La Bielorussia e il socialimperialismo

Quale sarebbe la sorte dei migranti se non fossero strumentalizzati dai crudeli bielorussi che li scortano al confine con l’Unione europea? Continuare a morire di fame nei loro paesi devastati dall’imperialismo europeo, essere usati dalla Turchia per destabilizzare la Siria o torturati nei lager libici, oppure affogare in mare.


La Bielorussia e il socialimperialismo

Come è noto, Vladimir I.U. Lenin definiva socialimperialisti coloro che a parole dicevano di battersi per il socialismo, mentre nei fatti erano filoimperialisti. Questa impostazione, ancora secondo Lenin, è tipica di chi dimentica che il proprio imperialismo è il primo nemico da battere

Venendo ai giorni nostri evidentemente il primo nemico da abbattere – per chi volesse superare la crisi del capitalismo con la transizione al socialismo – è l’imperialismo (straccione?) italiano e, subito dopo, l’imperialismo dell’Unione europea. Ora, è tipico degli attuali socialimperialisti – per esempio coloro che scrivono sull’unico quotidiano sedicente comunista italiano – non sognarsi nemmeno di definire come imperialista l’Unione europea, né tanto meno lo Stato italiano. Costoro tanto meno si sognano di definire dittature (democratiche?) della borghesia lo Stato italiano o l’Unione europea, mentre non hanno nessun dubbio a definire l’unico leader antimperialista, a capo di uno Stato europeo, un dittatore o un autocrate.

Così, anche nel momento in cui vi è uno scontro fra l’unico Stato antimperialista europeo e lo Stato più sfacciatamente di destra d’Europa, ovvero la Polonia, tuttalpiù il nostrano socialimperialista si spinge a porli sullo stesso piano. In altri termini, il massimo che pare in grado di fare l’odierno socialimperialista è di stracciarsi le vesti perché un paese dell’Unione europea che, a suo avviso, dovrebbe essere campione della difesa dei diritti umani a livello internazionale, si porrebbe sullo stesso piano di una dittatura, discendente diretta del dispotismo orientale. Naturalmente non si colgono mai, invece, i tratti di dispotismo orientale ben presenti nei grandi alleati dell’Unione europea, ossia le petromonarchie del Golfo persico. Al contrario si definisce una odiosa dittatura l’unico paese sorto dalla dissoluzione dell’Unione sovietica in cui non si è sviluppata una attitudine auto fobica verso il proprio passato, né si sono buttati a mare i diritti economico-sociali di quell’esperienza, per aderire in modo entusiasta – come fa non solo il governo polacco, ma persino la sua opposizione – al pensiero unico liberista.

Ma veniamo all’attuale scontro che sta catalizzando da diversi giorni l’attenzione dell’opinione pubblica italiana ed europea, riguardo la sorte degli immigrati dal Medio Oriente vittime delle guerre imperialiste cui ha preso parte attiva e da protagonista non solo l’Unione europea, ma in modo ancora più sfacciato la Polonia che, come è noto, ha un rapporto strettissimo con la potenza imperialista maggiormente aggressiva, ovvero gli Stati Uniti d’America. Ora, come è evidente, i migranti sono proletari o ex membri della borghesia o della classe media proletarizzati proprio in conseguenza delle aggressioni imperialiste subite da parte dell’Unione europea, al cui interno la Polonia ha sempre assunto le posizioni più aggressive.

Inoltre, come tutti i paesi antimperialisti, la Bielorussia patisce da anni un blocco economico da parte delle potenze imperialiste. Tale blocco si è ulteriormente aggravato nel momento in cui il governo bielorusso non si è piegato, ma è riuscito a sconfiggere il più recente tentativo di controrivoluzione colorata messa in piedi ai suoi danni dall’imperialismo europeo.

Occorre ricordare che l’attuale governo di destra radicale polacco è erede di quel movimento di opposizione anticomunista esaltato dai socialimperialisti europei perché avrebbe dato un contributo decisivo al crollo dell’Unione Sovietica, delle democrazie popolari dell’est europeo e dello stesso odioso muro di Berlino. Si dimentica che tutti i protagonisti del dissenso anticomunista esaltati durante la guerra fredda dal socialimperialismo occidentale e che attualmente governano i loro paesi – in prima fila per mettere fuorilegge i comunisti dopo averli equiparati ai nazisti – oggi sono impegnati a costruire dei muri per impedire ai profughi dei paesi devastati dall’imperialismo europeo di venire a farsi sfruttare nell’Unione europea. I paesi dell’Unione europea sono oggi divisi fra chi sostiene la necessità di finanziare comunitariamente questi muri e chi ritiene che non sia il caso di farlo direttamente, sebbene anche questi ultimi si siano schierati – nel modo più netto – dalla parte della Polonia, eretta a difenditrice dei confini della “civile Europa”, presi d’assalto dai “nuovi barbari”. Senza contare che in realtà l’imperialismo europeo non è affatto contrario a importare forza-lavoro disposta a vendersi a un prezzo più basso di quella autoctona, ma vuole, soltanto, che tale manodopera sia il più possibile clandestina, per imporgli delle condizioni di lavoro definibili come neo schiavistiche.

Uno degli argomenti più usati dall’ideologia dominante rovescista dell’imperialismo – prontamente ripresa dal socialimperialismo – è che la Bielorussia stia strumentalizzando il dramma dei migranti. Innanzitutto si parla del dramma dei migranti come se si trattasse di un dramma sovrastorico, che non si può che accettare con la stoica fede nella divina provvidenza. In realtà non si tratta affatto di un oscuro fato, ma di precise responsabilità politiche dei paesi imperialisti che scaricano gli effetti negativi delle crisi da loro prodotte preferibilmente sui paesi antimperialisti, costringendo i loro abitanti a divenire immigrati clandestini, funzionali ad accrescere l’esercito industriale di riserva e a mantenere costantemente sotto ricatto gli occupati. Inoltre i migranti, in realtà, hanno scelto volontariamente di servirsi dei voli, dell’ospitalità e del sostegno del governo bielorusso, nel tentativo di varcare le frontiere e farsi sfruttare da quelle potenze imperialiste che hanno devastato i loro paesi e li hanno costretti, per disperazione, ad abbandonarli. Parlare di un strumentalizzazione della dittatura bielorussa è ridicolo, come lo sarebbe sostenere che i migranti strumentalizzano, per la loro volontà/necessità di entrare nell’Unione europea, la tragedia che costringe i bielorussi a cercare di forzare il blocco economico loro imposto dalle potenze imperialiste. In entrambi i casi non vi è naturalmente una strumentalizzazione, ma un reciproco accordo win-win, per usare la terminologia oggi di moda. Per motivi diversi bielorussi e migranti hanno l’interesse convergente a cercare di oltrepassare i muri eretti dalla fortezza europea, difesi con le armi e con i denti dalle forze armate. 

Un’altra assurda mistificazione della realtà è quella per cui le forze di sicurezza bielorusse spingerebbero e, dunque, di fatto costringerebbero i migranti ad attraversare il confine con l’Unione europea, peraltro impedendogli di tornare indietro. In questo caso la mistificazione della realtà cela il fatto che, anche in tal caso, è interesse comune a entrambi il cercare di forzare il blocco militare imposto dall’imperialismo europeo, peraltro mediante la sua faccia più impresentabile, quella polacca. Si tratta quindi di un'alleanza – tattica se vogliamo pensare male – ma comunque di un comune accordo, che naturalmente non può sussistere con i reali aguzzini dei migranti, ovvero gli apparati repressivi dello Stato polacco sempre più autoritario.

Del resto anche se fosse reale la presunta strumentalizzazione della tragedia dei migranti – da parte della Bielorussia colpita dalle sanzioni occidentali, in quanto non si piega al pensiero unico liberista – non potrebbe certo essere posta sullo stesso piano con i muri eretti e gli eserciti schierati dai paesi più sciovinisti dell’Unione europea che è, peraltro, fra le principali concause della tragedia dell’immigrazione e del suo costante sfruttamento a fini economici e politici.

In effetti i paesi dell’Unione europea oltre a devastare i paesi che si oppongono al dominio imperialista – quasi incontrastato dopo la fine della Guerra fredda – ne sfruttano i profughi per accrescere il ricatto sulla forza lavoro europea sfruttata, fomentando in tal modo le forze razziste della destra radicale, che si vorrebbero spacciare come unica realistica alternativa al dominio, altrimenti incontrastato, del liberismo più sfrenato.

Del resto ciò che l’Unione europea e, di fatto, i sui fans socialimperialisti rimproverano a Lukashenko è di non essere un dittatore “buono” come il turco Erdogan, che in cambio di miliardi pagati dagli alleati europei impedisce ai migranti di poter chiedere asilo in Europa, sebbene poi li strumentalizzi per continuare a fomentare il terrorismo islamista in Siria, con il risultato di creare nuovi migranti in cerca di asilo. Peraltro l’“autocrate” bielorusso non fa nemmeno come gli alleati italiani, i fondamentalisti islamici libici, che dopo aver devastato il loro stesso paese, ora si arricchiscono con i lauti finanziamenti dell’Unione europea per imprigionare i potenziali richiedenti asilo e profughi in veri e propri lager, nel caso in cui non li uccidano direttamente.

Dunque, vediamo quale sarebbe la sorte dei migranti nel caso in cui non fossero “strumentalizzati” dai “barbari” bielorussi che li scortano fino al confine con l’Unione europea: potrebbero continuare a morire di fame e di stenti nei loro paesi devastati dall’imperialismo europeo e dai loro complici, essere utilizzati dalla Turchia per continuare a destabilizzare la Siria e a impedire lo sviluppo della democrazia nei territori kurdi, essere torturati nei lager libici, finanziati dai contribuenti europei, o affogare in mare. Senza contare che, se anche riuscissero a sottrarsi a tali tragici destini, finirebbero per avere il privilegio – se tutto gli andrà bene – di farsi sfruttare sino a che saranno strumentalizzabili ai fini di aumentare i profitti di pochi ricchissimi europei. Questo a proposito di chi – nel modo più ipocrita – accusa i bielorussi di sfruttare i migranti, quando il loro vero e proprio sfruttatore – nel caso sopravvivessero – sarebbe comunque il padronato dell’Unione europea, che è al contempo fra le principali concause delle loro terribili disgrazie. Mentre se i polacchi non li fermassero con ogni mezzo necessario – dai muri di filo spinato all’esercito – i profughi potrebbero tranquillamente chiedere asilo e contribuire all’ulteriore sviluppo della ricca Germania.

L’altra “colpa imperdonabile” del governo bielorusso è di non essersi fatto rovesciare da una rivoluzione colorata ordita dall’imperialismo europeo, sfruttando la manovalanza dei nazifascisti locali, ora schierati dall’Ucraina ai confini, pronti ad aprire il fuoco contro i presunti immigrati che volessero passare in questo paese sempre più misero e desideroso di sottomettersi, quanto prima, alle servitù militari della Nato, per poter trovarsi in prima linea nella terza guerra mondiale che si fa tutto per far scoppiare, provocando in ogni modo la Russia, colpevole di aver ereditato gli strumenti difensivi dell’Unione Sovietica, gli unici a essere in grado di arginare lo strapotere militare delle aggressive e guerrafondaie potenze imperialiste occidentali.

26/11/2021 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Renato Caputo

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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