Copenaghen. Crede che gli andrà bene, lo considera il suo turno di opportunità. Gli altri popoli sono obbligati, dovranno assecondare le sue proposte, dovranno aiutarlo perché è arrivato il suo turno. Abbiamo inteso bene? Obbligati. La questione, per il capitalista imperialista presidente in carica degli USA Donald Trump, non è se gli altri possono o vogliono, insomma è già deciso: dovranno. Tutti devono aiutarlo, allora, è il suo turno di opportunità. Ha già il suo piano, anche il modo con cui li ricompenserà. Il problema è che non potrà essere solo, mentre lo è. E, allora, si comporta capricciosamente, zimbello per molti giornali statunitensi (“The New Yorker”, “Vanity Fair”), per molti frequentatori di social, per chi ha ancora l’uso della ragione. In definitiva, speriamo davvero in definitiva: niente Groenlandia!
Allora: niente viaggio in Danimarca per Donald Trump. Il presidente degli Stati Uniti ha deciso di rinviare l’incontro con Mette Frederiksen, prima ministra danese, che ha dichiarato come il suo Paese non ha alcun interesse a discutere della proposta di acquisto della Groenlandia, un territorio danese autonomo, che il presidente Trump vorrebbe acquistare: “sarebbe una discussione assurda”. E, però, in un tweet, martedì sera, Trump ha annunciato l’annullamento dell’incontro previsto nella visita di Stato: “la Danimarca è un paese molto speciale, con persone incredibili, ma sulla base dei commenti del primo ministro Mette Frederiksen, che ha detto di non avere alcun interesse a discutere l’acquisto della Groenlandia, rimanderò il nostro incontro, che era in programma tra due settimane, per un’altra volta”. C’è stata la conferma del portavoce della Casa Bianca, Judd Deere, al New York Times: “In questo momento, la visita in Danimarca viene annullata”.
Dall’altra parte i groenlandesi avevano già definito l’idea del presidente americano una “pazza idea”. Frederiksen, che ha visitato l’isola per incontrare il suo premier, Kim Kielsen, domenica scorsa ha spiegato ai giornalisti che la Groenlandia non poteva essere venduta perché non appartiene alla Danimarca: “la Groenlandia non è danese. La Groenlandia è groenlandese”.
Dobbiamo tornare al 1946 quando gli Stati Uniti offrirono alla Danimarca 100 milioni di dollari per acquistare l’isola. Anche allora niente da fare, la Groenlandia non è diventata uno della cinquantina di Stati Uniti d’America. Era stato raggiunto un accordo per mantenere una base aerea USA nella zona settentrionale, a Thule. Nel corso del suo viaggio in Groenlandia, la prima ministra danese ha detto che sperava fosse giusto considerare giunto il momento di lasciarsi alle spalle la “battutaccia” di Trump. “Per fortuna, l’epoca in cui si acquistavano e vendevano Paesi e popolazioni è finita” ha aggiunto. Per la Danimarca resta, comunque, importante mantenere un rapporto strategico ancora più stretto con gli Stati Uniti. Trump non ha mancato di replicare, come uomo di spettacolo quale è, ha parlato ai giornalisti affermando che l’aggiunta dell’isola alle acquisizioni immobiliari non è una priorità della sua amministrazione. “Strategicamente è interessante e saremmo interessati, ma ne riparleremo. Non è l’obiettivo più urgente, posso assicurarvelo”, così si è espresso.
La Groenlandia, ricordiamo, è un'isola all'estremo nord dell'oceano Atlantico tra il Canada a sud-ovest, l'Islanda a sud-est, l'Artide e il mar Glaciale Artico a nord. Geograficamente appartiene alla placca nordamericana, mentre dal punto di vista politico costituisce una nazione del Regno di Danimarca.
È considerata l’isola più vasta del pianeta (perché l'Australia, circa tre volte più estesa, è classificata come "massa continentale" e non isola). Con circa 0,03 abitanti per km² è lo Stato meno densamente popolato.
Fa dunque parte del Regno di Danimarca che comprende anche la Danimarca continentale e le Isole Faer Qer. La Groenlandia fu colonia della Corona Norvegese fino al 1814, poi passò sotto il controllo della Danimarca e nel 1953 divenne parte del regno danese con la formula dell'unione personale. Dal 1979 l'isola ha un autogoverno, concessole dal Parlamento danese con una legge approvata nel 1978.
La regina di Danimarca è il capo di Stato della Groenlandia che ha fatto parte della Comunità Economica Europea (con la Danimarca) dal 1973 fino al 1985, quando uscì con un referendum.
Nel 2008 gli abitanti della Groenlandia hanno approvato, con un referendum, l'autonomia a tutto il territorio trasferendo al governo locale le competenze in ambito legislativo, giudiziario e nella gestione delle risorse naturali. Il referendum, molto criticato e non vincolante per il parlamento danese, è stato poi riconosciuto divenendo effettivo nel 2002:un passaggio importante verso l'indipendenza. La Danimarca mantiene ancora il controllo su finanze, politica estera e difesa militare e provvede a un sussidio annuale (circa 3,4 miliardi di corone, pari al 30% del PIL per il 2008). La Groenlandia resta, dunque, una nazione costitutiva della Danimarca.
Ecco, Trump, sogna per evidenti motivi politici, considerato il luogo strategico dell’isola groenlandese, di conquistarla prima che Russia e, soprattutto, Cina ci mettano il pensiero. Continua a sognarla da uomo vuoto quale è. Di quelli con la sola bandiera stelle e strisce sulla via delle vendite al dettaglio, con il misto di cotone e poliestere nei loro pantaloni globali, con la volontà di lottare per un po’ di quattrini. Iniqui capitalisti, pesci da rigettare all’asciutto.