre più drammaticamente a favore della prima e la resistenza dei popoli oppressi da un capitalismo sempre più sfacciato diviene estenuante.

L’unica soluzione dunque sarebbe uscire dal ring perché – e ormai sono in molti gli economisti e i costituzionalisti che lo sostengono - queste istituzioni non sono riformabili “perché sono nate con uno scopo preciso: austerità e guerra”, dice Cremaschi nella sua analisi introduttiva, dando il via apertura dell’assemblea.

Sala piena all’Intifada. Oltre alle forze sindacali (USB su tutte), molte le rappresentanze politiche che hanno aderito alla costituente (PCI e FGCI, collettivo Militant, Fronte Popolare, Genova City Strike, Laboratorio Comunista Casamatta di Napoli e altri) mentre altre solo in veste di osservatori, come il PRC che si esprime per la semplice disobbedienza ai Trattati e si sta impegnando per trovare una linea politica che accomuni gli iscritti.

Ma cos’è Eurostop? Chi vi aderisce e quali campagne e proposte intende attivare e su quali temi specifici?

La piattaforma Eurostop… e lo stato di obnubilamento sociale

Come si specificava anche in precedenza, si tratta di un movimento composto da persone singole, ma anche da organizzazioni sindacali e da movimenti civili, sociali e ambientali. Si batte per rovesciare le politiche di austerità e liberiste imposte dai Trattati europei, considerando che nell’ultimo decennio almeno è in atto un feroce attacco alla democrazia e alle costituzioni antifasciste come la nostra. L’invito è rivolto alla coscienza civica e politica di chi di questo si rende già conto ma anche di chi è ancora restìo, e sarà compito delle strutture territoriali di Eurostop nelle varie città d’Italia sensibilizzare attorno a questi temi.

Dire NO a questo massacro dei diritti sociali è ormai un obbligo e un impegno irrinunciabile per chi è davvero anticapitalista, antirazzista, antifascista. E’ necessario anzitutto comprendere quanto questa Europa, così come la vogliono i Trattati, sia irriformabile, anche perché l’articolo 48 di Maastricht prevede che per cambiarli occorre l’ “unanimità”. Non c’è quindi che la via di fuga da questa gabbia in un cui libertà e diritti sono in stato di detenzione permanente, prima di esserne totalmente annientati e già la strada è segnata, considerando l’abbattimento delle tutele e diritti sul lavoro e di tutti i principi democratici. E qualcuno ha già buttato via la chiave. Si deve aver il coraggio di dare un taglio definitivo ai Trattati, ma siamo ancora alla premessa.

Tutti ne conoscono gli amari risvolti ed effetti e non si fa che dibatterne ma oltre non succede nulla, “come fosse un tabù” da cui non riusciamo ad emanciparci, anzi alle minacce incombenti che ci piovono addosso dall’Europa anziché indignarci e unirci nelle lotte dal basso per sostenere la classe degli sfruttati, si sceglie di liquefarci in inutili e sempre deludenti percorsi al solo scopo elettoralistico. Il risultato è sempre mediocre, quasi sempre fallimentare, mentre regna sovrano il riformismo nella misura in cui le masse si adeguano anche al peggio e temono il cambiamento. Così come la paura del cambiamento rivoluzionario ci attanaglia e ci privatizza portandoci in un cul de sac da cui sarà difficile, o impossibile uscirne.

E’ in questo stato di obnubilamento sociale che vivono e avanzano le destre emergenti, a cui diamo foraggio e fianco continuo con le nostre paure, con le nostre parcellizzazioni. La Piattaforma Eurostop da tempo ne è pienamente consapevole, ma non solo. Si impegna nelle lotte sociali, civili, sindacali e ambientali “per contrastare gli effetti della globalizzazione liberista e dello sfruttamento liberista sulle persone e sulla natura”. Chi aderisce ad Eurostop si batte per i diritti individuali e collettivi riguardanti il lavoro. Per i diritti umanitari, sostenendo le politiche di accoglienza ai migranti. Si oppone al sistema di potere ordoliberista e alle forze reazionarie e neofasciste.

Il programma e i punti fondamentali

Più che un programma governativo, Eurostop intende attuare “una rottura contro i poteri e le forze dell’oppressione” e rappresentare “uno strumento che ha l’obiettivo di organizzare la forza delle classi subalterne per lottare contro di essi”. E’ un punto di partenza per uscire dall’obnubilamento, ma anche dalle “buone intenzioni” di quella sinistra oppositiva ai Trattati, ma che ha sempre trovato il muro dei poteri liberisti ad annullare anche la messa in discussione dell’attuazione della Costituzione che in prima battuta significa “l’abbattimento della disoccupazione di massa con un adeguato piano d’intervento pubblico nell’economia, finanziato da una spesa pubblica e da un sistema bancario in mano allo Stato”. Questo significa che “occorre nazionalizzare la Banca d’Italia e la fine della sua separazione dal Tesoro, così come sono indispensabili il pieno controllo statale sulla moneta…un rigido controllo sui movimenti di capitale e misure straordinarie per sradicare la grande evasione fiscale”. No alle spese militari che dovranno essere totalmente abbattute e No anche agli interventi militari all’estero: “solo un programma di sviluppo sociale egualitario e l’abbandono della guerra potranno dare una risposta giusta e solidale alle migrazioni e ai migranti”. Quindi il programma si definisce su 16 punti fondamentali che conducono a i tre No: No euro, No Ue, No Nato.

No euro: la rottura oltre che in modo unilaterale, dovrà avvenire anche in modo “congiunto”, per quanto possibile, con i Paesi della periferia europea mediterranea, perché la possibilità di resistenza e negoziazione diventi maggiore, specie se si nazionalizzano le banche e i settori “strategici del sistema industriale.

No Ue: L’Italia dovrà dare la “disdetta” ai Trattati europei, da Maastricht al Fiscal compact, responsabili delle politiche di austerità, e conseguente denuncia del debito pubblico che verrà rideterminato con la nuova moneta, relazionandolo al cambio ufficiale che verrà stabilito. Considerando nel debito il rifiuto e l’azzeramento di una parte.

No Nato:.. che rappresenta con l’Ue un potere imperialista “in concorrenza con quello americano”.

L’Italia subisce condizionamenti molto forti dalla politica atlantica e ospita “un centinaio di basi militari Usa […] e 70 testate nucleari che non può controllare”. L’Ue è la seconda potenza mondiale per gli armamenti e nel 2015 si sono investiti 217,5 miliardi per le spese militari. E questi finanziamenti all’industria bellica tolgono risorse al “settore civile”, favorendo invece molti gruppi industriali italiani legati a questa industria, come “Leonardo Finmeccanica e Beretta Holding Spa”. Eurostop si batte affinché l’Italia esca dalla Nato con il ritiro di tutte le missioni all’estero e il rifiuto da parte del governo di accondiscendere alle richieste Usa per aumentarne gli investimenti, la rinuncia all’acquisto degli F-35 e di altre macchine da guerra e per lo smantellamento di tutte le basi militari straniere sul territorio italiano e delle testate nucleari incontrollabili.

E il piano d’azione per i prossimi mesi

All’approvazione del programma dell’Assemblea costituente Eurostop seguiranno campagne attive su tutto il territorio nazionale e proposte di legge, anche quelle di iniziativa popolare. Si lascia aperto il confronto politico con tutte le associazioni che hanno gli stessi intenti e gli stessi obiettivi.

I temi portanti di tutte le campagne Eurostop saranno articolati sui punti focali discussi in assemblea, ovvero: la nazionalizzazione delle banche,l’introduzione in Costituzione della possibilità di tenere referendum sui Trattati internazionali, l’eliminazione dell’articolo 81 che ha introdotto in Costituzione il pareggio di bilancio ( su questo punto c’è la piena condivisione dei comitati per il NO), campagna contro la legge Minniti. Su questa campagna Eurostop propone un meeting internazionale che si terrà il 23 settembre a Bologna. Per quanto riguarda l’istruzione pubblica, più che concentrarsi sulle lotte contro la Buona scuola, l’assemblea ritiene di maggior rilevanza il tema dell’alternanza scuola/ lavoro che considera un micidiale progetto e lo snodo della campagna generale sul tema della scuola pubblica, vincolata ormai alle deleghe attuative vigenti della Buona scuola.

Per tutto questo bisognerebbe guardare ai programmi Eurostop pensando che possono offrire al Paese, distrutto così com’è nei diritti sociali e nell’economia, una svolta radicale, che altre opzioni, spesso al solo scopo elettoralistico, non intendono e non possono offrirci. Aderire è un dovere, una giusta ambizione e una necessità per mettere al riparo anche le generazioni future. E Cremaschi ha ragione quando afferma “Eurostop è il tentativo ambizioso di costruire una cosa che in Italia non c’è, un movimento sociale e politico che punti a ricostruire un blocco sociale contro il potere, lavoratori, disoccupati, popolo e a farlo tornare nella politica da cui é oggi escluso.

Per coloro che invece tentano altre vie, più di spiccia politica nostrana, dimenticando che è ben altro potere che decide sulle nostre vite e che in Europa si sta affermando in pieno il liberismo sfrenato e si radicano sempre più le forze reazionarie neofasciste, riserviamo una “chicca” riportata da Cremaschi, durante l’assemblea dell’Intifada: “Siete antifascisti o cacasotto? Disse ad una delegazione italiana il comandante delle brigate antifasciste nel Donbass Mozgovoy, ucciso poi in un agguato. Che scegliamo?.

E un invito a riflettere sulla questione Ue e su quella tristissima dei migranti bloccati alle frontiere giunge anche dalla pagina Fb di Vladimiro Giacchè. E’ un messaggio rivolto a tutti coloro che non riescono a vedere la realtà di un Paese soggiogato e stretto in una morsa micidiale dal capitalismo, a comprendere quanto sta avvenendo a due passi da noi sulla questione dei migranti e a cogliere di tutto questo il pericolo e il senso:

Dedico quanto sta accadendo alle nostre frontiere ai grulli del "più Europa", ai grulli del "menomalechehavintomacroncheorarilanciagliidealieuropei". E a chiunque pensi che l'Unione Europea sia una declinazione dell'internazionalismo e un superamento degli Stati nazionali e non - come evidentemente è - la sopraffazione organizzata del capitale sul lavoro E dei poteri nazionali più forti su quelli più deboli. Sopraffazioni che, combinandosi, stanno creando dinamiche di dominazione neocoloniale ALL'INTERNO della stessa Unione Europea. 
A chi, nonostante quello che la realtà gli sbatte in faccia tutti i giorni, non riesce a vedere che QUESTO è il senso di ciò che accade, non so davvero cosa da dire...” (Vladimiro Giacchè).


Riferimenti:

http://www.eurostop.info/

09/07/2017 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: eurostop.info

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L'Autore

Alba Vastano

"La maggior parte dei sudditi crede di essere tale perché il re è il Re. Non si rende conto che in realtà è il re che è il Re, perché essi sono sudditi" (Karl Marx)


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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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