Keynes, con la sua teoria generale e con i suoi suggerimenti di politica economica, innova rispetto al laissez faire degli economisti marginalisti, invocando un ruolo dello Stato per promuovere la piena occupazione e prevenire le crisi.
Tuttavia il suo principale assillo è il sostegno della domanda mentre sottovaluta che tale sostegno impatta sul saggio del profitto.
La reazione della scuola monetarista è finalizzata principalmente a ripristinare i profitti. Sull’altare di questo obiettivo sono caldeggiati un adeguato livello di disoccupazione, i tagli alla spesa pubblica, le privatizzazioni, l’indipendenza delle banche centrali dai governi.
L’impianto di questa teoria dipende però da assunzioni aprioristiche non dimostrate e dall’esclusione di ipotesi alternative.
Se tuttavia questa teoria ha dominato nelle aule accademiche e le politiche da essa caldeggiate hanno dominato nella quasi totalità degli Stati occidentali è perché esse corrispondono agli interessi del capitale.