Approfondimenti teorici (Unigramsci)

Questa sezione del giornale è dedicata alla formazione teorica dei lavoratori e delle classi popolari e curata in collaborazione con le compagne e i compagni del collettivo della Università Popolare Antonio Gramsci (Unigramsci). Questa collaborazione nasce dalla volontà di approfondire i legami con una realtà molto impegnata nella “battaglia delle idee”, per formare una visione del mondo “altra”, diversa da quella delle classi dominanti. Non può esistere, infatti, una prassi rivoluzionaria in assenza di una teoria rivoluzionaria e questa non può che esser ricercata a partire dal pensiero critico di Marx, per sviluppare una visione autonoma del mondo, di classe, consapevoli che se i subalterni non hanno una propria visione necessariamente finiscono con l’adottare quella dominante. Questa collaborazione vorrebbe anche essere un elemento di stimolo per la formazione di quegli intellettuali organici di cui il futuro partito del proletariato avrà grande bisogno. Pertanto, in questa sezione pubblichiamo testi di approfondimento teorico, non necessariamente oggetto dei corsi universitari.

Lo sviluppo delle forze produttive non solo semplificando il lavoro aumenta la concorrenza fra i lavoratori, ma anche fra forza-lavoro viva e morta. Cioè le macchine tendono a sostituirsi progressivamente ai salariati. In ultima istanza, dunque, lo sviluppo della forza produttiva del lavoro, in particolar modo la forza sociale dei lavoratori stessi, non soltanto non è loro pagata ma è diretta contro di essi.

Il superamento dialettico della concezione trascendentale della positività storica porterà il giovane Hegel a interrogarla in una prospettiva fenomenologica, volta a comprenderne dall’interno le ragioni dell’intrinseca tragicità, da cui si svilupperà la dialettica tra finito e infinito.

Brecht criticava le interpretazioni esclusivamente ideologiche della sua opera, che paragonava alla descrizione di una pietanza in cui non si accenni neanche al sapore che ha. Per ovviare a tali limiti, presenti in particolare negli operai cui veniva offerta per la prima volta la possibilità di studiare in Ddr, era a suo avviso necessario organizzare delle mostre e dei corsi per educare il gusto, cioè per insegnare la gioia di vivere.

La bella arte, in effetti, non si limita a descrivere l’esistente, ma ne coglie i caratteri generali, gli aspetti universali o, meglio, sostanziali trasformando un oggetto o una persona in un tipo che rappresenta tutti gli altri tipi analoghi, assumendo in tal modo un valore esemplare.

I lavoratori salariati sono costretti non solo a vendere la loro forza-lavoro, ma anche ad acquistare i beni di prima necessità contro tutti i princìpi che regolano il mercato, in quanto sono costretti dalla necessità ad acquistare e vendere e non possono fare leva sulla dialettica fra domanda e offerta.

Alcune riflessioni sul contributo di Andrea Fumagalli sul capitalismo delle piattaforme nel libro Sfruttamento e dominio nel capitalismo del XXI secolo. In che senso l’utente di un servizio fornito da una piattaforma tecnologica produce ricchezza? È giustificato legare il reddito di cittadinanza alla sua attività in rete?

Non solo la nostalgia della Grecia si fonda sulla scoperta della tragicità presente nella moderna epoca dei lumi, ma la sua praticabilità nel e per il presente è intimamente connessa ai tentativi storici, altrettanto utopistici, che proprio in quegli anni si sperimentavano per dotare la modernità di una nuova religione popolare, in grado di sanare, sul modello dell’antica, l’abisso che si era venuto creando – e intorno a cui ruoterà tutta l’analisi della tragedia della modernità – tra individuo, società civile e Stato.

L’effetto di straniamento è lo strumento indispensabile per utilizzare al meglio nella struttura drammatica il metodo dialettico. Si tratta, secondo Brecht, di un metodo che consente al teatro di rappresentare la società non più staticamente, ma nel suo movimento contraddittorio, che permette di considerare al suo interno le relazioni sociali non più come un che di dato, di naturale, ma come dei processi osservabili nella loro complessa contraddittorietà, mostrando che il “tutto esiste solo in quanto si trasforma, dunque in antinomia con se stesso”.

Aristotele, sotto diversi aspetti, sembra arretrare rispetto alla concezione politica di Platone. D’altra parte l’epoca di riflusso in cui è costretto a vivere lo porta a sviluppare una concezione politica che sarà il prototipo del realismo anti utopistico. Del resto solo ricalibrando mezzi e fini del proprio agire politico, in un’epoca così sfavorevole, era possibile teorizzare e praticare un modello politico in contro tendenza, in quanto decisamente progressista.

In una determinata epoca storica – stabilito il rapporto di forza fra capitale e forza-lavoro – e a un certo grado sviluppo della civiltà in un luogo geografico specifico, il salario è tutt’altro che una variabile indipendente e il suo livello non ha in sé alcun legame con la produttività del lavoro.

La presa di coscienza di tutti i problemi che lo sviluppo storico incontrava nella stessa Francia rivoluzionaria, dovevano condurre il giovane Hegel a riflettere sulla drammaticità del processo attraverso il quale la ragione si era venuta affermando sulla positività nel mondo moderno.

Brecht si serve di un procedimento maieutico che gli consente di portare l’attore o il regista ad avvertire tutta la problematicità, l’interna contraddittorietà, di ciò che nell’esercizio quotidiano del mestiere può apparirgli scontato, di modo che sotto la patina dell’ovvio divengano visibili le più profonde connessioni che articolano il compito espressivo e ne determinano le diverse soluzioni.

L’anima non è materiale, ma è sempre connessa al corpo e ha tre funzioni fondamentali. La conoscenza è inizialmente sempre sensibile, da essa si sviluppa l’immaginazione, da cui in seguito sorge la conoscenza intellettuale. L’agire dell’uomo è sempre improntato alla felicità, che significa agire secondo la ragione, la quale costituisce la natura umana. La forma di vita superiore è quella dedicata allo studio e alla ricerca, ma tutti gli uomini debbono apprendere a controllare le passioni mediante la ragione.

A fondamento delle costanti variazioni empiriche del salario individuale, quale prezzo della forza-lavoro, vi è il suo costo di produzione sociale come del resto per ogni altra merce. Ciò consente di smentire le correnti tesi borghesi che, sulla base della presunta pluralità dei fattori di produzione, pretendono che il salario deriverebbe dalla produttività del lavoro, cioè dal suo contributo al prodotto finale, occultando così lo scambio ineguale tra forza-lavoro e capitale alla radice dello sfruttamento.

Le resistenze e le lotte dei popoli ai quattro angoli del pianeta

Nella cultura del nostro popolo non vive un Armodio, accompagnato da eterna gloria per aver abbattuto i tiranni e per aver dato uguali leggi e diritti ai concittadini. Quali sono le sue conoscenze storiche? (…) La memoria e la fantasia sono riempite dalla preistoria dell’umanità, della storia di un popolo straniero, dei fatti e dei misfatti dei suoi re che non c’interessano affatto.

Come era possibile, si domandava l’ultimo Brecht, sottomettersi all’esigenza di una trattazione epica imposta dai nuovi contenuti conservando, però, le caratteristiche fondamentali attribuite dalla tradizione al genere drammatico, ovvero la sua capacità di sintetizzare e di dare rappresentazione sensibile a quei contrasti ideali che caratterizzano e vivificano le relazioni interumane?

La logica è uno strumento comune a tutte le scienze, alla base del procedimento dimostrativo di cui tutte si avvalgono e perciò gli scritti che ne trattano sono collocati prima della classificazione delle scienze, in quanto la logica è preliminare a qualsiasi tipo di studio e di ricerca scientifica.

Sotto il dominio del #capitalismo una parte sempre crescente della popolazione può sopravvivere solo alienando come merce la propria forza vitale

Hegel sembra ritrovare un modello storico-ideale della religione popolare proprio in quel mondo greco in cui la frattura fra sensibile e trascendentale, caratterizzante la modernità cristiana, non è ancora avvenuta e, dunque, la lacerazione tra pratiche rituali e religione soggettiva non si presenta; il rapporto con la divinità non comporta la mortificazione della naturalità e della vita.

Brecht nel Piccolo Organon per il teatro si era limitato a rivedere i punti maggiormente unilaterali della precedente riflessione, ma era cosciente della necessità di reimpostare l’intera teoria, in quel progettato “grande” Organon che prima l’impegno pratico-organizzativo nel Berliner Ensemble, poi la morte prematura gli impedirono di realizzare.

Definizione e funzione della fisica; le quattro tipologie di movimento; i luoghi naturali; la concezione dell’universo; il dualismo fra mondo terrestre e celeste; la cosmologica aristotelico-tolemaica; lo spazio vuoto non esiste; la concezione del tempo; l’importanza storica della fisica di Aristotele; la differenza fra la fisica di Aristotele e quella di Democrito.

Questa indivisa sostanza della libertà assoluta ascende con la Rivoluzione francese al trono del mondo, senza che potere alcuno sia stato in grado di resisterle. Fu un’alba stupenda. Tutti gli esseri pensanti festeggiarono concordemente quest’epoca. Dominò in quel periodo una sublime commozione, l’entusiasmo dello spirito fece rabbrividire la terra, come se allora per la prima volta si fosse attuata la vera conciliazione dello spirito col mondo.

Con il termine naturale, si intende generalmente qualcosa di eterno, di normale, in quanto, i modi di vita appaiono a chi li vive come assoluti, come naturali. Si tratta in realtà di una seconda natura, dell’insieme dei costumi che in una determinata epoca divengono patrimonio comune di un popolo o strato sociale. In quest’ottica l’intera storia dello sviluppo tecnico e industriale è interpretabile come una lotta contro la natura immediata dell’uomo.

Anche nella sua apparente linearità la riflessione di Brecht sull’arte lascia una sensazione di “straniamento” a chi le si accosta; non fosse altro che per la sua decisa mancanza di sistematicità – che rende impossibile ogni sbrigativa classificazione – per l’asprezza dei toni polemici, la radicalità degli assunti teorici, per l’urgenza con cui pone la necessità di una profonda revisione della drammaturgia e del teatro tradizionale, per l’ostinata opposizione a ogni soluzione di compromesso che la caratterizzano e animano.

L’essere inteso come sostanza – per Aristotele ci sono infatti diversi modi di intendere l’essere – è trattato nella Metafisica che lo stagirita chiamava “Filosofia prima”, il cui ambito è lo studio dell’essere in quanto essere (ontologia), delle cause prime e di dio (teologia).

Lukács attribuisce ai limiti storici e sociali della Germania del tempo l’atteggiamento sempre più rassegnato e conciliativo di Hegel: l’arretratezza tedesca assurge così a criterio chiave di spiegazione dei tratti conservatori e dell’idealismo del pensiero di Hegel, nonché del carattere tragico delle sue scelte pratiche e teoretiche.

La sezione Unigramsci di Pisa organizza un ciclo di seminari itineranti presso diversi circoli Arci della provincia. I contenuti ruotano attorno alla complessa fase internazionale.

Non si può scuotere l’ortodossia – osserva il giovane #Hegel anticipando #Marx – finché la sua professione, legata con temporali vantaggi, è intessuta in tutto il sistema dello Stato. Un tale interesse è troppo forte perché essa possa essere tralasciata così presto, ed esso inoltre agisce senza che se ne sia nell’insieme chiaramente coscienti.

Come fa notare acutamente Bertolt Brecht: se le istituzioni sono buone, l’uomo non deve essere particolarmente buono. Certo, allora gli si offre la possibilità di esserlo. Egli può essere libero, giusto e valoroso senza che egli o altri abbia a soffrirne.

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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