Uscire dall’economia del profitto. Costruire la società della cura

Vogliamo una società che metta al centro la vita e la sua dignità, che sappia essere interdipendente con la natura, che costruisca sul valore d’uso le sue produzioni, sul mutualismo i suoi scambi, sull’uguaglianza le sue relazioni, sulla partecipazione le sue decisioni.


Sabato 21 novembre dalle ore 10 alle 14 si è riunito in piazza del Popolo il movimento della “società della cura”, percorso composito e plurale costituito da oltre 300 movimenti, spazi sociali, sindacati di base, associazioni, coordinamenti di studenti e insegnanti, di lavoratori del sociale e operatori sanitari, che sono scesi in piazza per proporre un altro modello di società.
Un progetto nato durante il lockdown con l’obiettivo di non sprecare le lezioni fornite della pandemia, che ha proposto nelle 45 piazze previste per la giornata, attività, flash mob, dibattiti, attraverso cui affermare la necessità di un superamento dell’attuale modello sociale basato sul profitto, a favore di un modello basato sulla solidarietà e la giustizia sociale.
A richieste come quella di una patrimoniale per la redistribuzione della ricchezza e dei tagli alle spese militari e alle grandi opere inutili, sono state affiancate quelle di investimenti e assunzioni straordinarie per il potenziamento dello Stato sociale, dalla scuola pubblica, alla sanità, al reddito di emergenza, al trasporto pubblico, senza dimenticare l’attenzione alle problematiche ambientali e alla sostenibilità, con una proposta di uso dei fondi della cassa depositi e prestiti per fare gli investimenti necessari.

28/11/2020 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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