Il botto finale di Sleepy Joe

Tempi duri per gli Stati Uniti d’America. Oggi più che mai la decadenza conclamata dell’Occidente dopo oltre cinque secoli di storia fatta di colonialismo, guerre e soprusi, minaccia di coinvolgere nella sua rovinosa caduta l’umanità nel suo complesso.


Il botto finale di Sleepy Joe

Qualcuno si sarà  ingenuamente chiesto  chi ci fosse dietro  le ultime micidiali dichiarazioni di Jens  Stoltenberg relative all’autorizzazione data all’Ucraina di colpire il territorio russo con le armi NATO.

La pronta adesione, dopo qualche finta perplessità, dei governanti fantocci europei, da Macron a Giorgia Meloni a Scholz, ecc. a tale catastrofica prospettiva elimina ogni dubbio. Occorre in questo senso tenere conto del fatto che la fine dell’Occidente implica anche la fine dell’impero coloniale francese, come dimostrano le recenti vicende dell’Africa occidentale  e della Nuova Caledonia, e che ciò spiega in buona misura la follia di Macron. Intanto Scholz e la Meloni, dal canto loro, non fanno che riproporre passivamente la modalità marionetta di Washington loro imposta dai padroni d’Oltreoceano.

Si tratta di una scelta originata dalle viscere profonde del mostro, per riprendere un’efficace immagine creata a suo tempo, quasi centocinquanta anni fa, dall’eroe dell’indipendenza cubana e della lotta antimperialista come José Martí.

I nodi vengono al pettine. E’ lo Stato profondo che regge le sorti degli Stati Uniti, e quindi dell’Occidente, che vuole lo scontro frontale con la Russia. Anzi, Biden alza ulteriormente il tiro e vuole regolare i conti anche con la Cina, che è il principale antagonista di Washington nella lotta per un nuovo ordine mondiale.

In tal modo Sleepy Joe vuole, secondo il Fatto quotidiano, “punire la Cina per aver fornito tecnologia chiave a Mosca e revocare i limiti all’uso da parte dell’esercito di Kiev delle armi “a corto raggio” statunitensi per attaccare all’interno del territorio russo”.

Sempre secondo il Fatto, che prende le mosse da un articolo di un osservatore attento della politica estera statunitense come il Washington Post, “l’articolo a firma dell’editorialista David Ignatius sottolinea come queste mosse rappresenterebbero un’escalation significativa della politica ‘attentamente calibrata di Biden’ che ha sostenuto “l’Ucraina cercando di evitare il confronto diretto con il presidente russo Vladimir Putin o con il suo alleato chiave, la Cina di Xi Jinping’. Il fatto che tali mosse vengano prese in considerazione ora, dimostra la crescente preoccupazione dell’amministrazione Biden rispetto alla vulnerabilità dell’Ucraina sul campo di battaglia”.

In parole povere, Sleepy Joe si è reso conto che il suo pupillo Zelensky sta perdendo malamente sul campo di battaglia, e per non pregiudicare ulteriormente le sue già compromesse sorti elettorali fa la voce grossa mandando avanti le sue marionette europee, pronte a (farci) morire pur di non far brutta figura con l’elettorato statunitense.

In tal modo lo Stato profondo intende vincolare alla prospettiva della guerra infinita con Russia e Cina gli Stati Uniti, anche in caso di vittoria di Trump alle presidenziali di ottobre. E vincolare gli Stati Uniti significa vincolare anche i loro servi europei, compresi coloro che come Salvini,  per non parlare dei camerieri nati come PD e simili, oggi fanno finta di opporsi per meri motivi di propaganda elettorale.

La domanda che sorge spontanea è se non esista, anche in un Paese di morti viventi come l’Italia, qualcuno che voglia opporsi a questa prospettiva distruttiva, rilanciando seriamente le ragioni del non allineamento e del dialogo a trecentosessanta gradi nella prospettiva del nuovo ordine internazionale.

Quest’ultimo appare  oggi più che mai indispensabile se vogliamo evitare la catastrofe e il fatto che il botto finale di Joe Biden venga a coincidere con quello dell’Europa, che si avvia a tristissime elezioni parlamentari, e con quello dell’umanità tout-court.

Purtroppo lo stato delle forze politiche italiane appare al riguardo estremamente deplorevole, rispecchiando peraltro in buona misura quello sconfortante dell’elettorato e del popolo italiano, che rischia di essere ridotto a un agglomerato acefalo di molluschi individualizzati alla ricerca di un’improbabile salvezza personale in un contesto sempre più difficile.

Pur prendendo atto di tale difficoltà, dobbiamo riproporre con tenacia le ragioni di un’autonoma politica che preveda la salvezza del nostro Stato e del nostro popolo, rilanciando la cooperazione per la pace con tutti gli Stati per la pace e i diritti dei popoli.

La manifestazione nazionale di sabato 1 giugno, cui hanno aderito sia Rifondazione comunista che Sinistra italiana, deve costituire un punto di partenza essenziale per un nuovo Comitato di liberazione nazionale contro l’ipoteca occidentale sul futuro nostro e dei nostri figli e nipoti.

08/06/2024 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Fabio Marcelli

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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