Finalmente scioperiamo!

CGIL e UIL dichiarano lo sciopero generale per il 16 Aprile. Governo e CISL buttano acqua sul fuoco e tentano di ricucire lo strappo.


Finalmente scioperiamo!

Non poteva essere altrimenti. Un banchiere posto al governo dello Stato (con la copertura legale dello stato d’emergenza e ideale dell’uomo della provvidenza) non poteva che approfittarne per scagliare un ulteriore colpo dall’alto, diretto in faccia ai ceti subalterni. E infatti è stato così: dopo aver sbloccato i licenziamenti e aperto così la strada della disperazione a migliaia di famiglie, il Robin Hood al contrario ha escogitato un proposta finanziaria apertamente classista, tanto da spingere alla rottura, cosa che non si vedeva da tempo, perfino i sindacati confederali.

La Finanziaria, sulla quale finora si è dibattuto nei corridoi parlamentari trovando una prima sintesi tra i diversi interessi della borghesia italiana – seguendo per giunta le più “innovative” logiche neocorporative di marca ordoliberale europea che prescrivono di eliminare dal novero delle tattiche di persuasione la pantomima della concertazione limitandosi solo a informare i sindacati a cose fatte – in pillole può essere descritta in questo modo: togliere ai poveri per dare ai ricchi sia attraverso la rimodulazione del fisco, sia indirettamente con le privatizzazioni. Dicevamo che la manovra finanziaria è risultata così tanto indigesta che perfino le dirigenze sindacali di maggior peso (e minor verve conflittuale) si sono trovate in difficoltà ad accettarla, tanto che si sono prodotti due fenomeni relativamente nuovi nello scenario politico italiano: la rottura, seppur momentanea, tra CGIL, CISL e UIL, con la CGIL e la UIL che hanno dichiarato lo sciopero generale per il prossimo 16 dicembre mentre la CISL si tiene ben lontana da simili “estremismi”, e la incrinatura dei rapporti tra CGIL e Partito Democratico il quale, essendo al governo, ovviamente mal digerisce questo sciopero che potrebbe riaprire il conflitto sociale o quantomeno una riflessione vasta sull’operato del governo da loro sostenuto.

La scelta di CGIL e UIL di dichiarare lo sciopero ha colto di sorpresa il governo e per certi versi anche gli ambienti di sinistra: non è una novità che negli ultimi anni il conflitto è stato sempre sacrificato sull’altare dell’unità sindacale e della concertazione, dunque, ancorché tardivo, questo sciopero è decisamente importante perché rompe questo clima di sedazione sociale indotta dalla situazione emergenziale che sembra non finire più alla quale fa da contraltare l’immagine divina di cui è stato ammantato il nostro manovratore (Draghi).

Il governo Draghi ha avuto finora buon giuoco grazie al fatto che in questi mesi l’unica opposizione alla sua politica si sia oggettivata massimamente nel movimento dei no-vax ossia una opposizione egemonizzata dalla destra e condotta su un piano che per molti riguardi è risultato irrazionale finendo in ultima istanza per favorire lo stesso governo. In tal modo è stato possibile concentrare la discussione politica nel paese sul problema dei vaccini togliendo spazio al dibattito sulle problematiche reali, ivi compresa quella sul Green Pass, passando così sotto silenzio tutto ciò che davvero è centrale nella lotta tra le classi ossia la questione salariale nei suoi tre aspetti principali: quello diretto, quello indiretto e quello differito.

Lo sciopero dichiarato da CGIL e UIL è sacrosanto e va sostenuto anche perché, come abbiamo detto, è uno sciopero che ha un importante respiro politico: esso infatti può aprire un’ulteriore lacerazione nella già critica situazione in cui versano le classi dominanti le quali stentano nel trovare nuovi equilibri interni nella crisi capitalistica e ciò è dimostrato anche dalle manovre per l’elezione del prossimo presidente della repubblica. Chiaramente l’auspicio è che questo sciopero rappresenti solo l’inizio di una stagione conflittuale che abbia come protagoniste tutte quelle lavoratrici e quei lavoratori che pur essendo i veri produttori della ricchezza del nostro paese vengono puntualmente attaccati, licenziati, ricattati, (spesso anche derisi) e che vedono il loro salari sempre più precari e indeboliti. 

10/12/2021 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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