In un momento in cui il dibattito politico vive soprattutto del confronto tra sostenitori dell’Unione Europea e difensori della sovranità nazionale, anche negli ambienti di sinistra molti si sono lasciati ingannare, ritenendo che la seconda soluzione sia unicamente percorribile da destra, e lasciandosi di conseguenza abbindolare dalle suadenti voci delle sirene filo-europeiste. Al contrario, noi crediamo che la difesa della sovranità e dell’interesse nazionali possano appartenere al mondo politico socialista se inserite all’interno di una visione internazionalista che ponga questi elementi all’interno di un contesto di lotta di classe.
Prima di proseguire, ci teniamo a sottolineare che con il termine “sovranità” noi ci riferiamo ad un concetto proprio del diritto internazionale, non a qualsivoglia significato venga attribuito a questa parola dai nazionalisti di destra o dai mass media borghesi. Secondo il diritto internazionale, infatti, la sovranità rappresenta uno dei prerequisiti fondamentali per l’esistenza di uno Stato, insieme alla popolazione ed al territorio. Se uno solo di questi elementi dovesse venire a mancare, allora non saremmo in presenza di uno Stato: di conseguenza, difendere la sovranità nazionale significa semplicemente difendere l’esistenza stessa dello Stato interessato.
Per nostra fortuna, tale tesi viene sostenuta anche dal Partito Comunista del Vietnam (Đảng Cộng sản Việt Nam), che, salito al potere con la dichiarazione d’indipendenza del 2 settembre 1945, resta oggi il partito comunista con la maggior esperienza di governo al mondo.
Nel corso della sua leadership rivoluzionaria, il PCV ha sempre associato gli interessi nazionali a quelli di classe, partendo dal presupposto che la rivoluzione vietnamita sia parte integrante della rivoluzione internazionale. L’esperienza del PCV emerge dalla storia di un popolo che, tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, aveva soprattutto l’obiettivo di liberarsi dall'oppressione e dall'occupazione dei colonialisti e dei feudatari in vista dell'indipendenza nazionale: “Non c'è altro modo se non il percorso rivoluzionario proletario per la salvezza e la liberazione nazionale”, affermava il leader Hồ Chí Minh.
Per raggiungere il duplice obiettivo dell’indipendenza nazionale e dell’instaurazione del socialismo, Hồ Chí Minh ed il suo partito hanno dovuto saper gestire la relazione tra interessi nazionali e classe in ogni fase rivoluzionaria, entrando, in alcuni casi, anche in contrasto con la posizione ufficiale del Comintern. Per questo motivo, il PCV considera il successo della rivoluzione dell’agosto 1945 ed il raggiungimento dell’indipendenza come il risultato di un’insurrezione socialista e nazionale, ovvero come un grande risultato nell'applicazione creativa dei principi marxisti-leninisti alle condizioni specifiche del Vietnam. Solamente la forza dell'unità nazionale ha permesso al potere rivoluzionario di far fronte ad “avversari interni e nemici stranieri” (rispettivamente la classe borghese locale e le potenze imperialiste internazionali, come Francia, Giappone e Stati Uniti).
La guerra di resistenza vietnamita contro i colonialisti francesi e gli imperialisti americani fu la più grande, la più lunga, la più impegnativa lotta di liberazione nazionale della storia, ed ha contribuito all’implementazione del sentimento di appartenenza nazionale, secondo il celebre motto di Hồ Chí Minh: “Non c'è niente di più prezioso dell'indipendenza e della libertà”.
Una volta raggiunta l’indipendenza e l’unificazione nazionale, ultimata nel 1975 con la definitiva sconfitta degli imperialisti statunitensi, il Partito ha saputo riconsiderare alcune questioni precedentemente affrontate in maniera troppo dogmatica. Fondato su orientamenti socialisti fermamente mantenuti, il Partito ha sostenuto il rafforzamento dell'economia di mercato orientata al socialismo, la promozione dell'integrazione internazionale e lo sviluppo del settore economico privato, sempre sotto l’occhio vigile del governo centrale. Secondo il PCV, tale processo di rinnovamento rispondeva maggiormente al contesto nazionale ed internazionale degli anni ‘80, ed ha avuto un ampio sostegno popolare poiché originato da interessi nazionali e dagli interessi delle masse, liberando così completamente il potenziale nazionale, sfruttando le risorse fisiche e mentali per il suo sviluppo.
La capacità di rinnovamento e di adattamento ai diversi contesti internazionali dimostrata dal PCV ha permesso non solo ai comunisti di mantenere il potere nel Paese, ma anche di salvaguardare con fermezza l'indipendenza, la sovranità, l'integrità territoriale ed ha contribuito ad innalzare incessantemente il prestigio e lo status vietnamiti sulla scena internazionale, dimostrando di poter realizzare un connubio quasi perfetto tra la difesa degli interessi nazionali e quelli della classe lavoratrice.
Oltre al caso vietnamita, sono numerosi gli esempi storici che ci vengono in soccorso nei quali la lotta rivoluzionaria è andata di pari passo con la conquista o la difesa della propria sovranità nazionale. Un altro celebre caso di rivoluzione per la riconquista della sovranità nazionale è quello di Cuba.
L’isola caraibica era in realtà già indipendente dal punto di vista formale, ma la sua sovranità nazionale era messa a repentaglio dal legame tra il dittatore dell’epoca, Fulgencio Batista, e gli Stati Uniti. Batista era di fatto un fantoccio di Washington, mentre in precedenza (fino al 1934), esisteva addirittura un’appendice alla costituzione cubana, l’emendamento Platt, che consentiva agli Stati Uniti di intervenire militarmente sull’isola praticamente in qualsiasi momento. La rivoluzione guidata da Fidel Castro ha permesso a Cuba di trovare la propria sovranità nazionale dopo la lunga colonizzazione spagnola e la dipendenza de facto dagli Stati Uniti.
Con questa breve trattazione speriamo di aver contribuito a chiarire il fatto che la sovranità nazionale, se correttamente declinata, può rappresentare un elemento del tutto coerente con i principi del marxismo-leninismo. La difesa della sovranità nazionale da parte dei partiti di destra viene generalmente confusa con il nazionalismo e si sposa con la difesa degli interessi della classe dominante; al contrario, quella per cui propendiamo prende le mosse dalla difesa degli interessi della classe lavoratrice, come ci insegna l’esempio del Partito Comunista Vietnamita.