Sahra Wagenknecht: la sinistra tedesca per la pace mondiale, la giustizia e la trasformazione sociale

In un discorso elettorale della dirigente marxista tedesca, le posizioni di coloro che si battono, nella società come nelle urne, per una Germania pacifica e democratica e per una trasformazione profonda della società.


Sahra Wagenknecht: la sinistra tedesca per la pace mondiale, la giustizia e la trasformazione sociale Credits: cambiailmondo.org

Il presente discorso è stato pronunciato a Düsseldorf lo scorso 6 settembre da Sahra Wagenknecht, dirigente e candidata del partito della sinistra tedesca Die Linke alle elezioni federali di domenica 24 settembre.

Della figura e degli scritti di Sahra Wagenknecht la nostra testata si è già occupata in passato (link), sottolineandone il valore per la costruzione di una prospettiva marxista nella Germania contemporanea. Riteniamo di grande utilità per la comprensione della fase politica tedesca ed europea portare a conoscenza del lettore italiano le posizioni che hanno segnato la campagna elettorale della sinistra in un paese cruciale per lo scontro di classe a livello internazionale. (N.d.R.)

* * *

Care amiche e cari amici, sono felice che voi siate qui e mi rallegro del vostro interesse per la Linke.

Devo dire che se si guarda alla situazione in Germania e anche qui a Düsseldorf, ciò che si vede è un’enorme spaccatura tra chi ha tanto e non sa più dove mettere i soldi e chi invece deve pagare di più ogni mese, le famiglie che non hanno chance di trovare casa ad un prezzo accettabile nei centri delle città, i bambini che vivono in povertà, talvolta, addirittura, anche qui a Düsseldorf, perché questa città non è nella condizione di proteggerli da ciò né di garantire loro delle scuole attrezzate in modo tale che abbiano veramente delle buone possibilità. Credo che questa incredibile spaccatura sia la dimostrazione che qualcosa debba cambiare in questo paese e noi della Linke siamo qui per questo cambiamento nel segno della giustizia sociale, ma per questo abbiamo bisogno del vostro sostegno.

Prima abbiamo sentito parlare di tanti argomenti e può darsi che adesso sentirete parlare di qualche tema che è già stato toccato, ma questo perché si tratta di tematiche importantissime per la Linke. Si vedono in giro i manifesti elettorali di alcuni partiti che promettono, con una bella audacia, cose che sono il contrario di quello che hanno fatto al governo. Si vedono slogan di successo che sono il contrario di ciò che rappresenta chi li ha inventati. Ad esempio, “una Germania in cui si vive bene e volentieri”. Ma certo che vogliamo una Germania in cui si vive bene e volentieri! Se si pensa che si viva bene e volentieri in un paese in cui il numero di quelli che vivono sotto la soglia della povertà, nonostante lavorino, è più che raddoppiato negli ultimi dieci anni, o in un paese in cui sempre più anziani hanno pensioni basse nonostante abbiano lavorato tutta la vita o in cui i bambini studiano in scuole in cui c’è una cronica carenza di insegnanti, allora si possono votare i partiti come SPD, CDU, FDP, Verdi, che sono per queste politiche. Ma se si pensa, invece, di voler vivere in un paese senza redditi bassi e anziani in povertà, dove i politici non si fanno comprare dai grandi gruppi industriali, dove i soldi vengono spesi non per comprare i carri armati, ma per una buona formazione e istruzione, allora si può votare solo la Linke. A settembre dovete scegliere se continuare con questo smantellamento dello stato sociale o per la Linke, finalmente nella direzione della giustizia sociale.

È incredibile come si racconti sempre di quanto sia bello e di successo questo paese: lavori fantastici, l’economia che va forte. Tutto questo viene detto continuamente. Tuttavia, l’istituto tedesco per la ricerca nell’economia (Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung) ha osservato che negli ultimi anni il reddito della popolazione è cambiato e ha affermato chiaramente che il 40% della popolazione ha redditi più bassi che alla fine degli anni Novanta. Quasi metà della popolazione che ha peggiorato in modo eclatante le proprie condizioni di vita e il proprio reddito! Io credo che questa sia la testimonianza di quanto hanno fatto i partiti che hanno governato. Non può essere stata una politica sensata se si è mandato il 40% della popolazione in questa situazione.

E pensando ancora a questo numero, si guarda alla Merkel, che va in giro per il paese a dire che la Germania va alla grande e che non è mai stata così forte in passato; ma se questi sono i numeri la situazione è molto peggiorata rispetto al passato! Delle due l’una: forse Frau Merkel pensa che quel 40% non appartenga alla Germania oppure è così lontana dalla realtà della gente che non si è resa conto di quello che è successo. Qualunque sia la spiegazione, la Merkel non si è meritata un nuovo mandato. Ma non si tratta di bocciare solo la Merkel, ma anche la sua politica e di farne una diversa. Sento spesso dire che non c’è un desiderio di cambiamento, che la gente è soddisfatta, che vuole che le cose rimangano così. Ma quando parlo con i cittadini sento qualcosa di diverso: non è vero che non desiderano un cambiamento, anzi, c’è una forte speranza che si possa fare una politica diversa.

A fronte del fatto che le differenze tra SPD e CDU si devono cercare con il lanternino, come ha dimostrato il confronto tra i due, questo singolare e affettuoso confronto che chiamano “duello”, io penso che vi sia una grande tensione al cambiamento e questo si è visto quando Martin Schulz è stato nominato e l’SPD è cresciuta moltissimo nei sondaggi. Ma questo perché? Non perché Schulz piaccia particolarmente, ma perché molte persone hanno sperato che l’SPD, con questo nuovo candidato, facesse un’altra politica, che diventasse veramente un partito socialdemocratico, che si allontanasse dalla politica dell’abbassamento dei salari e delle pensioni. In molti hanno sperato che l’SPD uscisse da questo corso. Ma la cosa triste è che, nei mesi successivi, l’SPD ha fatto di tutto per abbattere questa speranza. E oggi il programma elettorale dell’SPD è totalmente privo di coraggio; non si parla di tassa patrimoniale per i super ricchi, multimilionari e miliardari, né dei redditi bassi o del lavoro somministrato, niente di tutto questo, nessun discorso sulla giustizia sociale. Ma il punto più basso si è raggiunto a mio avviso all’ultimo congresso del partito intitolato “il tempo della giustizia” (Zeit für Gerechtigkeit). Chi era la star di questo congresso? L’ex cancelliere Gerhard Schröeder, responsabile dello smantellamento dello stato sociale in Germania. Non si può essere meno credibili di così. E quindi dico che anche chi si augura ancora che l’SPD si sposti a sinistra e che dopo la sconfitta alle elezioni non si rintani nella prossima Große Koalition, ora può soltanto unirsi alla Linke per rafforzarla.

Ma quali sono i cambiamenti da attuare? Sui manifesti elettorali vediamo riferimenti a “buoni stipendi” e “buoni lavori”. Schulz dice che bisogna avere rispetto per i lavoratori; si, sono d’accordo, ma cosa vuol dire rispetto? Rispetto non vuol dire parlare dei lavoratori in ogni discorso, ma vuol dire lavori ben pagati e stipendi versati regolarmente, vuol dire aumento del reddito minimo. Il sindaco di Amburgo mi ha criticato perché secondo lui è una teoria complottista affermare che i lavori mal pagati in Germania sono il frutto di decisioni politiche…e se non è così, di cosa dovrebbero essere il frutto?! Prendiamo ad esempio il boom del lavoro somministrato…di certo non è la violenza della natura che si è abbattuta su di noi e ci ha condannati a redditi bassi. Sono le decisioni politiche che, con leggi sbagliate, hanno indebolito le lavoratrici e i lavoratori e queste leggi ora devono essere cambiate. Non ci si può rassegnare a tutto ciò.

E naturalmente non ci si può rassegnare al fatto che le pensioni vengano ridotte sempre più. E non si può certo ritenere che la proposta dell’SPD di andare in pensione a 67 anni o quella della CDU a 70 siano delle alternative accettabili. È necessario un abbassamento dell’età pensionabile e questo è possibile e lo dimostra l’Austria che ha fatto una riforma del sistema pensionistico come quella che noi chiediamo da anni: un unico fondo pensioni in cui tutti, compresi lavoratori autonomi, politici e lavoratori pubblici versino i propri contributi e da dove poi tutti traggano la propria pensione. E i risultati si vedono con un aumento delle pensioni. Tutto questo sarebbe possibile anche in Germania.

Tra le molte cose che vengono promesse in campagna elettorale, si parla sempre di più di politica fiscale. E qui si vede l’audacia con cui alcuni partiti fanno le loro promesse, senza dire dove vogliono prendere i soldi per finanziarle. Tutti i partiti infatti, promettono una riduzione delle tasse per i redditi medi e bassi; certo, è giusto, lo diciamo anche noi che non è giusto che persone con redditi bassi paghino tasse elevate, a differenza di grandi gruppi come Apple e Starbucks. La CDU, per esempio, promette 5 miliardi per una riduzione delle tasse, ma non dice dove vuole andare a prendere questi 5 miliardi. Questo significa che è una promessa non seria. Noi invece vogliamo veramente alleggerire il carico fiscale sui redditi medi e bassi e lo diciamo dove vogliamo prendere i soldi: li prendiamo dai grandi patrimoni, dagli stipendi d’oro, dai multimilionari e miliardari che si sono arricchiti sempre di più negli ultimi anni. È ovvio che lì si può prelevare di più, soprattutto dai grandi gruppi industriali. È un’enorme ingiustizia che le piccole e medie imprese debbano pagare più tasse dei grandi gruppi industriali, perché questi godono di enormi vantaggi fiscali. E quindi lo diciamo chiaro: vogliamo una super tassa del 75% per tutti coloro che guadagnano più di un milione all’anno. Anche gli Stati Uniti, che non sono certo un paese socialista, avevano una tassa simile del 70% fino al 1981. E c’è chi ha detto che è inesigibile che chi ha un reddito così alto paghi questa tassa, che non si può fare, che si danneggiano le persone zelanti che guadagnano tanto. Io avrei voluto che almeno uno nel dibattito avesse detto: è inesigibile che in questo paese uno che guadagna 1300 euro al mese venga tassato al 30%. È questo che è inaccettabile perché si tratta di un reddito bassissimo. Per questo noi della Linke diciamo che fino a 1600 euro non si deve pagare nessuna tassa perché si tratta di un reddito minimale necessario per vivere.

E c’è un altro punto controverso che mostra quanto siano forti le lobbies in questo paese ed è la tassa patrimoniale. Fino al 1997 esisteva questa tassa in Germania. Oggi, a parte la Linke, nessuno dice che multimilionari e miliardari devono pagare una patrimoniale. Questo mostra chi è davvero forte in questo paese, chi determina le decisioni politiche. Noi lo diciamo chiaro: vogliamo una tassa patrimoniale del 5%. Peraltro, il 5% sarebbe pure poco per i miliardari che hanno accresciuto il loro patrimonio dell’11% negli ultimi anni, ma ok, facciamo 5%. A questo punto arrivano i commentatori a dire: uuh non si può fare! Questo è esproprio! Non si può proprio fare in Germania. E invece l’esproprio esiste in Germania; per esempio, quando uno, a 50 anni, perde il lavoro e non ne trova un altro, quello sì che è brutale esproprio perché gli si toglie tutto quello che ha risparmiato in una vita. Non è certo la tassazione di patrimoni miliardari l’esproprio, chi dice questo non ha capito niente. È, anzi, l’esistenza stessa di patrimoni miliardari che si fonda sull’esproprio! Sono i lavoratori nelle aziende a produrre con il proprio lavoro patrimoni miliardari. E per questo la tassazione di patrimoni di centinaia di milioni o di miliardi di euro non sarebbe un esproprio, bensì una restituzione! In questo modo la collettività potrebbe recuperare quello che le spetta, o almeno una piccola parte di quello che le spetta, in quanto quella ricchezza è stata prodotta con il lavoro di tutti. E tutto questo potrebbe essere utilizzato per finanziare i settori dell’istruzione e della sanità. Si tratta di una misura urgente e necessaria!

E non credete mai a politici che dicono che questo o quello non può essere finanziato perché non ci sono i soldi. Io credo che per ciò che si vuole veramente finanziare i soldi si trovano. Un esempio: a fronte dell’abbassamento degli stipendi e delle pensioni e del taglio dei servizi sociali, c’è un settore in cui invece la spesa continua ad aumentare ed è quello delle spese militari. Quest’anno in questo settore la spesa è aumentata dell’8% e verrà raddoppiata in caso di riconferma della Merkel. Lì, a quanto pare, non c’è nessun problema di finanziamento perché si tratta di una priorità per la Große Koalition. Ma questo dimostra che i partiti che sono disposti a spendere così tanto in questo settore, raccontandoci poi che non ci sono soldi per buone pensioni e per l’istruzione, non devono essere rieletti perché hanno posto priorità politiche assurde. E la motivazione che danno a queste spese - servono per la nostra sicurezza - è un insulto all’intelligenza di chi ascolta…c’è forse Putin alle porte di Berlino? Quando si sentono queste cose, bisogna guardare ai veri numeri: i paesi della Nato spendono all’anno 900 miliardi di dollari per le spese militari e, tra questi, i paesi europei da soli 300 miliardi. Per fare un confronto, la Russia ne spende 60, che pure sarebbe troppo. E questo dovrebbe garantire la nostra sicurezza in un mondo in cui 23 milioni di persone in Yemen e Sudan sono minacciate dalla morte per fame e potrebbero essere salvate con 5 o 10 miliardi. Tutto questo è davvero meschino e mostra quali sono gli orientamenti valoriali di una simile politica.

Però le guerre, a quanto ci dicono, vanno fatte per combattere il terrorismo. Noi facciamo solo guerre anti terrorismo! Quello che non si dice, però, è che, ad ogni guerra anti terrorismo, il terrorismo diventa sempre più forte. La prima è stata in Afghanistan: oggi, dopo 15/16 anni i Talebani sono ancora più forti di prima e godono di maggiore credito nella popolazione. E così anche in Iraq: se non ci fosse stata la guerra in Iraq oggi non esisterebbe uno stato islamico che semina il terrore in Europa e nel resto del mondo con gli attentati. Poi si è bombardata la Libia, trascinandola in una situazione politica disastrosa. Uno stato dilaniato. E la Merkel dice ora che con la Libia bisogna cooperare perché non ha strutture statali. E perché non ha strutture statali? Perché le abbiamo bombardate! Poi la Siria. E il terrorismo, intanto, è sempre più forte. Prima dell’Afghanistan c’erano poche centinaia di terroristi internazionali, oggi centinaia di migliaia. Questo è il risultato di quelle guerre e delle vittime civili di quelle guerre, tra le quali i terroristi hanno trovato terreno fertile. Il terrorismo non si può combattere con le guerre e, anzi, la guerra è la forma peggiore di terrorismo. E comunque molte di queste guerre non avevano a che fare veramente con il terrorismo, ma erano guerre per esercitare influenza e controllo. Chi vuole veramente indebolire i terroristi deve tagliare le spese militari. Cosa fa invece il nostro governo insieme a Trump e a tutti gli altri? Fornisce armi all’Arabia Saudita, centro del radicalismo islamico, che finanzia, arma e sostiene ideologicamente il terrorismo islamico. E uguale in Turchia. È documentabile il fatto che Erdogan abbia armato i terroristi in Siria e, nonostante ciò, noi forniamo armi alla Turchia. Queste sono politiche assurde, così non si combatte il terrorismo. Se davvero si vuole smetterla con le guerre, bisogna fare in modo che in Germania si smetta di fare affari grazie alle guerre e alla morte.

La Merkel dice che vuole combattere contro le cause delle migrazioni, ma il modo migliore per farlo sarebbe smetterla con le guerre e smetterla di fornire armi. E inoltre, le politiche che abbiamo portato avanti nei confronti dell’Africa sono totalmente sbagliate: cooperiamo con le dittature, e poi si dice che vogliamo combattere le cause delle migrazioni… e così anche con le nostre politiche commerciali in Africa: i paesi vengono costretti ad abbassare i loro dazi doganali e inoltre noi, con l’esportazione dei nostri prodotti, sappiamo bene che togliamo ogni possibilità e prospettiva ai produttori locali e poi ci si stupisce che le persone scappano! Queste sono le conseguenze delle nostre politiche! Ma l’apice della sfacciataggine si raggiunge quando i partiti che fanno una politica così assurda dicono che gli indirizzi della Linke sulla politica estera sono irresponsabili. E questi discorsi li trovo particolarmente significativi quando provengono dall’SPD e dai Grüne. C’è stato un cancelliere socialdemocratico che ha tematizzato ciò che purtroppo oggi solo la Linke sostiene. Willy Brandt ha detto in passato “Dal suolo tedesco non deve più venire alcuna guerra”. Questa è la politica estera della Linke. Ci dicono che siamo irresponsabili, ma l’irresponsabilità è, invece, quella delle posizioni a cui sono approdati l’SPD e i Grüne. Questi ultimi, tra l’altro, affondano le proprie radici nei movimenti per la pace. Noi rimarremo su queste posizioni perché già abbastanza partiti hanno legittimato guerre e sostenuto le esportazioni di armi. Noi rimarremo l’Antikriegspartei (partito contro la guerra). Siamo convinti che, in questa situazione, sia necessario andare verso il disarmo e puntare sulla diplomazia.

E naturalmente siamo a favore del ritiro delle armi nucleari americane dalla Germania. Mi ero sinceramente rallegrata che Martin Schulz si fosse espresso a favore del ritiro perché negli ultimi anni la Große Koalition parlava, al contrario, di modernizzarle. Sarebbe stato grandioso se l’SPD si fosse invece battuta con noi per il ritiro. Abbiamo pensato che, allora, forse, c’era una maggioranza in parlamento a favore del ritiro perché, oltre all’SPD, anche i Grüne si erano espressi a favore. E allora abbiamo pensato: Ottimo! Sfruttiamo questa maggioranza finché c’è. Ieri volevamo votare la proposta di legge per il ritiro…cos’è successo? L’SPD ha impedito che la proposta venisse approvata. Cari compagni e compagne dell’SPD: quando si dice una cosa in piazza e poi in parlamento si vota contro quanto si è proclamato, non ci si può stupire del fatto che si perda sempre più credibilità.

Forse molti si chiedono: perché fare una politica che non guarda mai agli interessi della maggioranza, ma sempre a quelli di singole lobbies? Le spese militari, ad esempio, sono una richiesta delle fabbriche di armi. […] E qui bisogna parlare necessariamente di quelle strutture attraverso cui i soldi comprano la politica in questo paese. Parlo, per esempio, di una cosa che riguarda Gerhard Schröeder e di cui si discute ora come se fosse l’unico caso, ma non lo è. Parlo dei politici che, dopo il ritiro dalla politica, si riciclano negli ambiti imprenditoriali per i quali avevano preso decisioni durante il mandato. Non è una novità. Alcuni politici della CDU, per esempio, hanno curato gli interessi dell’industria dell’auto e poi lì si sono riciclati. Ciò significa che per i favori che si sono fatti alle lobbies nell’attività politica, si viene successivamente ricoperti d’oro dalle stesse lobbies. Questa è corruzione, nient’altro. E tutto il rumore che si fa solo per Schröder è un’ipocrisia, se si pensa a tutti gli altri casi di cui non si parla. Noi lo diciamo chiaro: vogliamo vietare che i politici si riciclino nei settori imprenditoriali con cui hanno avuto a che fare in politica, perché questo significa comprare la politica. Pensionati, disoccupati, piccoli imprenditori non possono godere di questi mandati lucrativi. Non vale la pena impegnarsi in politica per il bene di queste categorie, ma vale la pena farlo per l’industria chimica, per le banche e per l’industria delle auto.

Ma c’è anche un altro modo attraverso cui i partiti vengono comprati in questo paese: i finanziamenti ai partiti da parte delle imprese. Certo, ogni piccola impresa può finanziare un partito, ma non in una misura tale per cui quel finanziamento possa essere considerato rilevante da parte degli stessi partiti. Se invece la BMW finanzia la CDU con 650.000 euro, non si può dire che quel finanziamento non sia rilevante. Ma questi finanziamenti vengono fatti non solo alla CDU, ma anche all’FDP, all’SPD e anche ai Grüne. Questi ultimi, tra l’altro, anche da parte del settore delle armi, almeno in Baden-Württemberg. E tutto questo non viene fatto per altruismo o democrazia ma per vedere attuati i propri interessi. E così è avvenuto in passato anche in occasione del salvataggio delle banche. Questo finanziamento ai partiti da parte delle imprese significa comprare la politica e noi lo vogliamo vietare, come avviene anche in Francia.

A questo punto abbiamo sentito a lungo ciò che die Linke vuole e ciò che rappresenta. Avete visto il materiale che è stato distribuito. Può essere che ci siano alcune piccole proposte che non vi convincono ancora appieno. È certamente normale, ma c’è un motivo di convincimento che è sufficiente per decidere di votare die Linke: siamo l’unico partito che non ha mai ricevuto un euro dall’industria delle armi, da quella chimica, da quella dell’auto o da una banca tedesca e penso che questo dica chiaro che siamo indipendenti! Non siamo in vendita! Noi non facciamo politica per queste lobbies ma per la maggioranza delle persone. Non siamo comprabili, ma siamo eleggibili e quindi, per favore, votateci il 24 settembre! Vi ringrazio.

23/09/2017 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: cambiailmondo.org

Condividi

Pin It

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

Newsletter

Iscrivi alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato sulle notizie.

Contattaci: