La Russia in Siria

Gli Usa gridano all'escalation militare di Putin e al pericolo di destabilizzazione dell'area, ma nel corso di quattro anni di guerra civile hanno fatto poco o nulla contro il terrorismo islamista dell'Isis e di Al Nusra.


La Russia in Siria

Con il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest e con il segretario di Stato, John Kerry, gli Usa gridano all'escalation militare di Putin e al pericolo di destabilizzazione dell'area, ma nel corso di quattro anni di guerra civile hanno fatto poco o nulla contro il terrorismo islamista dell'Isis e di Al Nusra che ha invaso il paese mediorientale e che gode di finanziamenti per centinaia di milioni di dollari provenienti dai paesi del Golfo, alleati dell'Occidente. Ma Mosca sostenendo un Assad ormai allo stremo, gioca solo in difesa: qui come in Ucraina.

di Stefano Paterna

Gli stivali dei soldati russi stanno calpestando la sabbia siriana e la notizia sgomenta Washington e le monarchie reazionarie del Golfo dalle quali provengono i flussi di finanziamento che alimentano i jihadisti dello Stato islamico e anche i loro “concorrenti” di Al Nusra.

In realtà, i russi in Siria ci stanno da una quarantina d'anni, sopratutto a Tartus, la base navale che la Siria degli Assad ha concesso all'Unione Sovietica prima e alla Federazione Russa poi e che costituisce l'unico punto di appoggio nel Mediterraneo per la flotta di Mosca.

La polemica di questi giorni è stata invece sollevata da esponenti dell'amministrazione Obama che affermano di avere segnali di un maggiore coinvolgimento di soldati russi in prima linea negli scontri con i terroristi integralisti che da anni hanno invaso la Siria. In questa direzione vanno, ad esempio, le dichiarazioni rilasciate dal portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest e dal segretario di Stato Usa, John Kerry, secondo il quale il rafforzamento del sostegno di Putin a Bashar al Assad rischia di indurre un'escalation bellica nella regione con il conseguente aumento dei flussi migratori e un eventuale confronto anche con le forze della cosiddetta coalizione anti Isis.

Il fatto obiettivo che una maggiore presenza armata russa costituisca di per sé un aumento delle probabilità di allargamento del conflitto in Siria e in Iraq, non è di per sé da smentire, anzi è piuttosto una banale constatazione. Tuttavia, va segnalato con forza che è stata proprio l'ambiguità dell'atteggiamento occidentale (Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia in testa) a creare la situazione attuale. Da anni le potenze imperialiste hanno preso di mira il governo di Damasco, raffigurandolo come il peggiore dei mali possibili e sostenendo apertamente gli insorti armati che gli si oppongono (la Francia lo ha anche ammesso pubblicamente), definiti all'uopo come “moderati”. Nel frattempo, il loro impegno nella guerra contro il fondamentalismo armato è quantomeno risibile. Inoltre, paesi come Qatar e Kuwait (ma stiamo volutamente omettendo sostegni di altra natura giunti più o meno indirettamente da Turchia e da Israele), solidi alleati dell'Occidente, non hanno intralciato finanziamenti più o meno privati a sostegno di organizzazioni come lo Stato islamico e la branca siriana di Al Qaeda: finanziamenti che come denunciano le stesse fonti occidentali (Washington Institute per il Vicino Oriente) arrivano a centinaia di milioni di dollari e che si aggiungono per quanto riguarda l'Isis ai proventi di rapimenti e traffico di petrolio e reperti archeologici.

In questo contesto, la pietra dello scandalo per l'imperialismo Usa prende il nome di Latakia, base aerea situata nel nord della Siria e che secondo fonti di stampa statunitense sarebbe il luogo in cui si starebbero ammassando truppe russe pronte a entrare in azione contro i terroristi islamisti: qui, all'inizio di settembre sarebbero atterrati due aerei cargo Antonov An-124 e forse un velivolo per trasporto di soldati.

Secondo la stampa russa, in realtà, Mosca starebbe fornendo alle truppe di Assad solo armi (lanciagranate e veicoli corazzati). Di certo c'è che gli aiuti per Damasco non hanno avuto la possibilità di passare attraverso lo spazio aereo della Bulgaria che come molti paesi dell'ex blocco sovietico, ora si trova a esercitare il ruolo di fedelissimo del nemico del precedente “paese fratello”: i velivoli russi per raggiungere la Siria devono invece percorrere Iran e Iraq, l'asse sciita di cui in effetti costituiscono il più potente alleato.

Ed è questa la chiave che consente invece di comprendere ciò che sta succedendo in Siria e la decisione di Putin di fornire un maggior appoggio al governo di Damasco (o come ammette il ministro degli esteri Lavrov di continuare a equipaggiarne l'esercito). Assad ormai controlla solo un quarto del territorio nazionale: di recente ha perso anche la base aerea di Abu al Douhour, nella provincia settentrionale di Idlib, a causa dell'esercito della Conquista, coalizione capeggiata da Al Nusra. L'esercito siriano è ormai alle corde, dopo quattro anni di guerra civile e quasi 100mila perdite, nonostante gli aiuti iraniani e di Hezbollah che faticano ad arginare l'avanzata di tagliagole e fanatici di ogni risma. Mosca a questo punto non può consentire un altro scenario libico con la cacciata o la morte di Assad. In questo caso, Putin perderebbe qualsiasi ruolo in Medio Oriente e nel Mediterraneo, abbandonando l'Iran al suo destino e a un probabile confronto diretto con Israele e i sauditi.

Così, come nel caso dell'Ucraina (e i due scenari apparentemente lontani sono invece legati), Mosca è solo alla ricerca di una strategia di difesa efficace per sé e i propri alleati: risponde a un gioco imposto dall'esterno.

I meteorologi ben sanno che le tempeste vengono da Ovest.

 

Fonti:

Sugli stessi temi, vedi gli articoli già pubblicati su La Città Futura:

1) http://www.lacittafutura.it/mondo/medio-oriente/in-siria-la-partita-cruciale.html

2) http://www.lacittafutura.it/mondo/europa/la-russia-al-centro-del-mondo.html

Sui finanziamenti al jihadismo nella guerra civile siriana e non solo:

http://www.lastampa.it/2014/08/21/esteri/iraq-lislamismo-da-esportazione-del-qatar-per-il-califfo-un-tesoro-di-due-miliardi-UfDueKARAxYnPOuEhOTfoM/pagina.html

Sull'intervento russo in Siria:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/09/10/siria-iniziate-le-manovre-militari-russe-al-fianco-di-assad-preoccupazione-usa/2022930/

http://www.analisidifesa.it/2015/09/siria-arrivano-i-russi-mentre-qaedisti-e-isis-avanzano/

Sul divieto di sorvolo dello spazio aereo bulgaro da parte degli aerei russi per la Siria:

http://www.analisidifesa.it/2015/09/la-bulgaria-chiude-lo-spazio-aereo-ai-cargo-russi-diretti-in-siria/

19/09/2015 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Stefano Paterna

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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