L’Italia nel terzo millennio

Come il pensiero unico ordoliberista ha omologato a tal punto il centrodestra e il centrosinistra da far apparire come unica reale alternativa ai governi impopolari, al servizio del grande capitale monopolistico transnazionale, le destra radicale


L’Italia nel terzo millennio

Dalla sconfitta del referendum costituzionale al governo Gentiloni

La netta sconfitta del governo Renzi nel Referendum costituzionale, che ha segnato la perdita di consenso alle politiche governative di ampie fasce dei ceti popolari, dei giovani e dei meridionali, non è stata sfruttata dalle forze di sinistra, deboli e divise, per mettere in discussione le leggi più impopolari promosse da Renzi. Quest’ultimo è stato costretto a fare un passo indietro, ma solo per favorire, evitando una nuova pesante sconfitta elettorale, la formazione nel 2016 di un governo definito fotocopia dai giornalisti, in quanto a cambiare è stato solo il presidente del consiglio, Gentiloni, anch’egli come Renzi proveniente dalla Margherita, e la troppo screditata ministra dell’istruzione. Il nuovo governo ha essenzialmente continuato le politiche del precedente, anche se con un tono più sobrio. Per evitare il rischio di una nuova sconfitta elettorale nel referendum contro i voucher promossi dalla Cgil, il governo ha ristretto la possibilità di uso di questi impopolari strumenti di retribuzione del lavoro occasionale. Inoltre ha abbandonato la proposta di una legge elettorale ultra-maggioritaria (Italicum del 2015), che avrebbe portato al governo i 5 Stelle, votando con la destra una nuova legge (Rosatellum) che favorisce proprio quest’ultima. In tal modo il governo intende impedire la crescita delle opposizioni di sinistra e favorire o un governo di larghe intese con Berlusconi o un nuovo governo del Presidente guidato da Gentiloni sostenuto da centro-destra e centro-sinistra. Tali opzioni sarebbero favorite dall’affermazione elettorale delle forze populiste, soprattutto della Lega, la più avvantaggiata dalla legge elettorale, che fa da catalizzatrice delle forze della destra radicale. Inoltre l’eliminazione delle preferenze favorisce la marginalizzazione delle opposizioni interne ai partiti e il potere dei leader.

Elezioni politiche 2018

Le elezioni politiche del 2018 vedono la netta affermazione delle forze populiste, con il centrista M5S primo partito con quasi un terzo dei voti, conquistati soprattutto nel sud, e la Lega, rappresentante la destra radicale xenofoba, al 17%, a un passo dal grande sconfitto, il Pd, ridotto al 18%, che paga per le politiche antipopolari portate avanti dai governi che ha guidato. Anche la destra moderata di Forza Italia paga la sua disponibilità a un governo di grande coalizione caldeggiato dai poteri forti, precipitando al 14%. Deludenti i risultati della sinistra radicale e moderata, al di sotto del 5%, non essendo state in grado di condurre una lotta incisiva contro le misure antipopolari del governo. Grazie alla Lega la coalizione del centro-destra risulta la più votata con il 37%. Complessa la questione di trovare una maggioranza, l’orientamento pare essere un governo di coalizione M5S e destra, o un governo di scopo per cambiare la legge elettorale e andare a nuove elezioni.

Il governo Conte giallo-Verde e le elezioni europee

Il governo porta avanti una politica di rivoluzione passiva, populista e demagogica, che favorisce la Lega e il suo leader Salvini, mentre fa perdere consensi al Movimento 5 stelle in quanto tradisce le sue promesse elettorali. La tenuta del governo è favorita dalle opposizioni parlamentari che tendono a criticare il governo da posizioni di destra, subalterne alle pensiero unico ordoliberista imposto dalle istituzioni dell’UE e dagli altri poteri forti. Così alle elezioni europee del 2019 la Lega raddoppia prendendo oltre un terzo dei voti, il Movimento 5 stelle è dimezzato sotto il 16, recupera qualche voto il Pd guidato da Zingaretti che raggiunge il 22%, mentre perde ulteriormente colpi Forza Italia ridotta all’8%; la Sinistra subisce un’ennesima débâcle fermandosi all’1,7, lontana dalla soglia di sbarramento al 4%.

Il governo Conte bis (giallo-rosso)

Salvini, premiato dai sondaggi, mira a ottenere i pieni poteri e, quindi, nell’estate del 2019 toglie la fiducia al governo Conte. Dal momento che le elezioni avrebbero premiato la coalizione di destra Pd e Movimento 5 Stelle formano una colazione di governo con presidente ancora Conte. Il nuovo governo non realizza l’annunciata discontinuità rispetto al precedente, se non per i toni più moderati rispetto allo sbarco degli immigrati e ai rapporti con l’Unione europea. La destra vince le regionali in una regione tradizionalmente “rossa” come l’Umbria. Per arrestare anche la vittoria in Emilia Romagna si mobilita un vasto movimento, le sardine, che riesce a mantenere almeno in questa tradizionale regione “rossa” il governo del Pd. La destra però conquista la Calabria. Con la pandemia del Coronavirus, pur essendo l’Italia il paese più colpito e impreparato con gli Stati uniti, il capo del governo e il Pd recuperano consensi a discapito di Salvini, anche perché la regione nettamente più colpita è la Lombardia governata dalla Lega.

Dalla crisi del governo Conte al governo Draghi

Nelle regionali del 2020 la destra ha strappato al Pd le Marche e confermato i propri governatori in Liguria e Veneto, mentre il Pd ha visti confermati i propri governatori in Puglia, Campania e Toscana. Nel 2021 è iniziata la crisi del governo Conte bis innescata da Renzi di Italia Viva, per conto dei poteri forti, per portare al governo Mario Draghi ex governatore della Banca europea, italiana e della Goldman Sachs. Economista neoliberista e grande privatizzatore, ha avuto il mandato da Mattarella, nonostante Conte avesse avuto la fiducia da entrambe le camere, senza consultare i partiti. Il capo dello Stato ha dato al banchiere l’incarico di formare un governo tecnico, al quale hanno dato prontamente il loro assenso Italia Viva, Pd, FI e, subito dopo, M5S, Leu e Lega. Solo Meloni alla guida di Fratelli d’Italia è rimasta all’opposizione. La Lega ha abbandonato le posizioni euroscettiche, mirando a entrare nel PPE. Il governo sfruttando gli investimenti europei in apparente soccorso dei paesi ancora più in crisi per la pessima gestione della pandemia, ha avuto una scusa più cogente per portare avanti un piano di controriforme ordoliberiste. Ad esempio, nonostante la pandemia, il governo ridurrà le spese per il servizio sanitario nazionale, rilanciando il settore militare con la scusa della guerra in Ucraina. Tali politiche hanno sfavorito le forze populiste al governo, la Lega e il M5S, a rischio implosione, mentre hanno favorito l’opposizione più apparente che reale della destra radicale, che rischia di divenire il primo partito. La leadership del Pd appare tentata di conservare la legge maggioritaria esistente, impedendo un ritorno al proporzionale – quanto mai necessario dopo il taglio dei parlamentari – per spartirsi la maggioranza parlamentare con la destra radicale.

Dal governo Draghi al governo Meloni

Il governo Draghi cade per le dimissioni del presidente del consiglio per aver ottenuto, nel Luglio del 2022, la fiducia senza più il sostegno di Movimento 5 Stelle, Lega e Forza Italia che, per motivi diversi, si sono astenuti. A questo punto il capo dello Stato, senza convocare i principali partiti come avrebbe dovuto, ha sciolto anticipatamente le camere e indetto le elezioni per il 25 settembre, impedendo di fatto la campagna elettorale e tagliando fuori la sinistra fattasi trovare di nuovo divisa e impreparata. In più il segretario del Pd Letta, per inseguire il centro ultraliberista di Calenda, ha rotto l’alleanza con il Movimento 5 Stelle, regalando di fatto il governo, con un’ampia maggioranza, alla destra guidata da Fratelli d’Italia. Nonostante Calenda abbia comunque rifiutato l’accordo vantaggiosissimo offertogli da Letta, pretendendo la rottura dell’alleanza con Sinistra italiana, necessaria per coprire a sinistra una coalizione completamente sbilanciata verso il centro, Letta ha rifiutato un accordo tecnico con Conte, unica chance per non lasciare il completo governo del paese alla destra, egemonizzata dalla sua componente più radicale. La maggioranza di Sinistra italiana, per paura di perdere i posti garantiti dall’alleanza con il Pd, ha detto no a un'alleanza a sinistra con 5 Stelle e Unione popolare. Così Conte ha preferito correre da solo, recuperando voti e piazzandosi terzo, capitalizzando parte del voto utile di sinistra. La destra pur aumentando di poco i suoi elettori ha conquistato una netta maggioranza, con Fratelli d’Italia che ha doppiato tutte le altre forze della coalizione di destra. Sconfitti sia il Pd, giunto secondo, la sinistra che non ha superato la soglia di sbarramento e il centro superato da Conte. Il nuovo governo, con presidente Giorgia Meloni mira a proseguire la guerra in Ucraina, abbassare le tasse dei più ricchi con la flat tax, realizzare un sistema semipresidenziale e federalista, sul modello della secessione dei ricchi sponsorizzata dalla Lega. L’opposizione divisa e imbelle sembra incapace di reagire, nonostante l’inflazione continui a colpire in modo sempre più duro i subalterni.

02/12/2022 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Renato Caputo

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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