L’ipocrisia dell’imperialismo democratico

L’ipocrisia che è alla base tanto dell’imperialismo democratico, malattia senile della sinistra, quanto dell’aristocrazia operaia, il più grande ostacolo alla Rivoluzione in occidente.


L’ipocrisia dell’imperialismo democratico

Nel momento stesso in cui, per la prima volta, persino il capo militare delle truppe statunitensi e il presidente Joe Biden cominciano a nutrire legittimi dubbi su cosa possa produrre l’escalation militare e la guerra senza fine contro la Russia, interviene a “gamba tesa” il Parlamento Europeo che, a stragrande maggioranza, vota una mozione che dichiara la Russia una potenza sponsor del terrorismo. Quindi, come di consueto, non appena gli Stati Uniti d’America, che interpretano generalmente il ruolo del “poliziotto cattivo” dell’imperialismo transnazionale assumono, per sparigliare le carte, le fattezze del “poliziotto buono”, ecco che subito l’Unione Europea si precipita ad assumere le sembianze del poliziotto cattivo, rendendo di fatto impossibile ogni trattativa di pace, come hanno dovuto riconoscere persino Massimiliano Smeriglio e Goffredo Bettini.

Molto interessante è anche osservare come non appena la Russia ha dismesso i panni dell’operazione speciale e, sconfitta sul campo, ha iniziato a seguire le tecniche della guerra che sono state imposte dalle potenze imperialiste nel mondo contemporaneo – cioè i bombardamenti volti a terrorizzare la popolazione civile e a colpire le infrastrutture decisive –, i parlamentari europei fingono di scoprire che si tratta di metodi a tutti gli effetti terroristici. Il che, a rigor di logica, implicherebbe il riconoscimento – naturalmente impedito dall’ipocrisia – che tutte le potenze imperialiste, dalle guerre coloniali negli altri continenti e dalla Seconda guerra mondiale anche nel territorio europeo, hanno portato avanti delle aggressioni militari di stampo decisamente terroristico.

Nel frattempo, il secondo esercito della NATO da anni supporta le forze del fondamentalismo islamico, anche quelle decisamente terroristiche, per contrastare gli esperimenti democratici dei kurdi di sinistra e per rovesciare uno degli ultimi governi laici e antimperialisti del mondo arabo. A tale scopo la Turchia occupa in modo contrario a ogni norma del diritto internazionale territori dello Stato siriano, rendendoli delle vere e proprie roccaforti del fondamentalismo islamico che combatte, anche con metodi terroristici, da anni il governo laico siriano e le forme di democrazia sperimentate nei territori siriani abitati da una maggioranza kurda. Ora tutte le forze in modo cosciente o incosciente egemonizzate dall’imperialismo democratico, anche quelle della estrema sinistra, si “stracciano le vesti” sostenendo che l’occupazione russa di territori ucraini – anche se abitati da russofoni possibili vittime di persecuzione – sia assolutamente inaccettabile, in quanto appunto ha l’ardire di mettere in discussione il diritto internazionale. Di conseguenza, secondo costoro, ogni forma di embargo e di sostegno al popolo ucraino (anche armato) sarebbe sacrosanto. Al contrario, in modo decisamente ipocrita, il fatto che Turchia e Stati Uniti continuano da anni a occupare il territorio siriano non crea agli stessi, di fatto, alcun problema e nessuno di loro si sogna di proporre embarghi verso gli aggressori e di appoggiare anche in modo armato gli aggrediti. Allo stesso modo, in modo altrettanto ipocrita, se debbono essere condannati come terroristici i bombardamenti russi volti a colpire infrastrutture e a terrorizzare la popolazione civile, tanto da portare il Parlamento europeo con una schiacciante maggioranza ad accusare, per la prima volta, uno Stato di terrorismo, nessuno di tali parlamentari si sogna nemmeno di giungere alla medesima condanna nei confronti delle forze sioniste che bombardano da anni in continuazione, in modo altrettanto terroristico, il territorio siriano, o nei riguardi del secondo esercito della NATO, l’esercito turco, che ha ripreso a bombardare con il medesimo scopo di terrorizzare la popolazione civile il territorio siriano abitato da una maggioranza kurda.

In maniera analoga cresce in occidente l’indignazione sul modo in cui il governo iraniano sta reprimendo le dure proteste delle donne e di chi, a ragione, ne condivide la lotta per l’emancipazione, all’interno di uno Stato in cui non è ancora riconosciuta la parità di genere. Non si capisce però perché la medesima opinione pubblica occidentale non abbia proprio nulla da obiettare sul fatto che i propri paesi sono i migliori alleati e rifornitori di armi di regimi arabi assolutistici, dove non solo le donne non hanno visto riconosciuta la parità di genere, ma in cui, queste ultime vengono represse in modo ben più radicale e violento se solo osano rivendicare sui media la loro volontà di emancipazione o, addirittura, se si fanno riprendere mentre guidano un’ automobile. Si tratta, del resto, delle medesime petromonarchie – ovvero dei più stretti e fedeli alleati dell’occidente – che da anni finanziano le forme di islamismo più oscurantista e più radicalmente impegnato contro ogni forma di emancipazione della donna.

Fra parentesi, grande risalto e sostegno si forniscono, da parte dell’opinione pubblica occidentale, al diritto democratico alla autodeterminazione nazionale a favore delle minoranze che si battono a questo scopo in paesi antimperialisti come l’Iran, mentre le minoranze che nutrono aspirazioni analoghe in paesi della Nato sono aspramente criticate dalla medesima opinione pubblica, quando non addirittura accusate di essere terroriste come nel caso dei curdi in Turchia o delle lotte per la liberazione e l’indipendenza della Palestina. Quest’ultimo caso è del resto una delle più eclatanti dimostrazioni della assoluta ipocrisia del mondo occidentale quando pretende di potersi ergere a difensore sul piano internazionale dei diritti umani, della libertà degli individui, della proprietà privata, della democrazia, dei diritti delle minoranze, tutti valori completamente calpestati da decenni in Palestina con la piena e completa collaborazione da parte delle potenze occidentali.

Del resto l’ipocrisia è una della più evidenti, ma proprio perciò più occultate dall’ideologia dominante, caratteristiche dell’imperialismo sedicente democratico delle potenze occidentali. Tanto più che il fatto stesso che le peggiori nazioni imperialiste possano auto osannarsi come i tutori a livello internazionale della democrazia, della pace, del diritto internazionale, dei diritti umani, dei diritti delle minoranze, della lotta ai regimi dispotici e al terrorismo è proprio una immediata e assolutamente evidente spia di tale ipocrisia.

Peraltro tale ipocrisia è assolutamente necessaria per consentire alle potenze imperialiste occidentali di mantenere il loro dominio sul piano internazionale, non solo in quanto pretendono di avere il monopolio dell’uso legittimo della forza, ma in quanto capaci di egemonia, cioè in grado di mantenere il loro dominio con il sostanziale beneplacito, attivo o passivo, degli stessi dominati.

L’ipocrisia ha altresì una importanza decisiva per tener sempre ben viva l’aristocrazia operaia, aspetto determinante e principale antidoto che ha favorito il fallimento della rivoluzione in occidente, creando e continuando a creare enormi difficoltà alla rivoluzione in oriente e più in generale nei paesi non imperialisti. Come per ogni aspetto del reale-razionale il momento dell’essere in sé, cioè dell’essere di fatto un’aristocrazia operaia, è tanto rilevante quanto l’essere per sé, ossia l’essere consapevoli di far parte di questa “élite”. In altri termini, il proletario di un paese imperialista deve non solo avere un livello di vita e uno status sociale superiore a quello di un proletario di un paese non imperialista o di un proletario immigrato in un paese imperialista, ma deve anche essere consapevole di tale stato privilegiato. A quest’ultimo scopo quale migliore rappresentazione ideologica del “fardello” che la volontà divina, la storia o la natura imporrebbe all’uomo bianco di esportare e, nel caso imporre, la civiltà agli altri popoli, nel migliore dei casi definiti in “via di sviluppo”?

Tale ideologia è, peraltro, alla base dello stesso imperialismo sedicente democratico, che pretende di contrapporsi a livello internazionale al presunto o reale “totalitarismo”. La cosa più drammatica e paradossale è che tale modo ipocrita e del tutto distorto di considerare la realtà è molto più forte fra chi, nel mondo occidentale si considera un autentico democratico, piuttosto che nelle persone generalmente di destra. Fra queste ultime, in effetti, tende spesso a prevalere l’idea che questo presunto “fardello” dell’uomo bianco sia sostanzialmente ingiusto o addirittura una menzogna ideologica delle élite di sinistra, che imporrebbe al popolo occidentale degli inutili sacrifici nei riguardi di popolazioni, come quelle del terzo mondo, da considerare sostanzialmente irrecuperabili. La loro miseria, dunque, dipenderebbe dalla incapacità endemica di tali popolazioni di seguire un naturale processo di civilizzazione. Perciò, paradossalmente, sono proprie le persone più di “sinistra” a sostenere l’ideologia dell’imperialismo democratico, anzi talvolta il loro radicalismo consiste nel criticare il realismo dei propri paesi imperialisti nei rapporti con paesi antimperialisti che, in quanto “totalitari” e oppressori delle donne, di una qualche minoranza etc., andrebbero quantomeno boicottati da ogni punto di vista. Così, ad esempio, nell’unico quotidiano sedicente comunista del nostro paese si può leggere l’intervista a un professore che, naturalmente, si presenta e si considera come molto radicale, in quanto denuncia come ipocrite le attuali proteste nei confronti dei mondiali che stanno avendo luogo in Qatar, in quanto gli occidentali non sarebbero stati altrettanto drastici nella critica di precedenti competizioni internazionali svolte in Russia o in Cina.

In tale emblematica posizione, volta proprio a condannare da una posizione di sinistra radical l’ipocrisia dell’occidente, ci imbattiamo, paradossalmente, in una presa di posizione, inconsapevolmente, ancora più ipocrita. In effetti si parte dal presupposto ideologico considerato implicitamente indubitabile secondo cui l’occidente sarebbe il faro della civiltà e dovrebbe perciò imporre il pieno rispetto dei diritti umani, delle minoranze, del diritto internazionale a paesi (guarda caso proprio ai soli Stati in grado di porre un limite al completo dominio sul piano internazionale della Nato) guidati da regimi – ca va sans dire totalitari – con i quali non si dovrebbero avere rapporti.

Ecco chiarito l’arcano per cui la grande maggioranza delle forze del parlamento europeo, che si dichiarano e si credono di sinistra, democratiche o comunque progressiste, possano votare tranquillamente – proprio nel momento in cui all’interno dell’imperialismo statunitense si levano voci autorevoli che sottolineano la necessità di giungere a una trattativa, visto che la guerra fra Russia e Ucraina non potrà avere né vincitori né vinti – una mozione per cui per la prima volta si definisce terrorista o comunque sponsor del terrorismo proprio il paese con cui andrebbero finalmente aperte le trattative per giungere a un compromesso di pace dinanzi a una guerra che rischia di divenire “infinita”. Evidentemente buona parte di questi uomini “politici” e, in misura maggiore, dei loro elettori non si rendono conto che tale presa di posizione non solo implica la totale impossibilità di aprire una qualunque trattativa di pace, ma una attitudine di fatto guerrafondaia nei confronti della seconda potenza nucleare mondiale. È, in effetti, evidente, che con un paese che si condanna formalmente come terrorista e/o filoterrorista non è possibile nessuna forma di dialogo. D’altra parte, come dovrebbero sapere un po’ tutti, le divergenze fra gli uomini o si risolvono ponendosi sul piano razionale del dialogo o su quello irrazionale e “bestiale” della forza e della violenza.

02/12/2022 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Renato Caputo

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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