I 5 cubani che fummo imprigionati per più di 15 anni negli Stati Uniti d’America siamo stati incarcerati nel settembre del 1998. Perché stavamo negli USA? Perché fin dall’inizio della Rivoluzione cubana del 1959 si stabilirono nel sud della Florida, e specificamente nella città di Miami, un gruppo di estremisti di destra, elementi terroristici appoggiati dal Governo degli Stati Uniti, vennero addestrati dalla CIA nella tecnica delle persecuzioni, del terrorismo, del sabotaggio, dell’infiltrazione a Cuba, e fin dall’inizio della Rivoluzione si adoperarono per realizzare attacchi terroristici contro Cuba e gli interessi di Cuba in qualsiasi parte del mondo.
Ci sono numerosi esempi: hanno fatto saltare in aria un ufficio della compagnia di aviazione cubana a Città del Messico, hanno messo una bomba presso l’Ambasciata cubana in Portogallo negli anni settanta, c’è il caso dell’aereo di cubanaviaciones, un volo commerciale, che fu abbattuto nel 1976 e nel quale morirono tutte e 73 le persone che stavano a bordo. E così negli anni novanta questi terroristi arruolavano mercenari centroamericani per mettere bombe negli hotel cubani con l’intenzione di disincentivare il turismo al quale Cuba si era recentemente aperta per ottenere le risorse finanziarie per migliorare l’economia. Noi stavamo a Miami e la nostra funzione era precisamente quella di ottenere informazioni sui piani dei terroristi, quali tipi di finanziamento avevano, quali armi, quali esplosivi possedevano, come si addestravano, quali erano i loro piani e dunque dare la possibilità al governo cubano di evitare questi attacchi terroristici e così salvare vite umane a Cuba e anche negli Usa, perché non bisogna dimenticare che una di queste bombe che esplose in un Hotel all’Avana uccise un cittadino italiano, Fabio Di Celmo, ma sarebbe potuto accadere ad un nordamericano, un tedesco o ad un qualsiasi altro cittadino di qualsiasi parte del mondo che stesse visitando Cuba.
Erano questi i nostri compiti a Miami. Il governo degli Stati Uniti ci arresta e invece di arrestare i terroristi che risiedono nel loro territorio, dove si organizzano e si addestrano, invece di arrestare questi terroristi ci arrestano a noi.