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I postulati su cui poggiano le teorie economiche neoliberiste sono irrealistici se non addirittura frutto della fantasia, però le politiche conseguenti vengono ugualmente imposte in quanto utili al sostegno dei profitti e alla conservazione del primato del capitale sul lavoro.

Nonostante Keynes, per reticenza o per ignoranza, non lo abbia mai ammesso, buona parte delle sue “scoperte” erano state anticipate da Marx oltre mezzo secolo prima.

L’abbandono delle politiche keynesiane non dipende da un deficit culturale, come vogliono molti economisti “di sinistra”, ma ha ben precisi motivi di classe.

Nella sua opera principale Keynes presenta un'analisi che diverge con le conclusioni macroeconomiche del marginalismo ed è funzionale all'elaborazione di politiche economiche pubbliche che contrastino la disoccupazione.

Nel Trattato della moneta Keynes introduce una serie di distinguo rispetto alla teoria economica mainstream. Fra questi spicca la suddivisione dell’economia in due macrosettori nei quali il prezzo del prodotto realizzato nel mercato può non corrispondere ai costi effettivamente sostenuti, inclusa la remunerazione del capitale. La possibilità di scambi fra i settori non in grado di assicurare l’equilibrio l’aveva anticipata Marx oltre 60 anni prima.

John Maynard Keynes fu influente economista liberale inglese, vicino ai centri del potere e al mondo degli affari. Anticomunista, antisocialista, razzista e simpatizzante di regimi autoritari, prese atto che il capitalismo lasciato a sé stesso fosse destinato a produrre disoccupazione e crisi e si pose il l'obiettivo di indicare politiche in grado di di salvarlo da una rivoluzione di tipo socialista. Ma è incomprensibilmente un'icona dei riformisti.

Secondo incontro di UniGramsci Pisa sulle teorie economiche successive a quella marxiana. In questa lezione si trattano la teoria generale di Keynes e la reazione della scuola monetarista di Chicago.

Venerdì, 02 Aprile 2021 18:19

Draghi e i polli keynesiani del capitale

È l’aritmetica del profitto il movente unico delle attività economiche capitalistiche, capitalisti che sono capaci di finanziare lo sfruttamento, anche con l’indebitamento che per quanto aumenti, non basta mai.

Domenica, 12 Maggio 2019 00:38

Capitalismo progressista: un ossimoro

Joseph Stiglitz è premio Nobel (o meglio, premio Riksbank, la banca centrale svedese, ndT) in economia ed ex capo economista presso la Banca Mondiale, nonché consigliere della direzione laburista di sinistra nel Regno Unito. Si pone a sinistra nello spettro di tendenze dell'economia mainstream.
Sabato, 27 Ottobre 2018 13:01

Keynes: internazionalista o nazionalista?

Keynes mirava a qualche modesto intervento di riparazione del capitalismo liberale, per farlo funzionare senza la necessità di una rivoluzione socialista.
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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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