Fora Bolsonaro!

Lo scorso sabato (il 29 maggio) decine di manifestazioni hanno attraversato il Brasile, per protestare contro la gestione della pandemia da parte del governo brasiliano, che ha prodotto finora oltre 470mila morti e decine di milioni di contagiati.


Fora Bolsonaro!

Il 29 maggio il Brasile è stato percorso da oltre 200 manifestazioni (che si sono svolte nelle capitali dei diversi Stati brasiliani e nelle città più importanti) con la partecipazione di sindacati, movimenti studenteschi, organizzazioni popolari, avendo come obiettivo politico la fine del governo Bolsonaro con la sua disastrosa gestione della pandemia da Covid-19, e la pressoché totale assenza di politiche per contenere la crescente crisi economica, che ha costretto decine di milioni di brasiliani ad avere problemi di approvvigionamento alimentare; non a caso uno degli slogan più diffusi nelle mobilitazioni era : “vacina no braço, comida no prato(ossia “vaccino nel braccio, cibo nel piatto”) vista anche la lentezza con cui il governo federale sta portando avanti la campagna vaccinale, che ha coinvolto finora appena il 10% della popolazione, con numerosi casi di “salto” della fila, da parte di parenti di politici e governatori. Da notare anche la solidarietà portata da alcuni gruppi alla Lega dei contadini poveri, definita a inizio maggio da Bolsonaro come un’organizzazione terrorista, mentre è evidentemente espressione di una quota di contadini con poca terra stanchi delle politiche conciliatorie dell’Mst.

A Rio de Janeiro la manifestazione si è svolta nel corso della mattinata e i manifestanti si sono riuniti in decine di migliaia fin dalle 10 per poi sfilare per tutta la città, fino alla piazza del Cinema, storico luogo di mobilitazioni popolari, dove si sono anche bruciate bandiere di Israele, in solidarietà con la lotta palestinese.

Nella capitale dello Stato di Rondonia, nel Nord del paese, la manifestazione ha visto la partecipazione di numerosi studenti, che hanno denunciato non solo l’assenza di vaccini ma anche il progressivo taglio dei fondi all’università pubblica, dimostrando come la campagna ideologica degli ultimi anni servisse per mascherare quest’intenzione. Durante la manifestazione il figlio di Bolsonaro, Flavio, ha provocato i manifestanti insieme al vicesindaco della città, ma nonostante ciò la manifestazione non si è lasciata intimidire ed è continuata con successo.

La polizia invece ha provocato la manifestazione svoltasi a Recife, tra le principali città del Nordest del paese. Qui durante la manifestazione la polizia ha attaccato con gas lacrimogeni e proiettili di gomma il corteo pacifico, provocando diversi feriti e la perdita di un occhio di un manifestante. I manifestanti però non si sono intimiditi e hanno ricomposto il corteo, proseguendo nella mobilitazione. La violenza delle forze dell’ordine è stata così grave da ottenere anche la dissociazione del governatore di centro-sinistra dello Stato, che ha affermato di non essere stato messo a conoscenza di questa decisione, che non avrebbe condiviso, alimentando il sospetto che tale decisione sia stata presa da militari dello Stato che sono vicini ideologicamente all’attuale presidente del Brasile.

In ogni caso le manifestazioni dello scorso sabato rappresentano un indubbio successo della mobilitazioni contro l’attuale presidente, aprendo finalmente uno scenario in cui i movimenti popolari e le organizzazioni politiche più conseguenti possono svolgere un ruolo nel fare pressione affinché l’attuale esecutivo soffra un processo di impeachment, proiettandosi alla scadenza elettorale del prossimo anno con l’idea che a sconfiggere Bolsonaro non saranno stantie alleanze “democratiche” che uniscano tutto e il contrario di tutto contro il presidente, ma mobilitazioni durature con obiettivi non elettoralistici ma di profonda trasformazione della società.

04/06/2021 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Matteo Bifone

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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