Nasce il Governo BlackRock: Friedrich Merz al comando della Germania tra bellicismo e austerità

Il nuovo esecutivo tedesco, frutto dell’intesa tra CDU/CSU e SPD, solleva dure critiche per il suo programma aggressivo in politica estera, le riforme autoritarie interne e l’influenza delle élite finanziarie. Dura la condanna dei comunisti tedeschi.


Nasce il Governo BlackRock: Friedrich Merz al comando della Germania tra bellicismo e austerità

La formazione del nuovo governo tedesco guidato da Friedrich Merz era prevedibile sin dalla pubblicazione dei risultati delle elezioni dello scorso 23 febbraio. Dopo sei settimane di negoziati successivi alle elezioni federali, l'Unione (CDU/CSU) e il Partito Socialdemocratico (SPD) hanno trovato un'intesa per la costituzione di una nuova coalizione di governo. Il risultato è un esecutivo che, pur formalmente configurato come una riedizione della "Große Koalition" che ha segnato la politica tedesca in anni passati, si distingue per contenuti programmatici più aggressivi e una svolta marcatamente conservatrice e neoliberista, tanto da essere stato soprannominato da diversi osservatori e critici il "Governo BlackRock".

Il soprannome si riferisce in modo evidente al legame ideologico e personale che unisce il nuovo cancelliere Friedrich Merz al colosso della finanza internazionale BlackRock, presso il quale ha ricoperto per anni un ruolo dirigenziale in Germania. Questo collegamento è diventato il simbolo di una visione politica improntata alla deregolamentazione economica, al rafforzamento degli interessi del grande capitale e a un approccio apertamente filo-atlantista in politica estera, che trova la sua manifestazione più evidente nelle posizioni assunte dal nuovo governo in materia di difesa e sicurezza.

Un programma di governo segnato dalla militarizzazione

Uno degli aspetti più controversi del contratto di coalizione, sul quale abbiamo già avuto modo di esprimerci, è senza dubbio l'intensificazione delle spese militari. Il documento, lungo 144 pagine, prevede esplicitamente un significativo incremento del bilancio per la difesa, accompagnato dall'introduzione di nuove misure per rendere il servizio militare "più attraente". In parallelo, il governo Merz ha promesso la modernizzazione delle forze armate, la reintroduzione di una forma di leva obbligatoria e l'acquisto di nuovi armamenti, tra cui sistemi missilistici a medio raggio da posizionare sul territorio nazionale.

Tali misure si inseriscono nel quadro di un rafforzamento dell'impegno tedesco nell'ambito della NATO e, in particolare, nella guerra per procura contro la Russia condotta attraverso l'Ucraina. La nuova coalizione prevede infatti un ampliamento dell'assistenza militare a Kiev, con uno stanziamento di 11 miliardi di euro nei prossimi anni. Questo orientamento ha suscitato una durissima reazione da parte dei partiti della sinistra tedesca, in particolare del DKP (Deutsche Kommunistische Partei) e dell’Alleanza di Sahra Wagenknecht (Bündnis Sahra Wagenknecht, BSW), che hanno denunciato apertamente l'escalation bellicista dell'esecutivo.

La critica dei comunisti e degli altri partiti di opposizione

In una serie di comunicati e articoli pubblicati sulla stampa comunista e della sinistra radicale, il DKP e altre forze della sinistra radicale hanno espresso una netta condanna delle politiche adottate dal governo Merz. Secondo il Partito Comunista, infatti, il nuovo corso tedesco rappresenta una pericolosa involuzione verso una società militarizzata, in cui le esigenze dell'apparato bellico-industriale prevalgono su quelle della popolazione. "A 80 anni dalla sconfitta del fascismo, la Germania si prepara di nuovo alla guerra, questa volta al fianco delle grandi potenze imperialiste", ha dichiarato Hans Bauer, esponente di rilievo della DKP, in un editoriale comparso sull'edizione dell'11 aprile della testata Unsere Zeit.

I comunisti denunciano inoltre la manipolazione dell'opinione pubblica attraverso la propaganda bellicista e la repressione delle voci dissidenti, in un clima di crescente censura e criminalizzazione del dissenso. In tale contesto, la crescente centralità del complesso militare-industriale viene vista come parte di un progetto più ampio di trasformazione autoritaria dello Stato, sostenuto da una borghesia sempre più aggressiva e da un capitale finanziario desideroso di estendere il proprio dominio nei confronti della Russia e delle risorse dell'Est europeo.

Tuttavia, le critiche al governo Merz non provengono soltanto dai comunisti. Anche i Verdi, esclusi dal nuovo esecutivo nonostante abbiano votato a favore delle modifiche alla Legge Fondamentale per favorire il riarmo, hanno manifestato una forte insoddisfazione per l'accordo di coalizione. In particolare, le capogruppo parlamentari Britta Haßelmann e Katharina Dröge hanno accusato CDU e SPD di trascurare la giustizia intergenerazionale, rimandando le scelte più urgenti in materia di politiche sociali e ambientali. Il rischio, secondo i Verdi, è un pericoloso arretramento sul fronte della lotta al cambiamento climatico.

Die Linke, per voce della sua nuova presidente Ines Schwerdtner, ha invece parlato di "ignoranza arrogante" nei confronti del malcontento sociale crescente. Secondo l’esponente del partito della sinistra radicale, povertà, disoccupazione, distruzione ambientale e coinvolgimento in conflitti internazionali verranno ancora una volta ignorati da un esecutivo sempre più distante dalle esigenze della popolazione. Schwerdtner ha criticato soprattutto la SPD per aver accettato un compromesso che rafforza l'agenda neoliberale della CDU, tradendo in tal modo la propria tradizione di sinistra riformista.

Infine, anche l'estrema destra dell'AfD (Alternative für Deutschland) ha espresso il proprio dissenso, sebbene da una prospettiva diametralmente opposta. Il leader della sezione brandeburghese del partito, René Springer, ha criticato l'accordo come una "prosecuzione ininterrotta" della politica degli ultimi anni, lamentando la mancanza di un vero cambiamento di rotta, soprattutto in materia di immigrazione.

Politiche sociali e migrazione: un inasprimento annunciato

Nonostante le dichiarazioni degli esponenti dell’estrema destra, nel campo delle politiche sociali e migratorie, il contratto di coalizione prevede un inasprimento delle condizioni per i beneficiari del Bürgergeld, il reddito minimo garantito, e un approccio più rigido nella gestione dei flussi migratori. Vengono inoltre introdotti meccanismi più severi di sanzione per chi non rispetta determinati criteri, e si prevede la possibilità di respingimenti coordinati con i Paesi confinanti, anche senza il loro esplicito consenso.

Tali misure sono state duramente criticate dalle organizzazioni per i diritti umani e dai movimenti antirazzisti, che le considerano in contrasto con i principi costituzionali e con il diritto internazionale. Il rischio, secondo questi attori, è quello di una deriva securitaria che criminalizza la povertà e la migrazione, alimentando la xenofobia e la polarizzazione sociale.

Conclusioni: un governo di classe al servizio del capitale

La nascita del governo Merz segna, secondo ampi settori della sinistra e dei movimenti sociali, un'accelerazione della trasformazione oligarchica della democrazia tedesca. L'influenza del grande capitale finanziario, simbolicamente rappresentato dalla denominazione di Governo BlackRock, permea non solo l'agenda economica del nuovo esecutivo, ma anche la sua visione del ruolo internazionale della Germania: un attore armato, subordinato alla strategia dell'Alleanza Atlantica e pronto a sacrificare la coesione sociale interna sull'altare della competizione globale.

In questo contesto, le prospettive per una reale alternativa appaiono scarse, a meno di riuscire ad organizzare una vera risposta dal basso contro le politiche guerrafondaie ed antisociali del nuovo esecutivo. La forza dell'opposizione parlamentare è infatti limitata, mentre cresce l'importanza del dissenso sociale organizzato fuori dalle istituzioni. Secondo i comunisti tedeschi, solo una vasta mobilitazione popolare, pacifista e antimilitarista può oggi rappresentare un argine credibile contro la deriva autoritaria e bellicista incarnata dal "Governo BlackRock".

11/04/2025 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

Condividi

L'Autore

Giulio Chinappi

Pin It

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

Newsletter

Iscrivi alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato sulle notizie.

Contattaci: