Osservate più attentamente e da vicino, le grandi crisi internazionali in atto non è detto che debbano necessariamente avere uno scioglimento regressivo, come potrebbe apparire a uno sguardo d’insieme. Del resto, quando è grande il disordine sotto il cielo, la situazione, in una determinata prospettiva, può anche presentarsi come eccellente [1]. In altri termini, per quanto viviamo indubbiamente in una fase di restaurazione, restano aperte delle contraddizioni che potrebbero essere foriere di sviluppi non del tutto trascurabili per chi si batte per l’emancipazione del genere umano.
A partire dagli Stati Uniti d’America in cui, se è indubbio che le affermazioni di Trump e Biden abbiano spostato a destra i partiti Repubblicano e Democratico, è altresì vero che le contraddizioni reali rendono le forze conservatrici e reazionarie sempre più residuali, quanto meno in prospettiva. Per cui se lo spostarsi a destra del Partito repubblicano ne galvanizza lo zoccolo duro, al contempo le politiche oscurantiste portate avanti – a partire dalla progressiva cancellazione del diritto di aborto – per quanto abbiano la possibilità di far vincere anche da questo punto di vista chi si batte per la disemancipazione, al contempo rendono sempre più maggioritarie, in primo luogo nel caso specifico fra le donne, le forze decise a resistere alle politiche reazionarie della destra.
Anche in Germania dopo anni di dominio incontrastato della destra clerical-conservatrice, si è formato un governo decisamente meno schiacciato su posizioni conservatrici e reazionarie. Per quanto la “coalizione semaforo” che si appresta a guidare il paese sia indubbiamente centrista, come quella al governo negli Stati Uniti, ha comunque significato una almeno momentanea battuta di arresto per le forze conservatrici e reazionarie, che rischiavano altrimenti di apparire invincibili. Peraltro anche all’interno del Partito socialdemocratico, alla guida del prossimo governo, vi è una significativa contraddizione fra il nuovo cancelliere, che sarà un rappresentante dell’ala più moderata e liberale della Spd e l’affermazione alla presidenza del partito di un giovane esponente dell’ala più progressista della socialdemocrazia.
Tanto più che lo spostamento su posizioni centriste del governo tedesco ha reso possibile un’alleanza fra la Francia e l’Italia, che mette in discussione il da sempre predominante asse franco-tedesco e potrebbe mettere in questione l’egemonia del fronte più rigorosamente liberista dei cosiddetti paesi frugali. Certo, questo non toglie nulla al fatto che si tratti comunque di un accordo fra potenze imperialiste, che spingeranno nella direzione nefasta del riarmo e del rafforzamento della componente militare del polo imperialista europeo [2], contribuendo d’altra parte a rafforzare le contraddizioni interimperialiste nei confronti della Nato, da sempre posta sotto il dominio incontrastato degli Stati Uniti.
Allo stesso modo se la brexit ha indubbiamente favorito la destra conservatrice del Regno unito, rafforzando l’asse reazionario con gli Stati Uniti, la rottura con l’Unione europea sta accentuando le forze centrifughe e filo indipendentiste sia in Irlanda, sia in Scozia, che non possono che indebolire l’imperialismo a trazione inglese.
Anche nel confronto dell’imperialismo transnazionale con la Russia – che in quanto erede dell’Unione Sovietica, è il paese maggiormente in grado di tener testa alla Nato sul piano militare – le forze oltranziste statunitensi rischiano di provocare uno scontro aperto fra l’Ucraina, in cui tendono a prevalere le forze più scioviniste e avventuriste [3], e la Federazione russa, con il probabile risultato che si crei uno scenario simile a quello che ha portato alla débâcle delle forze più oscurantiste della Georgia nel vano tentativo di occupare l’Ossezia del sud.
Peraltro l’accresciuta aggressività degli Stati Uniti nei confronti della Repubblica Popolare Cinese finisce per favorire un riposizionamento più a sinistra di questo paese tanto a livello di politica interna – in cui il Partito comunista sembra aver ripreso a contrastare le forze della grande borghesia interne ed esterne – quanto in politica estera, tanto che la Cina potrebbe tornare a essere il principale punto di riferimento per i paesi del “sud del mondo”. Si pensi all’impatto che può avere la politica di aiuto della Repubblica Popolare Cinese ai paesi africani nella lotta alla pandemia [4], dinanzi alla politica ciecamente egoista delle principali potenze imperialiste.
Allo stesso modo, l’ondata di destra che in America latina sembrava in grado di mettere in ginocchio le forze del Socialismo del ventunesimo secolo sembra stia subendo una significativa battuta d’arresto. Nonostante le grandi difficoltà e i pesantissimi attacchi subiti, Venezuela, Cuba, Bolivia e Nicaragua sembrano resistere ai tentativi di rovesciamento da parte delle forze della destra oligarchica e filoimperialista, anche se la necessità di difendersi dall’offensiva delle forze oscurantiste sembra abbia costretto sulla difensiva le forze della sinistra. In Ecuador ha vinto le elezioni politiche la destra filoliberista solo a causa della guerra fratricida fra le forze della sinistra, che unite sarebbero state ampiamente maggioritarie. Inoltre i paesi più legati all’imperialismo statunitense, dal Messico, al Perù, dal Cile alla Colombia hanno visto, in un modo o nell’altro, una significativa ripresa delle forze della sinistra, che appaiono ora in grado di contendere il potere – seppure da posizioni non particolarmente avanzate – alle forze oscurantiste.
Persino in Honduras, uno dei paesi tradizionalmente più reazionari dell’America latina – da cui non a caso era partita la controffensiva delle destre con il classico golpe – si è affermata in modo molto netto, contro tutti i pronostici, la candidata più di sinistra [5]: nonostante l’Honduras sia diventato un narcostato e sia, di fatto, militarmente occupato dagli Stati Uniti. Naturalmente in queste condizioni non potrà prendere posizioni rivoluzionarie, ma già l’intento di un’assemblea costituente, strumento tipico del Socialismo del XXI secolo, e la volontà di rompere con Taiwan e riconoscere la Repubblica Popolare Cinese sono di buon auspicio. Infine, anche nei due paesi più importanti del sud America in cui si erano imposte le destreè accaduto che: in Argentina le elezioni politiche sono state vinte dal “centro-sinistra” e nelle ultime consultazioni le forze comuniste, molto radicali, hanno ottenuto un risultato più che soddisfacente. Anche in Brasile tutti i sondaggi danno il candidato della “sinistra” Lula da Silva in netto vantaggio sul candidato della destra Bolsonaro.
Persino in Palestina l’oltranzismo del colonialismo sionista sta producendo, in maniera del tutto involontaria, la crisi della pseudo soluzione di due Stati per due popoli, a tutto vantaggio della soluzione da sempre sostenuta dalle forze marxiste e comuniste di un unico Stato democratico, secondo il modello che ha portato alla fine dell’apartheid in Sudafrica [6].
In tale scenario, comunque in movimento e contraddittorio, il quadro più fosco sembra delinearsi proprio nel nostro paese. Dal punto di vista politico mentre il centrodestra si compatta per far eleggere un candidato decisamente di destra come Berlusconi o un suo degno erede, il “centrosinistra” non trova di meglio che candidare un esponente della destra neoliberista come Draghi. Con l’intento, da parte della direzione del Partito democratico, di un sostanziale accordo con i “postfascisti” di Meloni per ritornare, tenendo la barra fissa sul sistema antidemocratico maggioritario, all’alternanza fra un “centrosinistra” egemonizzato dal Pd e un “centrodestra” egemonizzato dai “postfascisti”. Mentre l’ex segretario del Pd Renzi si unifica con i “postberlusconiani” e cerca di costruire un asse con Salvini [7]. Al contempo, l’opposizione alla linea del Pd è egemonizzata dalla destra renziana, ancora ampiamente maggioritaria fra i parlamentari “democratici”. Così in un partito che si autodefinisce democratico non c’è sostanzialmente più nessuno che si batta per l’unica legge elettorale “democratica” possibile all’interno di un paese capitalista e imperialista, ovvero il sistema proporzionale senza soglie di sbarramento, volte a tagliare fuori le forze più radicali.
A ulteriore dimostrazione di quanto l’arco parlamentare possa essere attualmente spostato a destra in Italia, esemplare è stata la recente votazione su una risoluzione presentata dai fuoriusciti del Movimento 5 stelle dopo la formazione del governo Draghi, “per la tutela di Julian Assange, attualmente prigioniero politico nel Regno Unito e a forte rischio di estradizione negli Stati Uniti, con conseguenze fisiche e morali che non è difficile prevedere” [8]. La risoluzione è stata respinta con ben 225 voti contrari e appena 22 favorevoli. Per non smentirsi mai, tutti i deputati del Pd hanno votato contro insieme alla destra. Mentre persino Leu e M5s, a parole schierati dalla parte di Assange, si sono limitati a una pilatesca astensione.
Dal punto di vista economico il governo, sostenuto da quasi tutto l’arco parlamentare – con la sola opposizione di rilievo, da destra, di Fratelli d’Italia – prosegue con le sue politiche liberiste. Gli sgravi fiscali vanno a vantaggio dei più ricchi e, quindi, a svantaggio dei proletari. Le risorse europee, sperperate in continue regalie alla borghesia e in aumenti della spesa militare [9], hanno rilanciato alla grande l’inflazione, colpendo il potere di acquisto di salari e pensioni, già fra i più bassi del continente [10]. Il settore strategico delle telecomunicazioni sta per essere ceduto a un fondo speculativo statunitense, con legami oscuri con i servizi di intelligence degli Usa [11]. La più ricca e popolosa regione italiana prosegue nella privatizzazione più selvaggia della sanità, sebbene tale modello sia responsabile di uno dei livelli più elevati di morti a causa della pandemia a livello internazionale [12].
Non avendo investito nulla nella sanità e puntando solo sulla vaccinazione coatta, la situazione sociale del paese sta precipitando, come si può constatare in modo esemplare se si finisce nei pronto soccorso. Questi ultimi sono ridotti a veri e propri lazzaretti sovraffollati di barelle, neanche ci trovassimo in piena guerra mondiale, con malati di ogni tipo, pronti a scambiarsi ogni sorta di microbi e virus, con un personale sottopagato ridotto all’osso, con la sola speranza che, casualmente, si liberi un posto residuo in un reparto che abbia una qualche attinenza con la propria patologia. Salvo essere improvvisamente dimesso, senza aver portato a termine le analisi e senza aver potuto nemmeno appurare le cause del proprio malore, per fare posto a un caso ancora più grave e urgente.
D’altra parte, anche nel nostro paese ci sono segnali che vanno in controtendenza. C’è stato, finalmente, il primo sciopero unitario del sindacalismo di base, una parte del quale ha dato vita anche al “No Draghi Day”; è stato indetto uno sciopero unitario della scuola al quale hanno aderito la maggioranza dei sindacati a eccezione di Cisl e Usb. È ormai certa, per quanto in colpevole ritardo, la proclamazione di uno sciopero generale da parte del primo e del terzo sindacato confederale d’Italia. Un evento, purtroppo, quasi storico, visto che da anni i confederali hanno rinunciato a questo decisivo strumento di resistenza alla lotta di classe, altrimenti condotta unilateralmente dal padronato ai danni dei lavoratori salariati.
Note:
[1] Secondo una nota e paradossale osservazione di Mao Zedong, di probabile ascendenza confuciana.
[2] Cfr. Dinucci, Manlio, Dove ci porta l’asse Roma-Parigi, in “Il manifesto” del 30.11.2021.
[3] De Biase, Luigi, Ucraina, Zelenski cambia faccia ai suoi servizi segreti, in “Il manifesto” del 02.12.2021.
[4] Si veda, per esempio, a questo proposito l’articolo di Alessandra Colarizi, Xi Jinping: “Per l’Africa un miliardo di vaccini”, in “Il manifesto” del 30.11.2021.
[5] Cfr. Beretta, Gianni, Sorpresa Honduras, Xiomara a valanga verso la presidenza, in “Il manifesto” del 30.11.2021.
[6] Cfr. Chiodelli, Francesco, Palestina, uscire dal vicolo cieco della colonizzazione israeliana, in “Il manifesto” del 4.12.2021.
[7] Carugati, Andrea, Quirinale, nel Pd avanza l’ipotesi Draghi contro l’asse dei “due Mattei”, in “Il manifesto” del 5.12.2021.
[8] Migone, Gian Giacomo, Il prigioniero politico Julian Assange finisce in “Camera caritatis”, in “Il manifesto” del 5.12.2021.
[9] Cfr. Ciccarelli, Roberto, Sbilanciamoci: altro che Welfare, il governo Draghi investe sui militari, in “Il manifesto” del 3.12.2021.
[10] Cfr. Pandolfi, Luigi, L’inflazione mangia i salari, già tra i più basi d’Europa, in “Il manifesto” del 3.12.2021.
[11] Cfr. Bortolon, Matteo, Nelle fibre del potere, in “Il manifesto” del 4.12.2021.
[12] Cfr. Agnoletto, Vittorio, Il bazar della Riforma Moratti, funerale del Servizio Sanitario Lombardo, in “Il manifesto” del 2.12.2021.