In Italia si costruisce la Tav, ma si muore di “binario unico”

Una tragedia ferroviaria che avrebbe potuto e dovuto essere evitata.


In Italia si costruisce la Tav, ma si muore di “binario unico”

di Alba Vastano

Una tragedia ferroviaria che avrebbe potuto e dovuto essere evitata.

Sul tratto Andria/Corato, l’inferno: 23 le vittime accertate. Una regione stravolta da una tragedia ferroviaria che avrebbe potuto e dovuto essere evitata. Le responsabilità delle amministrazioni locali, ma anche delle istituzioni di governo. Un raddoppio su cui erano stati stanziati i fondi da Bruxelles, già nel 2012. Il progetto è decennale, ma giace nel dimenticatoio.

Una vergogna tutta italiana. Morire fra gli olivi strappati alla natura da una furia micidiale. Succede in una delle regioni più rigogliose del Paese, che offre risorse economiche importanti all’economia nazionale,grazie all’agricoltura ortofrutticola fiorente, alla grande produzione di olio d’oliva e soprattutto al turismo. Settore in crescita, specie negli ultimi anni per i prezzi al turista calmierati e che offre posti di lavoro per lo sviluppo fiorente dell’industria alberghiera.

Una terra rigogliosa anche di cultura, di senso civico, di disponibilità e accoglienza spontanea all’amico e al visitatore. Il tempo di entrare in questa terra e già se ne avverte una naturale appartenenza. Siamo nel tacco del bel paese, in Puglia. Regione che ha, all’occhio europeo, un target economico non di prestigio, essendo una delle regioni più povere dell’Europa occidentale.

Qui, nella terra in cui il cielo è più vicino e il sole è generoso con la terra, si muore di binario unico.

Una corsa fra gli ulivi, in un rettilineo su strada ferrata, che è una roulette russa, ha fermato la vita di 23 persone (da notizie dei media, ndr) e sconvolto l’esistenza dei superstiti, fra cui dei bambini.

Nemmeno uno staff specializzato di psicoterapeuti potrà restituire loro la normalità, dopo la tragedia vissuta. In un Paese in cui i poteri governativi destinano fondi alla Tav e alle strade ferrate del centro nord, dimenticandosi dell’altra metà del territorio nazionale, di serie B da sempre: il Sud. La tragedia di Bari è l’ago della bilancia che segna quali sono le directory di un Paese in mano alla scelleratezza di chi lo governa, ma anche all’incuria della macchina amministrativa locale che traduce i tempi di realizzazione delle grandi opere in optional senza tempo.

La dinamica della tragedia e le cause

La bomba fra le masserie pugliesi scoppia il 12 luglio, nella tratta ferroviaria a binario unico fra Andria e Corato. Sono le 11.30 di un mattino a 40 gradi. Partono quasi contemporaneamente, con uno scarto lievissimo (con 8 minuti di ritardo quello proveniente da Corato,ndr), i due treni della morte, al fischio dei capistazione e al segnale della paletta verde. Pochi minuti e l’inferno. I due convogli, ognuno di quattro vagoni, viaggiano al massimo della velocità (100 Km orari, ndr). Su una curva della tratta diventano un poltiglia ferrosa, incastrandosi l’uno nell’altro, massacrando corpi, distruggendo vite normali. Studenti, promesse spose, nonne, macchinisti. Quel maledetto killer del binario unico ha falciato la normalità e la semplicità, trasformando in un cimitero a cielo aperto il regno degli ulivi e modificando in teatro spettrale quella dimensione di tranquillità che connota l’intera regione

Sul Paese un’ombra inquieta e cupa per l’attribuzione delle responsabilità e per definire i capi d’accusa su cui si sta già muovendo la Procura di Trani. Le domande di un Paese scioccato. Perché a due treni locali viene dato contemporaneamente il via sullo stesso binario? Al di là delle colpe da imputare all’errore umano che ha fatto sballare le tabelle di autorizzazione al via, perché in Italia e in particolare nel Sud esistono ancora tratte ferroviarie a binario unico? E come avviene il controllo fra le stazioni a senso di marcia alternato, come quella di Andria e Corato?

È assodato che sulla tratta killer il dispaccio fra le due stazioni è affidato al telefono e non vi è alcun sistema di sicurezza automatico. Non siamo in Bangladesh. Non è un thriller anni 50. È cronaca nera di oggi, in un paese dell’Ue. Non solo errore umano, ma la morte fra gli olivi di 23 persone, a causa del binario assassino, è omicidio di Stato.

Le responsabilità delle istituzioni

La carenza più lampante che oggi, a tragedia avvenuta, appare una beffa quasi voluta per incuria tecnica, che è anche un paradosso, è che il sistema di sicurezza sulle vetture coinvolte Elt 200 ed Etr 300, era perfettamente installato e avrebbe potuto scongiurare la strage. Il perché non è entrato in funzione è storia tutta italiana. Le vetture viaggiavano su binari che, essendo obsoleti nella struttura, non potevano recepire il segnale di blocco.

Unico tratto di strada ferrata italiana, 12 km abbandonati al destino, a non recepire l’Scmt. La beffa è che Le “Ferrovie Nord Barese”, su concessione dell’Ustif, entro il 2017 su quella tratta avrebbero potuto realizzare il doppio binario, a seguito della pubblicazione del bando di gara che stabilisce per l’opera un finanziamento regionale di 31 milioni. Intanto il killer ha viaggiato indisturbato su quel binario unico.

Non solo incuria, ma concessione di strage. Concessione che autorizza le stragi lungo ben 9.161 km di strade ferrate italiane. Non solo i 12 km Andria-Corato, ma le stragi possono avvenire in tutto il Paese in cui vi sia ancora attivo il binario unico, pur se protette dal sistema di controllo. Superfluo porre la domanda “Se questo si dovesse inceppare per qualsiasi blocco di carattere meccanico?”.

Le responsabilità che oggi sono capi d’accusa vanno ben oltre. La scomparsa del binario unico sulla tratta assassina, il potenziale killer che continua ad agire con la concessione in tasca, è un progetto decennale che giace nel dimenticatoio delle istituzioni regionali e governative, complice la burocrazia che viaggia anch’essa a passo di lumaca preistorica. Eppure, con cadenza annuale, viene annunciato nelle conferenze stampa il raddoppio di quel tratto di binario Andria-Corato, sulla linea Bari/Barletta, come “opera di fondamentale importanza per il miglioramento del traffico su rotaia nella zona a Nord di Bari”.

Nel 2012 arriva anche l’ok di Bruxelles e i fondi. Appare un avviso sul sito istituzionale delle Ferrovie “ Entro il 2015 verrà completato il raddoppio dell’intera linea sino a Barletta”. Michele Emiliano, governatore della Regione Puglia, interviene con una delibera del 18 settembre 2015. Il 19 aprile scorso si apre la gara per la realizzazione del raddoppio Adria/Corato con un importo a base d’asta di 31,6 milioni di euro. Nuovo stop. Si rimanda tutto al 1 luglio. Poi la tragedia. E scatta il rimpallo delle responsabilità. Chi ha sbagliato, come, dove, quando. Troppo tardi. Le vittime sono 23. Su quale coscienza dovrà pesare?

La passerella di Renzi e Delrio

E come sul carpet di una kermesse, con mellifluità fuori luogo, grava sul luogo infernale della tragedia la presenza delle istituzioni governative, che oggi si affacciano al Paese, tramite l’occhio dei media, con discorsi umanitari e di solidarietà. Dimentico Graziano Delrio, ministro dei trasporti e delle infrastrutture (Pd e governo Renzi, ndr) del taglio alle Regioni del Sud per il raddoppio delle tratte ferroviarie. Nell’autunno del 2015 dei ben oltre 4 miliardi di fondi da destinare alla ristrutturazione di opere ferroviarie, ne sono stati assegnati solo 60 milioni per il Sud.

Il premier Renzi ha voluto, per l’occasione, sfoggiare ancora il peggio delle sue usuali performance. Dimentico anch’esso di aver dato l’ok ai tagli per il Sud ferroviario.

Complice dei malgoverni precedenti, responsabili anch’essi di aver tagliato i finanziamenti per l’eliminazione del lungo serpentone assassino del binario unico, lancia su twitter il suo accorato messaggio. “Lacrime e dolore per le vittime e le loto famiglie. Ma anche tanto rabbia”. Un’ipocrisia che non possiamo perdonare.

A ottobre nel referendum confermativo per il No alla “deforma” costituzionale, la rabbia deve essere quella di tutti noi. Non può che essere così. Un No importante che oggi è anche finalizzato a rendere giustizia e onore alle vittime del binario unico su quella tratta maledetta Andria/Corato.

16/07/2016 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Alba Vastano

"La maggior parte dei sudditi crede di essere tale perché il re è il Re. Non si rende conto che in realtà è il re che è il Re, perché essi sono sudditi" (Karl Marx)


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