La regione dell’Asia sudorientale ricopre un importante ruolo geopolitico, in quanto in quest’area del mondo si confrontano direttamente le due superpotenze del nostro secolo, gli Stati Uniti e la Repubblica Popolare Cinese. La Cina può sfruttare il vantaggio della vicinanza geografica e, in molti casi, delle comuni radici culturali, mentre gli Stati Uniti contano sulle rivalità che questi stessi paesi hanno accumulato nel tempo fra loro e nei confronti di Pechino, al fine di impedire che la Cina diventi la potenza di riferimento per gli Stati in questione.
È in quest’ottica che va letto il viaggio diplomatico del segretario alla Difesa statunitense, Lloyd Austin, che da venerdì 23 luglio ha iniziato un tour che lo porterà a Singapore, in Vietnam e nelle Filippine. Si tratta della prima visita nel Sudest asiatico di un membro di spicco dell’amministrazione di Joe Biden, organizzata al fine di dimostrare l’importanza che Washington attribuisce alla regione e all’Associazione delle Nazioni del Sudest Asiatico (Asean), secondo quanto dichiarato anche dall’addetto stampa del Pentagono, John F. Kirby: “Questo viaggio sottolineerà il duraturo impegno degli Stati Uniti nella regione e il nostro interesse a sostenere l’ordine internazionale basato sulle regole nella regione e a promuovere la centralità dell’Asean”. Secondo il comunicato ufficiale, Austin “incontrerà i leader chiave per riaffermare le relazioni di difesa e condurre incontri bilaterali con alti funzionari”.
Lo scorso 14 luglio, il segretario di Stato Antony Blinken ha presieduto il vertice tra i ministri degli Esteri Usa-Asean insieme al ministro laotiano Saleumsay Kommasith. In quest’occasione, le due parti hanno sottolineato l’importanza della pace, della stabilità, della sicurezza e della libertà di navigazione e sorvolo nel Mar Cinese Meridionale. Chiaramente si tratta di dichiarazioni che si rivolgono alle pretese cinesi sulle isole di questo mare, proprio a cinque anni dalla sentenza della Corte de L’Aia, che il 12 luglio 2016 ha respinto le rivendicazioni cinesi sul 90% del Mar Cinese Meridionale.
La sentenza del 2016 ha in questo modo chiarificato il modo in cui la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (Unclos) dovrebbe essere applicata e interpretata in relazione al Mar Cinese Meridionale. Questo ha portato la Cina a rivedere le proprie rivendicazioni, riducendo l’area di mare interessata, ma non ha fermato le attività cinesi nelle acque circostanti le isole contese, attività giudicate illegali dagli altri paesi della regione. Per questo motivo, i paesi dell’Asean, e in particolare Vietnam, Filippine e Indonesia, cercano il sostegno diplomatico di Stati più potenti, come gli Stati Uniti, il Giappone, l’Australia e l’India.
Lo scorso 8 luglio, il Vietnam ha protestato contro l’invio di una nave cinese nell’arcipelago delle isole Paracelso, chiamate Hoàng Sa dai vietnamiti e Xīshā dai cinesi. Secondo le autorità cinesi, si tratterebbe di un’imbarcazione dell’Università Sun Yat-Sen, che si recherebbe nell’arcipelago unicamente per scopi di ricerca scientifica. “Tutte le attività di indagine e di ricerca scientifica sulle isole Paracelso senza il permesso del Vietnam sono una violazione della sovranità del Vietnam e dei relativi diritti, sono illegali e non hanno alcun valore” ha risposto la portavoce del ministero degli Esteri vietnamita, Lê Thị Thu Hằng. “Come è stato affermato più volte, il Vietnam dispone di prove storiche e basi legali complete per affermare la propria sovranità sulle isole Paracelso e Spratly, in conformità con la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare.”
La visita di Lloyd Austin nei tre paesi dell’Asia sudorientale arriva anche nel momento in cui questa regione sta vivendo la peggior ondata di Covid-19 dall’inizio della pandemia. Se, fino a poche settimane fa, molti paesi del sudest asiatico erano riusciti a distinguersi nella lotta contro il virus, il diffondersi della variante Delta ha vanificato gli sforzi compiuti fino a ora. Il paese maggiormente in crisi è al momento l’Indonesia, che si sta avvicinando ai tre milioni di positivi, avendo recentemente superato i 76.000 morti. L’isola di Giava, dove si trova la capitale Giacarta, si è trasformata in uno dei centri pandemici mondiali, con ospedali e cimiteri al completo e forniture di ossigeno in perenne difetto. Anche Malesia, Thailandia e Vietnam stanno vivendo il peggior momento dall’inizio della pandemia, mentre in Myanmar è crollato il numero di test effettuati dopo il colpo di Stato che ha deposto il governo di Aung San Suu Kyi [1].
Come sappiamo, anche il Covid-19 è divenuto oggetto di calcoli geopolitici e, seppur in netto ritardo rispetto ai rivali cinesi, gli Stati Uniti si sono recentemente mossi nel senso di assistere i paesi degli altri continenti nella lotta alla pandemia. Il presidente Joe Biden si è infatti impegnato a donare 80 milioni di dosi a vari paesi, compresi quelli dell’Asia sudorientale. Il 10 luglio, il Vietnam ha ricevuto due milioni di dosi del vaccino Moderna da parte del governo degli Stati Uniti, mentre altre tre milioni di dosi dovrebbero essere inviate in seguito.
Intanto, il Vietnam e gli Stati Uniti continuano a lavorare congiuntamente per regolare le questioni rimaste in sospeso dopo la terribile guerra che ha distrutto il paese asiatico fino al 1975. Lo scorso 9 luglio, sono state rimpatriate le spoglie di un soldato statunitense morto nel corso del conflitto, con una cerimonia ufficiale tenutasi presso l’aeroporto Gia Lâm di Hà Nội. Christopher Klein, rappresentante dell’ambasciata statunitense, ha ringraziato il Vietnam per i suoi sforzi nella ricerca dei soldati dispersi nel corso della guerra, mentre in cambio gli Stati Uniti si sono impegnati a sostenere il Vietnam nella bonifica delle aree bombardate, attraverso la rimozione di ordigni inesplosi.
Note:
[1] https://giuliochinappi.wordpress.com/2021/02/02/myanmar-golpe-militare-contro-il-governo-di-aung-san-suu-kyi/