La posizione del Partito Comunista della Federazione Russa

Un articolo programmatico del presidente del Partito Comunista della Federazione Russa pubblicato su “Cumpanis” illustra nel dettaglio le posizioni di quel partito sia sulle questioni internazionali che sulle prospettive economiche e sociali di quel paese.


La posizione del Partito Comunista della Federazione Russa Credits: https://www.cumpanis.net/wp-content/uploads/2023/06/Immagine-per-home-articolo-Ziuganov.jfif_.jpg

 

Gennadij Zjuganov, presidente del Partito Comunista della Federazione Russa (PCFR) e autore di molti libri, tra cui Globalisation and the Future of Mankind, Russia in the Gunsight of Globalism, The Russian Core of the Great Power e The Russian World on Two Axes, si è occupato più volte del carattere aggressivo dell’imperialismo statunitense e dei loro alleati e dell’emergere di nuovi poli mondiali che stanno costruendo un’alternativa a quel dominio, tra cui quello cinese, indiano e russo.

In un lungo articolo pubblicato da “Cumpanis”, Zjuganov analizza in dettaglio una serie di aspetti della situazione internazionale e interna alla Federazione Russa.

L’articolo è importante perché copre un vuoto di informazione in Italia sulla posizione dei compagni russi sia sul versante internazionale, caratterizzato appunto dallo scontro in atto fra il polo a predominio USA e il resto del mondo che si va smarcando da questo dominio, sia sulle questioni interne della Federazione in cui ancora si paga l’implosione dell’Unione Sovietica, ma che tuttavia non vede precluse possibilità di transizione verso un nuovo socialismo.

Sul primo terreno il PCFR si pone in sostanziale accordo con l’iniziativa russa di respingere l’attacco perpetrato dal blocco della NATO, intenzionato ad “assestare un colpo mortale al nostro paese con metodi da guerra ibrida” e determinato con questa guerra a “chiudere la «questione russa»”. Per questo sono più di 1.500 le sanzioni economiche imposte contro la Federazione Russa, cosa senza precedenti nella storia. Sottolinea anche la necessità di proteggere le Repubbliche popolari di Donetsk e di Lugansk da quasi 10 anni vittime dell’aggressione del regime ucraino e di “liberare il popolo fratello dell’Ucraina dal governo nazista ispirato a Bandera”.

Questa analisi del quadro internazionale si dilunga in maniera assai puntuale, a partire dalla storia più antica e dall’analisi di Lenin dell’imperialismo, passando per la vittoria contro il nazismo, le varie guerre degli USA in molte parti del mondo, la colonizzazione della Russia sotto la presidenza di Eltsin, il colpo di Stato del 2014 a Kiev, la creazione intorno alla Russia di una catena di Stati ostili e di basi militari, per giungere alla situazione attuale in cui pare che gli Stati Uniti abbiano scelto l’opzione della guerra per perseverare nel loro sfruttamento di buona parte del globo, anche attraverso il ruolo del dollaro, sostenuto dalla loro potenza militare. Viene evidenziato l’emergere di una moltitudine di Stati, che rappresentano oltre la metà della popolazione mondiale, che si organizzano e uniscono le loro forze per resistere e contrattaccare. Di questo abbiamo già trattato ampiamente in questo giornale.

Meno nota invece è la posizione del PCFR sulla situazione interna della Russia che vede quel partito all’opposizione del regime di Putin. Vengono denunciate le responsabilità dei “riformatori” che smantellarono le conquiste del socialismo e si resero “ossequiosi” verso Washington. Ma oggi emerge che “l’enorme eredità dell’URSS non è ancora esaurita” e che “solo la lotta dei lavoratori per il socialismo permetterà di costruire un mondo nuovo”.

Per questo motivo è necessario “tenere presente l’esperienza dello sviluppo della Cina, un fenomeno unico che tutto il mondo ammira” e che è diventata “una stella polare per tutta l’umanità”.

Quando il partito comunista dell’URSS ha rinunciato al suo ruolo di dirigente, la società è caduta nel caos ed è stata “spinta a restaurare il capitalismo”. Per questo è importante che in Cina si intenda invece salvaguardare il ruolo del partito.

Dopo aver rammentato le strepitose imprese economiche dell’URSS che gli permisero di battere l’aggressione della Germania nazista e di fare enormi progressi nel dopoguerra fino a poco prima della dissoluzione di quello Stato, Zjuganov denuncia invece il saccheggio dell’economia sovietica da parte degli oligarchi russi e dei loro complici stranieri. La mortalità si elevò drammaticamente e “chi sopravvisse fu obbligato a lavorare non per la gente e per il nostro paese, ma per le loro tasche e per il vantaggio dei padroni occidentali” realizzando così quello “che non era riuscito a fare Hitler”.

Il paese non è riuscito a ricostruire ciò che è stato distrutto dal tradimento, dagli oligarchi e dai funzionari corrotti. Nonostante il crescente sentimento di sinistra, ci sono in Russia forze che agiscono a vantaggio del capitale transnazionale e per “mantenere intatto quel modello economico distruttivo”. I liberali si oppongono in ogni modo possibile a una revisione del “corso che ci è stato imposto nei maledetti anni Novanta”.

I comunisti russi sono ben consapevoli che nella prospettiva dei grandi processi mondiali il comportamento della borghesia “compradora” sarà condannato dalla storia. Ma la Russia e i suoi cittadini stanno pagando molto caro questo comportamento ed è ravvicinato il pericolo di un crollo “sotto il peso della crisi economica e l’intensificarsi delle azioni della «quinta colonna»”.

Purtroppo gli attuali governanti esitano a rompere con l’ideologia imposta dai globalisti, e sono sprovvisti di “un chiaro programma di trasformazione” conforme agli interessi nazionali. Il potere russo, anziché avviare un “nuovo corso socioeconomico” e respingere l’ideologia antisocialista, ha continuato a proporre un’economia incentrata sulle materie prime e sul ritardo tecnologico. In quasi tutti i settori chiave i finanziamenti stanno diminuendo in termini reali, quando non addirittura anche in termini nominali, mentre si ignora “la necessità di rompere con le strutture neocoloniali del capitale globale, quali sono il Fondo Monetario Internazionale o l’Organizzazione Mondiale del Commercio”. La conseguenza è che negli ultimi 30 anni la crescita mondiale è stata 12 volte più rapida di quella russa. Per non parlare del confronto con l’economia cinese che, sotto la guida del partito comunista, ha avuto progressi assai più rilevanti della media mondiale. Da ciò emerge chiaramente la direzione che la Russia dovrebbe intraprendere per uscire dalla crisi.

Anche sul piano sociale le cose non vanno. La flat tax, che il governo non intende rivedere, permette di fare pagare meno tasse ai ricchi. Gli scienziati sono diminuiti del 9% nell’ultimo decennio, pregiudicando la sovranità tecnologica che oggi svolge un ruolo strategico. Gli esperti dell’Università di Mosca hanno rilevato che “Il modello economico adottato in Russia dopo il collasso dell’URSS è categoricamente inefficace e in contraddizione con le necessità dello sviluppo. Egualmente inefficace e irresponsabile è l’attuale gestione dell’economia con il risultato diretto delle privatizzazioni, che si sono rivelate avventuristiche e predatorie” e vedono nel ritorno allo Stato dei settori strategici l’unico modo per risalire la china. Il Partito Comunista è completamente d’accordo con gli esperti e sottolinea che “la crescita economica è una questione di salvezza”. Mentre appoggia gli obiettivi di crescita esposti da Putin, sostiene che solo un nuovo corso caratterizzato da un programma coerente nella direzione di un’economia diretta dallo Stato può essere “la soluzione reale di tali problemi nel settore socioeconomico”. Occorre quindi espellere gli oligarchi, nazionalizzare i settori strategici, subordinare il sistema finanziario agli obiettivi di sviluppo e rinascita della pianificazione. Per questo è stato elaborato dal partito un programma dettagliato, appoggiato da gran parte dell’intellettualità russa, che si pone l’obiettivo di una “trasformazione sociale integrale”, caratterizzata prioritariamente dalla restituzione ai cittadini di “istruzione e cure mediche gratuite e di alta qualità” e dall’abbassamento dell’età pensionabile.

Il partito ha anche presentato alla Duma una serie di progetti di legge a sostegno della sfera sociale e dei settori chiave dell’economia.

Molte altre considerazioni riguardano la conservazione della popolazione, in notevole calo, la necessità della creazione di un fronte antifascista nel mondo, la giustizia sociale e le sorti dei paesi sfruttati. Ma riferire su tutto andrebbe oltre i limiti di questo articolo per cui si consiglia la lettura del testo integrale del contributo del compagno Zjuganov.

16/06/2023 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: https://www.cumpanis.net/wp-content/uploads/2023/06/Immagine-per-home-articolo-Ziuganov.jfif_.jpg

Condividi

Pin It

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

Newsletter

Iscrivi alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato sulle notizie.

Contattaci: