Qualcuno giustamente diceva che per conoscere la storia occorre ricostruire le attività dei vari servizi segreti, ma purtroppo gran parte di essa non è nota al grande pubblico e viene occultata di proposito, dato che bisogna tenere a bada le non sempre prevedibili reazioni delle masse ancora più stordite dalla propaganda. Dopo la Rivoluzione del 1917, Lenin, che voleva stipulare al più presto un armistizio con la Germania e concludere la guerra, dette il via alla pubblicazione dei documenti diplomatici segreti del Ministero degli affari esteri russo. Era questo un colpo micidiale alla diplomazia segreta basata sulla ragion di Stato ai danni dei popoli, che nulla sapevano delle vere ragioni per cui erano stati mandati a morire. Era una rivoluzione nella rivoluzione, ma che ben presto fu messa da parte e non più applicata nonostante il presidente Wilson tornasse su questo principio alla fine della Prima guerra mondiale (1918).
Oltre all’attività dei servizi segreti, si snoda tutto un mondo nascosto dietro un fitto e impenetrabile sipario, cui talvolta possono giungere gli storici che studiano metodicamente gli archivi, i quali purtroppo (le ragioni sono evidenti) non sempre sono disponibili. Gli archivi contengono sia le linee storiche politiche generali sia informazioni su casi particolari ma sono anche rappresentativi delle tendenze in atto, e costituiscono il massimo strumento di controllo dello Stato.
In questi giorni è circolata un’interessante notizia, secondo la quale ex militari, ex funzionari politici di alto livello statunitensi e russi si sarebbero riuniti varie volte per tentare di trovare una via di uscita all’attuale guerra nel cuore dell’Europa, da alcuni definita “una guerra inutile”. Naturalmente questi incontri si sono tenuti in segreto nei corridoi, nelle sale più appartate delle istituzioni.
Traggo questa informazioni dal giornale spagnolo on line il Confidencial, di tendenza conservatrice, che ha diffuso i nomi presenti nei famosi Panama Papers. In Italia, mi pare che il Tempo e Adnkronos abbiamo dato qualche notizia su questi ultimi eventi svoltisi nella prima settimana di luglio. Riportando quanto detto dal canale BNC News, il giornale spagnolo, specializzato nel giornalismo investigativo, afferma che in almeno uno di questi incontri avrebbe partecipato addirittura il ministro degli Esteri russo Serguei Lavrov e che avrebbero avuto luogo a New York.
La cosa interessante è che da queste trattative si può ricavare quanto, al di là della retorica bellicista e russofobica, pensano cariche veramente importanti ed oggi non impegnate attivamente sulla guerra NATO/Russia, sulla quale proprio per la loro posizione possono esprimersi più liberamente. Una riunione si sarebbe tenuta nel mese di aprile e ad essa hanno partecipato tre membri del think tank Council of Foreign Relations: il presidente, Richard Haass, che era stato consigliere, direttore della pianificazione politica e inviato speciale in Irlanda del Nord durante la presidenza di G. W. Bush; Thomas Graham, membro del Consiglio di Sicurezza Nazionale della stessa amministrazione, e Charles Kupchan, direttore degli Affari europei e assistente speciale di Obama.
I difensori dei diritti umani e il popolo ucraino potrebbero irritarsi, dato che queste trattative, ammesso che siano effettive, stanno avvenendo senza che loro ne sappiano niente, ma nella logica occidentale è del tutto giusto che il maggiore investitore nella guerra in Ucraina sia quello che si sieda al tavolo con la Russia. Coloro che affermano che questa guerra è indispensabile per difendere valori e principi ideali, pur sapendo cinicamente che la sua natura è tutt’altra, potrebbero affermare che discutere sulle ragioni dell’Ucraina in assenza dei suoi rappresentanti costituisca un vero e proprio atto di tradimento nei confronti di quei poveri soldati che muoiono tutti i giorni negli scontri con i russi ora resi ancora più brutali dall’impiego delle bombe a grappolo. Sono gli stessi che quando si parla di conflitti in generale, si ritraggono dall’uso ritenuto riduttivo delle cause economiche o che ricorrono a semplicistiche motivazioni psicologiche (la crudeltà di Putin, il carattere autoritario di Saddam Hussein etc.).
Purtroppo non c’è da scandalizzarsi, giacché il carattere sempre più autoritario dei nostri regimi (nonostante la costante ripetizione della vuota parola “democrazia”) ha ormai trasformato quello che dovrebbe essere un dibattito tra storici in dogmi, in reati sanzionati in quanto tali dalla legge. Comunismo e nazi-fascismo sono stati accomunati, negare la crisi climatica a breve non si potrà più, come se le diverse scienze mirassero ad asserire – al pari delle religioni – verità assolute e non sintesi provvisorie sempre discutibili. Ma ormai siamo dinanzi a personaggi politici analfabeti, che proprio per questo vogliono essere coperti da dichiarazioni indiscutibili per nascondere così la loro ignoranza, la loro ridicola impreparazione e salvaguardare la loro supponenza e superbia del tutto ingiustificate.
Il tentativo di iniziare negoziati con la Russia si basa sullo scetticismo, espresso anche dal colonnello statunitense in pensione Douglas Mc Gregor, sugli esiti di questa guerra, cui V. Zelensky mentre si sposta tranquillamente da un paese all’altro con i suoi piagnistei, sta inviando con la forza gli uomini ucraini, i quali in molti casi si arrendono ai russi o oppongono violenza alla violenza. Aggiunge McGregor: i russi non vogliono conquistare tutta l’Ucraina, vogliono impedire che essa si trasformi in una base missilistica NATO contro il loro territorio.
Nello stesso mese di aprile due dei supposti partecipanti ai negoziati segreti, Haass e Kupchan, hanno pubblicato un articolo su Foreign Affairs, nel quale hanno scritto che è indispensabile porre termine al bagno di sangue in Ucraina e perciò giungere a un accordo di pace, benché le sue condizioni non sarebbero certo favorevoli alla ex repubblica sovietica. Infatti, a loro parere, il risultato più probabile del conflitto non sarà la vittoria ucraina, per via dell’esaurimento delle sue forze. L’Occidente deve prendere atto di questa realtà e, quando alla fine dell’anno i combattimenti cesseranno, deve fare in modo che Kiev e Mosca si siedano a negoziare. Essi prevedono dunque che le ostilità cesseranno per la fine dell’anno, quando comincerà il 2024 nel corso del quale si svolgeranno le elezioni presidenziali in Russia e negli USA.
Tali considerazioni non sono sviluppate solo negli ambienti repubblicani più ostili a Biden, stanno estendendosi anche al settore democratico, in particolare è il figlio di Robert Kennedy e il nipote di John F. Kennedy, Robert Kennedy J., che sta proponendo con forza l’avvio di un negoziato con la Russia e ha fatto di questo tema uno dei motivi più importanti della sua campagna elettorale. Questi, avvocato ambientalista, non si è fatto scrupolo di dichiarare che la CIA sarebbe coinvolta negli assassini di suo padre e di suo zio, e di accusare Biden di irresponsabilità per la leggerezza con cui affronta una questione vitale per mondo attuale come lo scontro tra la NATO e la Russia, in cui sarà impossibile sconfiggere quest’ultima. Ha anche sottolineato in un intervista televisiva che sono stati la Casa Bianca e gli altri governi occidentali a bloccare in due occasioni gli accordi che si erano faticosamente raggiunti tra Russia e Ucraina, la quale nel frattempo con una legge ha proibito di trattare con la Russia (ottobre 2022).
Le esternazioni di Kennedy hanno provocato due tipi di reazioni: da un lato, ha ricevuto l’appoggio dei repubblicani, dei democratici e degli indipendenti ostili alla guerra, dall’altro i media hanno armato contro di lui una campagna diffamatoria e lo hanno definito “complottista”. Chissà, forse nei prossimi giorni il Corriere della sera lo inserirà nella nota lista dei putiniani. È difficile valutare se Kennedy fa solo promesse elettorali alle masse impoverite degli USA che, in alcuni casi, hanno anche cominciato a scioperare per l’aumento dei salari, come nel caso dei portuali della Costa Occidentale. Naturalmente in questo caso possiamo solo affermare “chi vivrà, vedrà”, abituati come siamo a constatare che i politici sono abili a fiutare l’aria che tira e a “riposizionarsi”.
D’altra parte, siamo stati già informati che c’era un accordo tra Ucraina e Russia, raggiunto nel 2022 a Istanbul, e ce lo ha ricordato Putin lo scorso giugno passato, quando si è riunito con una delegazione dei paesi africani, ai quali ha mostrato una bozza articolata in 18 punti, firmata da un rappresentante del governo ucraino, nella quale si stabilisce la neutralità perpetua dell’Ucraina. Neutralità più che ragionevole non solo per i russi, ma anche per la sicurezza dell’Europa, assai trascurata dai suoi inaffidabili capi, che credo ancora non abbiano compreso le dinamiche del mondo futuribile. Non possiamo negare, tuttavia, che questi signori siano dotati di molta fantasia e abbiamo molto tempo da perdere, se è vera la notizia diffusa oggi 31 luglio, secondo cui a breve si terrà un vertice di vari paesi, esclusa la Russia, in Arabia Saudita per discutere della pace. Se troveranno un accordo, chi convincerà la Russia ad accettarlo?