L’accordo Cina Russia per l’energia

Per capire da dove prende le mosse lo storico accordo del maggio 2015 tra Cina e Russia per la fornitura di gas, bisogna muoversi tra i dati relativi all’ultimo decennio , periodo in cui il Regno di Mezzo cominciò a rivedere le sue politiche energetiche anche alla luce di problemi ambientali e di salute sociale, e mise le basi per il futuro accordo venuto a conclusione il mese scorso. 


L’accordo Cina Russia per l’energia

L’accordo tra Cina e Russia per la fornitura di gas ridisegna la cartina geopolitica tra le potenze mondiali. La Cina diversifica le sue forniture e la Russia cerca di sostenere la sua economia con le esportazioni di gas. 

di Rita Bedon

Per capire da dove prende le mosse lo storico accordo del maggio 2015 tra Cina e Russia per la fornitura di gas, bisogna muoversi tra i dati relativi all’ultimo decennio, periodo in cui il Regno di Mezzo cominciò a rivedere le sue politiche energetiche anche alla luce di problemi ambientali e di salute sociale, e mise le basi per il futuro accordo venuto a conclusione il mese scorso. 

Insieme all’India, la Cina ha basato la propria crescita sull’uso del carbone, di cui sono le principali produttrici e consumatrici. La Cina, nazione che conta sul carbone per circa l'80% del suo fabbisogno elettrico e per circa il 70% del suo fabbisogno energetico totale, assorbe circa la metà della produzione mondiale, sta cercando da anni di diminuire questa dipendenza. 

Oltre alla questione clima, su cui la Cina si sta sensibilizzando, il carbone sta dando grossi problemi al gigante asiatico per i suoi impatti sanitari e ambientali. Le ripercussioni negative legate a questa fonte energetica erano già nel 2007 (Greenpeace) pari al 7% del Pil cinese e l'inquinamento atmosferico, legato in massima parte proprio al carbone, ogni anno, causa danni legati alla salute pari all'11% del Pil (report: The International Renewable Energy Agency - IRENA); nel 2014 per la prima volta l’import di carbone in Cina è sceso e i consumi hanno arrestato la loro crescita. La Cina sta cercando di rendere il proprio sviluppo meno inquinante, mettendo al bando alcuni tipi di carbone e agendo sulla sostituzione delle fonti di energia e si sta rendendo conto che l’inquinamento è un costo che il suo sistema di produzione, ormai pienamente integrato nel mercato mondiale, non può sostenere al livello precedente. I costi a livello sociale sono diventati insostenibili, e le sue industrie che sono a “coal intensive” dovranno ristrutturarsi in modo da sostenere la concorrenza internazionale e tra queste ci sono le acciaierie che hanno rappresentato la spina dorsale dello sviluppo cinese. La rapidità del passaggio dell’economia cinese dal carbone ad altre fonti dipenderà anche dall’andamento del prezzo del carbone stesso, che nei prossimi anni si prevede in discesa. 

L’accordo per la fornitura di gas russo alla Cina è stato siglato lo scorso maggio a Shanghai. La compagnia pubblica cinese Cnpc e la Gazprom, alla presenza del Presidente della RPC Xi Jinping e del Presidente russo Putin, hanno sottoscritto un contratto che prevede la fornitura trentennale di metano pari a 38 miliardi di metri cubi all’anno (la metà dei consumi italiani), utilizzando il gasdotto a est della Siberia “Power of Siberia”, che in alcune sue parti è ancora da costruire e arriverà ad una lunghezza di 2.200 km dalla Siberia alla Cina orientale. Il prezzo, concordato per la fornitura, non è stato reso noto, come spesso succede in questi accordi, celandolo sotto un “segreto industriale”. Il prezzo della fornitura di gas in questo accordo ha ovviamente giocato un ruolo centrale. Sembra che la Cina abbia premuto per un prezzo di circa 250 $ per mille m3, molto lontano da quello che paga l’ Europa che è di 400 $. Probabilmente i cinesi sono stati fermi sul prezzo, anche se la verifica non c’è stata, ma la situazione geopolitica ha giocato in loro favore. 

La Russia, con la crisi Ucraina, ha dovuto rafforzare la sua presenza verso Est, dovendo fronteggiare le sanzioni Usa e EU rispetto alla questione della Crimea. La Cina aveva sposato la linea dell'astensione al Consiglio di Sicurezza dell'ONU contro il referendum di annessione alla Russia della Crimea, comunque senza seguire il voto contrario di Mosca. Pechino ha invitato la comunità internazionale ad adottare "un atteggiamento giusto e oggettivo" di fronte alla crisi, mantenendo una posizione di sostanziale neutralità di fronte alla crisi in Ucraina. Putin ha ringraziato la Cina per l'astensione sul referendum in Crimea, nonostante i timori di Pechino che lo stesso possa costituire un precedente per alcune ferite aperte, come Taiwan, il Tibet e lo Xinjiang, che potrebbero seguire l'esempio, con consultazioni popolari per separarsi dalla Cina. 

La Cina ha importato dalla Russia oltre 2,7 milioni di tonnellate di greggio nel mese di febbraio 2015, e secondo i dati delle dogane cinesi, Mosca incide sulle importazioni di greggio cinesi per circa il 12%. Questo fatto può aver agito in modo da calmierare i prezzi all’interno dell’accordo di maggio. 

Per quanto riguarda le fonti di approvvigionamento per la Cina e di fornitura per la Russia, ad ambedue conviene diversificare e non dipendere prevalentemente da un solo soggetto. Per Pechino è importante diversificare il proprio approvvigionamento energetico, come è stato confermato dalla firma di un accordo col Tagikistan, nelle prime settimane di marzo 2015, per la realizzazione di un nuovo tratto del gasdotto che attraversando le ex repubbliche sovietiche porta il gas a Pechino. Alla fine di marzo tra il presidente della Turkmengaz (Turkmenistan) e i vertici cinesi è stata discussa la possibilità da parte della Cina dello sfruttamento del giacimento di Galkynish, uno dei più grandi del mondo. 

Alla Russia, vista la lunga crisi Ucraina, conviene diversificare i mercati di sbocco, e deve puntare sulle sue esportazioni sia di petrolio che di gas per far fronte alla situazione del suo sistema industriale che non è stata al passo con la ristrutturazione tecnologica che ha investito il resto del mondo sviluppato. 

13/06/2015 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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Rita Bedon

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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