Sessant’anni di blocco economico criminale e illegale comunemente noto come embargo; l’assalto alla Baia dei Porci (Playa Girón) dell’aprile 1961; le centinaia di attentati alla vita di Fidel Castro; i continui tentativi di destabilizzazione ai danni del governo dell’isola; un'ininterrotta campagna mediatica da parte dell’informazione serva dell’imperialismo. Questi sono solamente gli esempi più eclatanti dei continui attacchi ai quali è sottoposta l’isola di Cuba sin dal trionfo della sua Rivoluzione, il 1° gennaio 1959.
Non sorprende, dunque, che anche in questo difficile momento, in cui il mondo intero si trova a fronteggiare una crisi pandemica senza precedenti nell’ultimo secolo, lo spietato imperialismo nordamericano abbia deciso di sferrare un nuovo attacco all’isola socialista, primo territorio libero delle Americhe. Il vergognoso atteggiamento dell’amministrazione statunitense di Joe Biden ne è l’esempio più lampante: anziché eliminare il blocco economico, Washington sta sfruttando il momento di difficoltà di Cuba per fomentare un colpo di Stato ai danni del presidente Miguel Díaz-Canel.
I media servi dell’imperialismo riportano notizie false o ampiamente esagerate per condizionare l’opinione pubblica mondiale: parlano di rivolte contro il governo, facendo riferimento ad alcuni tumulti verificatisi sull’isola, ma dimenticano che è il blocco economico a privare Cuba di risorse vitali da sessant’anni, peggiorando le condizioni di vita della popolazione; parlano di crisi sanitaria sull’isola, ma dimenticano che Cuba è l’unico paese latinoamericano ad aver approntato i propri vaccini contro il Covid-19, e soprattutto dimenticano che crisi ben più gravi si sono verificate in paesi limitrofi, senza che nessuno abbia battuto ciglio.
L’imperialismo e i suoi lacchè vorrebbero sfruttare questa situazione per penetrare nell’isola con la scusa degli aiuti umanitari, aiuti che da sempre sono l’avanguardia della controrivoluzione, in Africa come in America Latina. Qualche tempo fa, avrebbero voluto fare lo stesso in Venezuela, ma il governo bolivariano ha coraggiosamente respinto ogni forma di sostegno interessato. Se gli Stati Uniti vogliono davvero aiutare i cubani e i venezuelani, che eliminino ogni forma di blocco economico e di sanzione!
Cuba, con i suoi 11 milioni di abitanti, ha fino a ora contabilizzato circa 250.000 casi positivi e 1.600 morti. Per l’imperialismo e i media al suo servizio questa è una crisi umanitaria che necessita di un aiuto internazionale. Panama, con appena 4,3 milioni di abitanti, ha già raggiunto e superato i 6.600 decessi, più di quattro volte quelli di Cuba; eppure, nessuno parla di crisi umanitaria, perché Panama è già saldamente nel campo dell’imperialismo. Non c’è bisogno di intervenire. La Repubblica Dominicana, la Costa Rica, l’Honduras: sono tutti paesi della regione che, con una popolazione inferiore a quella di Cuba, “vantano” numeri ben peggiori in fatto di contagi e morti.
E che dire di Haiti, che, con una popolazione simile a quella di Cuba, si trova in una crisi tale da non poter fornire dati realmente affidabili sull’epidemia? Haiti, dove da decenni si susseguono crisi umanitarie, epidemie, povertà estrema, crisi politiche, colpi di Stato, invasioni militari statunitensi. Haiti, dove proprio in questi giorni è stato assassinato il presidente Jouvenel Moïse [1], forse proprio con lo zampino dell’imperialismo. Non è un caso che gli omicidi siano di cittadinanza statunitense e colombiana, gli stessi passaporti che avevano in tasca coloro che hanno tentato di assaltare il Venezuela nel maggio dello scorso anno [2].
La politica estera delle potenze imperialiste e l’orientamento dei mass media al servizio dell’imperialismo non sono dettati da condizioni oggettive, da dati di fatto, bensì dall’orientamento politico dei governi. E questo vale ancor di più nel continente latinoamericano, che da sempre gli Stati Uniti considerano come il proprio giardino di casa. Il genocida Jair Bolsonaro non si discute, i governi criminali che si susseguono in Colombia neppure, così come il governo golpista di Jeanine Áñez, che ha tenuto sotto scacco la Bolivia per un anno; la Cuba rivoluzionaria, il Venezuela bolivariano e la Bolivia sotto la guida dei governi socialisti sono invece una minaccia, una minaccia per gli interessi delle multinazionali, una minaccia perché dimostrano che è possibile sottrarsi alle grinfie dei gringos, fornendo un valido esempio agli altri popoli del continente.
La politica degli Stati Uniti nei confronti di Cuba si sta facendo ogni giorno più aggressiva, e Joe Biden si sta rivelando un criminale ancor peggiore del suo predecessore. Lo ha ben descritto Bruno Rodríguez Parrilla, il ministro degli Esteri cubano: “È noto che il governo degli Stati Uniti ha identificato l’impatto del virus e della pandemia come un’opportunità per rafforzare il blocco con motivazioni politiche e applicare quelle che ha chiamato misure di massima pressione per rafforzare l’aggressione contro il nostro paese. È stato un tentativo deliberato, crudele e opportunistico di sfruttare le condizioni di una pandemia per cercare di strangolare la nostra economia”.
“È noto che il governo degli Stati Uniti ha storicamente dedicato, ma particolarmente negli ultimi anni, centinaia di milioni di dollari per interferire negli affari interni di Cuba; per cercare inutilmente di promuovere un’opposizione politica a prezzo anche di generare disordine, instabilità, con il fallito scopo di incrinare l’ordine costituzionale, il consenso sociale, le condizioni di stabilità, tranquillità, sicurezza cittadina, armonia, in cui vive il nostro popolo. Per questo ha utilizzato potenti e sofisticati strumenti ad alta tecnologia, di cui ha, in questo mondo squilibrato, un controllo praticamente monopolistico, e lo ha fatto per cercare di sfruttare le dure condizioni sociali che la pandemia ha generato sul pianeta e, nel nostro caso, anche facendo un uso impudente, osceno, spudorato di menzogne, calunnie e manipolazione di dati nel tentativo di mobilitare, convocare, incitare, manipolare le persone”.
Il ruolo dei mass media, della rete Internet e dei social network nel fomentare i sentimenti anticubani e antirivoluzionari è ben noto, così come noto è lo sporco lavoro che storicamente svolge la mafia di Miami, quella dei figli e dei nipoti dei lacchè del dittatore Fulgencio Batista, a sua volta servo dell’imperialismo. L’informazione occidentale è talmente corrotta dall’aver presentato la notizia di qualche tafferuglio come rivolta popolare contro il governo, mentre ha totalmente omesso di riportare le ingenti manifestazioni che si sono svolte in tutto il paese in favore della Rivoluzione, dopo l’appello del presidente Miguel Díaz-Canel. I cubani sono scesi in strada per difendere le conquiste che si sono guadagnati versando il proprio sangue e il proprio sudore negli ultimi sessant’anni, sventolando bandiere ed esponendo le effigi degli eroi rivoluzionari, Fidel Castro, Raúl Castro, “Che” Guevara, Camilo Cienfuegos e altri.
Questo è un messaggio chiaro alle forze imperialiste: la grande maggioranza dei cubani marcia al fianco del governo rivoluzionario come un solo uomo! Gli elementi reazionari saranno invece isolati ed emarginati, resi impotenti. E se l’imperialismo dovesse sferrare l’attacco finale a Cuba, se dovessero trovare abbastanza reazionari da fomentare una rivolta, o se addirittura dovesse esserci un intervento paramilitare o militare contro Cuba, sappia l’imperialismo che nel mondo ci sono milioni di persone pronte a imbracciare le armi per accorrere in difesa della Rivoluzione.
Giù le mani da Cuba Socialista!
Giù le mani dal Venezuela Bolivariano!
Morte all’imperialismo!
Note: