Perché siamo caduti così in basso?

Dal momento che il dato di fatto che continuiamo a subire non può che essere il risultato, in primo luogo, dei nostri errori, diviene decisivo comprenderli fino in fondo per poter rialzare la testa


Perché siamo caduti così in basso? Credits: https://www.guidasogni.it/2014/01/17/cadere-e-precipitare-nei-sogni/

Il nostro presidente della repubblica non si smentisce mai. È sempre misurato, completamente calato nel suo ruolo e, perciò, sempre prevedibile. Rappresenta nel modo più corretto la sua funzione di Capo della Stato italiano, ossia di uno Stato a capitalismo avanzato. Nelle sue uscite non c’è mai nulla di soggettivo, di estemporaneo, in quanto riesce a esprimere sempre, nel modo più limpido e lineare, da vero capo dello Stato, non la posizione partigiana del governo, ma gli interessi complessivi del blocco sociale dominante. Proprio per questo le sue ben dosate e ridotte all’essenziale prese di posizione sono molto utili a comprendere gli interessi di fondo del partito dell’ordine costituito, sempre pronto a difendere gli interessi di questo specifico Stato.

Cosa emerge da questi ultimi interventi? Che il blocco sociale dominante è enormemente preoccupato del fatto che, in questa situazione di assoluta necessità del paese, in cui necessariamente emergono i veri amici e nemici, i paesi che l’ideologia dominante ci ha costantemente spacciato come i nostri essenziali alleati, Unione europea e Stati uniti, si sono comportati quantomeno da avversari, mentre gesti di solidarietà sono venuti proprio dai paesi costantemente demonizzati dal pensiero unico dominante, ovvero da paesi guidati dal Partito comunista e da un paese che ha assunto, oggettivamente, posizioni antimperialiste nella politica internazionale come la Russia.

Perciò il capo dello Stato ha, dapprima, cercato di accreditare che in realtà i nostri “alleati” storici, in primis la Germania, stanno cercando di aiutarci. D’altra parte, considerato che appariva sempre più palese che in sede di Unione europea sia proprio la Germania, in primis, a cercare di sfruttare la nostra crisi a proprio vantaggio, è passato a un accorato appello alle istituzioni dell’Unione europea affinché, almeno in questa occasione, dimostrino un briciolo di solidarietà o quantomeno di cooperazione nella soluzione dei problemi. Lasciando intendere che, se anche questo appello dovesse cadere nel vuoto, diverrà molto complicato, anche per l’ideologia dominante e il pensiero unico, dare a intendere che siano i paesi a capitalismo avanzato, in primis quelli dell’Unione europea, i nostri reali alleati.

Del resto il trattamento riservato dai poteri forti dell’Unione europea alla Grecia, nel suo momento del bisogno, avevano già fatto sorgere qualche dubbio nei popoli europei sulle magnifiche sorti e progressive dell’Unione europea costantemente sottolineate dall’ideologia dominante. Evidentemente, dunque, questa questione tocca un nervo scoperto e particolarmente sensibile della visione mistificante del mondo imposta ai popoli dall’ideologia dominante. Proprio su questo dovrebbe battere, quindi, una reale opposizione di sinistra, che avesse conservato un’autonoma visione del mondo, ossia una concezione del mondo marxista. Purtroppo la quasi totalità delle forze sedicenti di sinistra italiane da anni hanno abiurato, in modo più o meno esplicito, la sola visione del mondo realmente alternativa a quella dominante del pensiero unico. In tal modo si sono fatti completamente egemonizzare dal nemico di classe e hanno continuato, anche dinanzi ai tragici eventi greci, a sostenere che la soluzione sarebbe nell’ulteriore rafforzamento dell’Unione europea di contro ai singoli Stati. Lasciando così alla destra populista la parola d’ordine della possibile rottura con i vincoli imposti dall’Unione europea. Anzi, in modo ancora più tafazziano, la sedicente sinistra ha accusato il populismo di destra di essere sovranista, ovvero di sostenere gli interessi del nostro Stato nazionale rispetto ai poteri forti dell’Unione europea, invece di denunciare che il loro antieuropeismo è funzionale a stringere rapporti ancora più stretti con gli Stati Uniti.

Un secondo aspetto estremamente significativo delle puntuali esternazioni del nostro capo dello Stato è il rilancio dell’unità nazionale, ossia di una prospettiva interclassista volta a superare le “ormai controproducenti” contrapposizioni fra destra e sinistra. Un invito funzionale a ribadire uno dei cavalli vincenti del pensiero unico dominante, ovvero il there is no alternative di  thatcheriana memoria. Questo, in qualche modo scontato, appello al superamento dello scontro fra maggioranza e opposizione in nome del “siamo tutti sulla stessa barca” e dobbiamo necessariamente remate tutti nello stesso senso è stato prontamente ripreso e tradotto in una forma più determinata e concreta dall’ideologia dominante e dai due politici che più si sforzano di essere in linea con essa, ossia Renzi e Salvini, i due principali orfani del patto del Nazareno e del governo tecnico di larghe intese di montiana memoria.

Visto che l’opzione Monti appare ormai bruciata per sempre, il “nuovo” tecnico della provvidenza, in grado di realizzare quel governo di larghe intese, che unifichi in nome del classico trasformismo italiano buona parte del ceto politico parlamentare, è incarnato da Mario Draghi. Non a caso i poteri forti hanno fatto subito blocco intorno a lui, presentandolo come l’unico con una ricetta in grado di far uscire il paese dalla crisi. Ricetta che nei fatti non è altro che l’inflazione, il solito strumento utilizzato dalla classe dirigente per scaricare i costi negativi della crisi sui ceti subalterni, ossia sui lavoratori salariati, sui pensionati non ricchi, sul ceto medio e sui piccolo risparmiatori, ovvero sulla piccola borghesia.

A ulteriore dimostrazione che, per quanto l’attuale governo si faccia in quattro per dimostrarsi al servizio del blocco sociale dominante, al punto da far apparire un improbabile trend negativo nello sviluppo del virus, proprio nel momento in cui i proletari si accingevano a scioperare contro il fatto di continuare a essere esposti al contagio, pur di non mettere in discussione il loro pluslavoro, ovvero il loro sfruttamento, da cui derivano i profitti, ossia l’unico fine della società capitalista. Al punto che, persino il capo della protezione civile è stato costretto a denunciare come il computo dei contagiati fosse significativamente sottostimato, con la conseguenza di finire in quarantena, quale nuova forma di censura.

Per altro le politiche della provvidenza volte al rilancio dell’inflazione non potrebbero che procurare un ulteriore aumento del debito pubblico, con la conseguenza che la politica economica dei governi eletti “democraticamente” finisca completamente sotto il controllo dei grandi creditori, ossia del capitale finanziario transnazionale. Con il brillante corollario che, di fatto, vengono meno le differenze fra governi di destra e di sinistra, di modo che le masse popolari cadono nella trappola dell’antipolitica che favorisce l’oligarchia, il populismo (essenzialmente di destra), i governi tecnici, di unità nazionale o il cesarismo regressivo.

Per altro, il panico ampiamente dimostrato dalla classe dominante dinanzi alla necessità improrogabile di diminuire l’estrazione di plusvalore dallo sfruttamento del pluslavoro dei proletari, pena la riduzione dell’esercito industriale di riserva, ossia di disoccupati e sottoccupati, indispensabili a mantenere al minimo del suo valore il prezzo della forza-lavoro. Ancora una volta, dunque, è emerso che l’unico modo per non essere egemonizzati dalla classe dominante è lo sviluppo della sola visione del mondo alternativa, ovvero quella marxista. Per altro tale concezione è l’unica che consente di decifrare realmente ciò che avviene nel mondo storico e sociale, mentre l’ideologia dominante non può che offrire una comprensione mistificatoria della realtà. È, in effetti, emerso ancora una volta nel modo più evidente, per chi ha ancora occhi per vedere, quanto sia mistificante l’ideologia dominante che da decenni sostiene la fake news della fine del lavoro e con essa, necessariamente, della fine della legge del valore e dell’unica concezione del mondo alternativa, ossia del marxismo. Tanto più che, ancora una volta, dinanzi al fantasma dello sciopero tutta la classe dominante si è levata come un solo uomo per fare di tutto per evitarlo. Il che non avrebbe ovviamente senso, se davvero producessero tutto le macchine e i lavoratori sarebbero, perciò, divenuti un inutile parassita sociale, tenuto occupato solo per non creare disordini sociali.

Il dramma è che, anche in questo caso, tali mistificazioni dell’ideologia dominante sono state completamente introiettate dalla maggioranza degli intellettuali sedicenti di sinistra, che hanno da anni abbandonato, considerandole superate, le concezioni marxiste.

Un altro aspetto significativo, visto che ha immediatamente ricomposto tutto il fronte della classe dirigente e dominante, è l’assoluta impossibilità di mettere in discussione, anche dinanzi al più eclatante stato di necessità, la sacralità assoluta della proprietà privata, alla quale tutto deve essere sacrificato. È, infatti, bastato che un proletario, il quale a causa della pandemia non ha trovato più chi lo sfrutti o un sottoproletario, magari disoccupato, abbia confessato di non avere i soldi per pagare quei beni di prima necessità di cui ha assoluto bisogno, lui e la sua famiglia, per far sì che si mobilitassero immediatamente gli apparati repressivi dello Stato all’uscita dei supermercati per impedire, con l’unica violenza legalizzata, che qualcuno, in nome dello stato di necessità, potesse mettere in questione la proprietà privata.

Infine, a ulteriore dimostrazione della completa mancanza di bussola di buona parte della sedicente sinistra anche a livello internazionale in quanto, privatasi di una visione del mondo autonoma e alternativa, ha finito necessariamente per introiettare il pensiero unico dominante, vi è la penosa vicenda della sostanziale sconfitta di Bernie Sanders. Sconfitta che fa il paio con quella appena precedente di Jeremy Corbyn. Sconfitte presentate dall’ideologia dominante come ulteriore dimostrazione del mantra del there is no alternative, quando in realtà, in una prospettiva marxista, non sono altro che l’ennesima conferma dell’impotenza del revisionismo e della sedicente socialdemocrazia, che ritiene sia possibile cambiare dall’interno il sistema, ovvero il modo di produzione capitalistico, per via elettorale, ossia accettando come neutrali le regole liberaldemocratiche imposte e funzionali al dominio del nemico di classe. Anche in questo caso le elezioni sono state utili esclusivamente, secondo la concezione marxista, quale termometro per misurare i rapporti di forza fra le classi impegnate nel conflitto sociale. Ora, è evidente che in Gran Bretagna e negli Stati Uniti l’ago della bilancia – nel confronto reale, quello che avviene sul terreno della lotta di classe – non poteva che tendere ancora dalla parte del padronato.

D’altronde, tali inevitabili sconfitte, avrebbero dovuto essere un decisivo campanello d’allarme per la nostra sedicente sinistra, i cui costanti errori e la totale incapacità di apprendere dai propri errori fa sì che, nel nostro paese, nemmeno ci sogniamo di poter contrapporre al candidato del partito dell’ordine un credibile candidato quantomeno “socialdemocratico”. Segno che nel nostro paese i rapporti di forza – con un completo rovesciamento della situazione vigente fino a qualche anno fa – è molto più favorevole al fronte padronale rispetto a quella degli stessi Stati Uniti e del Regno unito di Gran Bretagna. A ulteriore dimostrazione che la tattica seguita dalla sinistra italiana, di dividersi tra chi punta a rappresentare la sinistra borghese e chi si riduce al ruolo di mera testimonianza, non potrà che continuare a produrre dei risultati catastrofici.

04/04/2020 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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L'Autore

Renato Caputo

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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