Euro, valute nazionali, valute complementari

Cosa sono le monete complementari e come funzionano nelle comunità che le usano.


Euro, valute nazionali, valute complementari

BREMA. Respirare un po’ di aria nei corridoi e nelle aule dell’Università di Brema fa decisamente bene alla mente di chi cerca di capire fenomeni economici adattabili ai tempi moderni mantenendo una visione marxista sulla società ideale. In questi giorni cerco di comprendere le ragioni che sottendono al sistema di valuta complementare.

Esperimenti sull’economia libera ci furono in Germania e nella piccola località austriaca di Woergl e sono sufficientemente conosciuti nel mondo economico, come pure la moneta svizzera WIR. Questi sistemi ebbero origine, come le Ausgleichskassen e le Arbeitsgemeinschaften, dalla crisi economica mondiale degli inizi anni Trenta del secolo scorso. Si ricorda che anche prima (1908) venne utilizzato il Bethel-Mark in una struttura psichiatrica tedesca e oggi è chiamato Bethel-Euro, ovvero esiste ancora, come pure la moneta WIR in Svizzera.

Per approfondire il tema delle valute complementari in una stagione in cui, in alcuni Paesi che utilizzano in Europa una identica valuta, c’è chi auspica un ritorno a vecchie valute nazionali oppure una valuta a due-tre velocità (come dire un’economia nella sua complessità a due-tre velocità) è necessario riferirsi all’analisi della letteratura scientifica sui sistemi monetari, in particolare andrebbe approfondito il pensiero di Silvio Gesell e di quanti a lui fecero riferimento, come il sindaco di Worgl, il politico e sindacalista Michael Unterguggenberger che nel biennio 1931-1933 pensò di creare un circuito economico fondato su una moneta deperibile appena eletto con sorteggio dovuto alla situazione stagnante di equilibrio di forze tra lo schieramento borghese e l’ala socialdemocratica. In pratica venne proposto un piano pubblico per l’occupazione che avrebbe dovuto essere in parte finanziato con l’emissione di una moneta locale.

L’iniziativa di Wörgl ebbe una vasta eco internazionale. Sia in Francia, inizialmente, sia in Europa e oltreoceano molte realtà locali si ispirarono all’esempio tirolese e stamparono una propria moneta. Negli Stati Uniti furono parecchie le comunità che pensarono di far fronte alla Grande Depressione con il “scrip money”, idea che ebbe il sostegno di economisti di spicco, tra i quali Irving Fisher. Fermandoci ai numeri, l’iniziativa di Wörgl con il piano promosso da Unterguggenberger fruttò che nel solo 1933 tra le 50 e le 60 persone trovassero lavoro immediatamente, con la creazione di altri 30-40 posti di lavoro indiretti nel settore dell’accessoristica. Anche gli effetti moltiplicatori non si fecero attendere: in una cittadina di circa 4.200 abitanti si trattò di dati di notevole peso economico. Occorre aggiungere, però, che i posti di lavoro creati in situazione di evidente necessità collettiva furono finanziati in larga misura attraverso fondi in moneta nazionale corrente stanziati dalle autorità regionali e statali.

Un altro esempio di valuta complementare è il circolo economico WIR, in Svizzera. Fondata nel 1934 a Zurigo e ancora attiva sull’intero territorio svizzero, l’organizzazione WIR viene descritta dagli economisti come la combinazione di un sistema di scambi “ad anello” e un meccanismo di concessione di crediti. In altre parole gli aderenti alla rete ricevono prestiti sotto forma di crediti a lungo termine destinati al finanziamento di progetti di costruzione con l’utilizzo di una moneta complementare, il WIR che in tedesco è sia l’abbreviazione della parola Wirtschaftsring, cioè “circolo economico” sia il pronome personale “noi”. Coloro che ricevono il prestito deve ammortizzare il debito con versamenti nella medesima valuta.

Per le sue caratteristiche già nel 1936 il funzionamento dell’organizzazione fu classificato dalle autorità di vigilanza svizzere quale attività bancaria e un WIR corrisponde a un franco svizzero. Il sistema venne concepito nel contesto della drammatica crisi degli anni Trenta per fornire al ceto medio un alleato contro la pesante situazione di stagnazione economica. Il circolo economico WIR, nato come cooperativa (forma giuridica che ancora mantiene), venne fondato da Werner Zimmermann e Paul Enz, che si ispirarono alle teorie dell’economia libera fu incentrato su crediti e depositi senza interessi.

La storia economica delle valute rammenta nel Nord Europa esempi di valute complementari diffusi nei paesi scandinavi, negli stati baltici e in Islanda. Doveroso aggiungere che questi esperimenti vertevano attorno al finanziamento delle immobilizzazioni: il circuito chiuso del sistema WIR funzionava mediante moneta scritturale. L’impiego di un mezzo di pagamento in contanti venne eliminato nel 1948. Nel 1935 la rete contava 1.700 aderenti con altrettanti conti aperti e alla fine di quell’anno l’organizzazione registrò un giro d’affari totale del valore di 1.044.800 WIR.

Non mancarono le voci critiche, “movimento anti-WIR”. Nei Paesi vicini, Germania e Austria, progetti similari di monete parallele erano stati soppressi con specifiche leggi. In Svizzera, invece, i detrattori dell’iniziativa fecero un passo indietro, così non solo l’organizzazione sopravvisse, ma continuò a prosperare aprendosi anche a impiegati, funzionari e contadini: La rete in pratica ebbe però una promozione molto limitata al di fuori delle aree di lingua tedesca. A Losanna e a Ginevra furono fondati sistemi analoghi e indipendenti che ebbero vita breve. Ci fu una brusca inversione di tendenza anche a causa di gravi errori come la violazione delle disposizioni in materia di vigilanza bancaria. Con la seconda guerra mondiale l’economia svizzera non fu immune dall’imperante carenza di beni materiali. In quegli anni il circolo economico non riuscì a offrire un’alternativa valida e nel giro di poco tempo si vide degradato a una “minuscola e insignificante organizzazione”. Finita la guerra la ripresa fu molto lenta e negli anni Cinquanta ci fu una ripresa: nel 1955 i partecipanti raggiunsero le 7.200 unità e il volume d’affari si aggirò sui 39 milioni di WIR; alla fine del 1958 i correntisti erano aumentati a 11.600., nel 1983 oltrepassarono la soglia dei 28.000 tra aziende e loro dipendenti. Nel corso degli anni gli elementi di economia libera promossi ai tempi della fondazione si rivelarono inapplicabili nella pratica. Così nel 1952 fu approvata la corresponsione di interessi sulle quote sociali e negli anni Novanta ci fu una netta soluzione di continuità nella storia dell’organizzazione, nacque “Banca WIR” sempre sulla base dei valori e principi cooperativi che iniziò a effettuare anche operazioni in franchi svizzeri.

In conclusione, sebbene più approfondita dovrebbe essere l’analisi del fenomeno, abbiamo assistito e continuano a esserci analisi sui successi e sui fallimenti dei singoli esperimenti nei quali hanno concorso anche aspetti monetari cosicché si alternano predilezioni o inviti a evitare l’uso della moneta scritturale e del denaro contante. L’integrazione nei modelli fondati sulle teorie dell’economia libera di un meccanismo di incentivo alla circolazione pare non abbia inciso sul funzionamento del sistema: per chi aveva aderito. Addirittura la tesaurizzazione con l’imposta riscossa dalle Ausgleichskassen non ha rallentato i movimenti né compromesso il progetto. Nemmeno molti tra i ricercatori che offrono contributi altamente qualificati mancano di concepire il “denaro” quale tema conduttore. Invece molti altri ricercatori relativizzano l’importanza del “denaro” presentandolo come fenomeno superficiale, da de-ideologizzare.

Un sistema per avere successo deve definire i suoi confini. Gli analisti ricordano il Bethel-Mark, il cui impiego fu circoscritto sin dal primo momento a un singolo istituto e il circolo economico WIR, che, pur esteso dal punto di vista geografico, ha in altri fattori la propria linea di demarcazione, nella rigida non convertibilità con il franco svizzero e nell’orientamento prioritario verso le piccole e medie imprese. Uno studioso molto attendibile mi dice che “una cornice teorica che tenga conto non solo della dimensione monetaria, dunque del fattore legante, ma anche della questione della delimitazione, offre la chiave per una migliore comprensione dei sistemi di moneta complementare”.

01/04/2017 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Guido Capizzi

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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