1917-Rivoluzione!

A cento anni dalla Rivoluzione d’Ottobre discutiamo della sua attialità.


I "dieci giorni che sconvolsero il mondo", benchè furono il momento più alto e adrenalinico della battaglia, il momento in cui si "prende il potere", restano pur sempre solo una piccola parte del tutto. Un tutto che è durato vent'anni, ossia il tempo necessario alla frazione bolscevica per organizzare un partito che incarnasse le istanze più profonde di avanzamento della classe, portando la classe al grado più alto di coscienza dello scontro e divenendo un tutt'uno con essa.

Lenin, la cui biografia coincide esattamente con la storia della costruzione del partito rivoluzionario, ha dedicato l'intera vita al problema dell'organizzazione mostrando come questa sia l'arma principale in mano alla classe operaia per combattere la propria battaglia. Questo è il problema fondamentale dei tempi in cui viviamo: dinanzi all'incedere della barbarie capitalistica (solo qualche esempio tra le ultime vertenze più importanti: Almaviva, Alcoa, Sky, Tim, Acciaierie Piombino, Indesit,senza considerare, poi, l'attacco violento alle pensioni, sanità, scuola, voucher, jobs act,...) la classe non scende in strada per bloccare tutto, anzi, accetta condizioni al ribasso. A dimostrazione che la teoria del "tanto peggio tanto meglio", ovvero la fiducia nel fatto che il conflitto maturi da solo e che basti attendere questo per guidarlo, mostra tutta la sua inconsistenza storica. Se la classe non ha coscienza allora non ha alla sua testa un partito comunista inteso nel senso, leninista, di avanguardia organizzata della classe in grado dirigerne strati profondi. Se non c'è un partito allora non ci sono i comunisti. Oggi qualsiasi altra questione tattica deve essere collegata alla necessità di riorganizzare un partito per la presa del potere radicato nel marxismo rivoluzionario. A questo scopo lavora questo giornale.

17/06/2017 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Redazione

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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