A partire dal 6 ottobre, le province del Vietnam centrale sono state colpite da piogge torrenziali che hanno causato inondazioni, frane, smottamenti e gravissimi danni. Il bilancio attuale parla di almeno 114 morti e ventidue dispersi, mentre ben 200.000 persone sono state evacuate nelle tre province maggiormente colpite dal fenomeno, Ha Tinh, Quang Binh e Quang Trị. Conseguenze importanti vi sono state anche nella provincia di Thua Thien Hue.
Queste piogge eccezionali, descritti da tutti come le peggiori degli ultimi decenni, sono conseguenza diretta dell’estremizzazione dei fenomeni meteorologici causata dal riscaldamento globale, e potrebbero diventare la normalità nei prossimi anni, come affermato dagli esperti vietnamiti e internazionali. “Secondo la nostra valutazione globale delle attuali condizioni meteorologiche, il Vietnam sta attualmente subendo i peggiori impatti meteorologici al mondo”, ha affermato Grahame Madge, portavoce del Met Office britannico, considerato come una delle più importanti istituzioni mondiali in questo settore.
A impressionare è soprattutto la sequenza delle tempeste tropicali che si sono abbattute l’una dopo l’altra sulle coste vietnamite: le prime piogge causate dalla tempesta Linfa si sono verificate il 6 ottobre, e la tempesta ha raggiunto il suo apice l’11 ottobre; in seguito, la tempesta Nangka ha preso il testimone e devastato la regione nella settimana successiva; nelle ultime due settimane di ottobre, invece, sono state le tempeste Saudel e Molave, con venti fino ai 150 km/h, a completare l’opera di devastazione del Vietnam centrale.
A sottolineare questa sfortunata sequenza di eventi è stato Kei Yoshimura, professore di studi ambientali presso il dipartimento di studi ambientali naturali dell'Università di Tokyo. Secondo i dati a disposizione a partire dal 1951, il Vietnam è stato colpito ogni anno da un numero di tifoni che oscilla tra uno e cinque, ma mai si è vista questa sequenza ravvicinata di eventi meteorologici estremi. Considerando la sola tempesta Linfa, le piogge registrate tra il 6 ed il 13 ottobre nel Vietnam centrale sono state sei volte superiori rispetto alla media degli anni precedenti nello stesso arco di tempo: il primato negativo spetta alla provincia di Thua Thien Hue, con 2.000 mm di piogge, seguita dalla provincia di Quang Trị (1.500 m) e da quella di Quang Nam (1.200 mm).
In base ai dati forniti dalle autorità locali, la provincia di Quang Binh ha vissuto inondazioni che non si erano mai registrate nella sua storia, superando le storiche inondazioni del 1979. “Le inondazioni di quest'anno hanno eclissato il picco record nel 1979 di 0.98 metri” ha dichiarato il presidente provinciale Tran Cong Thuat, aggiungendo che in quell’occasione l’inondazione causata dal fiume Kien Giang aveva raggiunto i 3.91 m, mentre quest'anno il picco è rimasto a 4,89 m per diversi giorni consecutivi.
Come anticipato, questi fenomeni estremi potrebbero diventare sempre più frequenti in Vietnam, la cui posizione geografica lo espone per primo a tutte le tempeste tropicali che vengono a formarsi nell’Oceano Pacifico e nel Mar Cinese Meridionale. “Temo che queste inondazioni improvvise diventeranno la nuova normalità per le aree costiere centrali del Vietnam, e coloro che vivono in queste zone di impatto dovrebbero prepararsi per tali future tempeste” ha dichiarato Brian Eyler, direttore dell'Asia Program presso lo Stimson Center, un’organizzazione senza scopo di lucro con sede negli Stati Uniti. Eyler ha infatti sottolineato che la maggior frequenza e intensità delle tempeste trova un importante alleato nell’innalzamento del livello dei mari, aumentando le possibilità che le acque del mare penetrino nell’entroterra. Tale connubio moltiplica la capacità di devastazione delle tempeste, e potrebbe essere destinato a peggiorare di anno in anno. Eyler ha concluso che “Il paese potrebbe passare da un disastro alluvionale annuale all'altro”.
Per far fronte alle emergenze future, molti esperti hanno provato a suggerire soluzioni tecnologiche, come la costruzione di un sistema di dighe marittime lungo le coste più esposte al fenomeno, o drastiche, come lo spostamento della popolazione costiera verso l’entroterra. Tuttavia, oggi il 30% dei quasi 98 milioni di abitanti del Vietnam vive in zone costiere a rischio inondazioni, con una fetta importante della forza lavoro impiegata in settori come il turismo e la pesca, rendendo impraticabile quest’ultima soluzione.
Il problema delle inondazioni resta molto sentito in tutto il paese, anche nelle aree che non sono state colpite dalle recenti tempeste tropicali. Ho Chi Minh City, la città più grande del paese, situata nel sud del territorio vietnamita, ha subito trentacinque fenomeni di inondazione di varia entità nei primi nove mesi dell’anno, il doppio rispetto al 2019. Tale fenomeno riguarda soprattutto i distretti periferici e rurali della metropoli, ma non sono mancati i casi di inondazioni nei distretti centrali. Il peggioramento del fenomeno è stato inevitabile nonostante la città abbia stanziato più di 7 trilioni di dong (circa 304 milioni di dollari) nel quinquennio 2016-2020 per combattere le inondazioni urbane.
Per rispondere alle emergenze nelle province centrali, il governo di Ha Noi ha comunicato lo stanziamento di 500 miliardi di dong (circa 21.52 milioni di dollari), da distribuire equamente tra le cinque province maggiormente colpite dal fenomeno (Ha Tinh, Quang Binh, Quang Trị, Thua Thien Hue e Quang Nam). Il governo ha anche fornito a ciascuna delle cinque province 1.000 tonnellate di riso, insieme a medicinali e prodotti chimici antisettici. Il ministero della Difesa ha invece procurato ventidue tonnellate di cibo essiccato, sette motoscafi, trentasei generatori e tre pompe per le bonifiche, oltre a mille giubbotti salvagente.
Anche diverse organizzazioni internazionali si sono mobilitate per raccogliere donazioni in denaro e beni al fine di aiutare le vittime delle inondazioni nel Vietnam centrale. In particolare, il Vietnam riceverà il sostegno dell’Agenzia giapponese per la cooperazione internazionale (JICA), come promesso dal premier nipponico Yoshihide Suga in occasione della sua recente visita nel paese.