Talebani oggi

La Russia ha riconosciuto formalmente il regime dei Talebano ed è stata molto criticata dalle organizzazioni e associazioni umanitarie. La repressione contro le donne in Afghanistan può finire soltanto con azioni risolute dell’ONU. 


Talebani oggi Credits: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Flag_of_the_Taliban.svg

Una pioggia di critiche è caduta sulla Russia perché ha deciso di riconoscere l’Emirato Islamico dell'Afghanistan, ossia il governo dei Talebani. L’annuncio è stato dato a Kabul giovedì 3 luglio dal ministro degli Esteri afghano, Amir Khan Muttaqi, dopo l’incontro con l’ambasciatore russo in Afghanistan, Dmitry Zhirnov. I media hanno informato che, mentre era in corso l’incontro nel complesso dell'ambasciata afghana a Mosca, è stata issata la bandiera dei talebani al posto della bandiera del governo precedente della Repubblica islamica [1], i cui membri con il presidente, Ashraf Ghani, sono in esilio in diversi paesi dal 16 agosto del 2021 e cercano di mantenere contatti con la comunità internazionale.

Già nell’aprile scorso, la Russia aveva deciso di togliere i Talebani dalla propria lista delle organizzazioni terroriste [2] e aveva accettato un loro ambasciatore. Come è noto, l’Afghanistan era stata governata una prima volta dai talebani tra il 1996 e il 2001, il loro regime fu rovesciato dall’intervento militare americano successivo agli attentati terroristici dell’11 settembre 2001 a New York e a Washington. I Talebani sono tornati al potere nell’estate del 2021 e soltanto la Russia non aveva chiuso la sua ambasciata. Oggi per i Talebani l’apertura diplomatica della Russia di Putin può servire da esempio anche per altri Stati per ridurre l’isolamento internazionale che circonda l'Afghanistan. Il loro isolamento è dovuto al fatto che non rispettano i diritti umani come sono stati approvati dall’Assemblea delle Nazioni Unite il 10 dicembre del 1948 [3]. 

Con questo atto, la Russia inizia una nuova era di relazioni con l'Afghanistan e, come hanno dichiarato i due governi, daranno un nuovo slancio alla cooperazione bilaterale con prospettive di cooperazione in ambito economico, energetico e nei trasporti. La Russia intende aiutare Kabul anche per rafforzare la sicurezza regionale e condurre la lotta contro il terrorismo e il traffico di droga. Si deve però registrare che molte associazioni e organizzazioni umanitarie hanno espresso forti preoccupazioni ed hanno condannato questo riconoscimento del regime talebano da parte della Russia dichiarando che c’è il rischio di un aggravamento della grave crisi umanitaria in Afghanistan con il peggioramento delle condizioni di vita ma, nonostante ciò, non esiste una posizione unitaria, alcune organizzazioni umanitarie sono concentrate sulla necessità di continuare a fornire assistenza alla popolazione afghana, indipendentemente dal governo in carica. Le preoccupazioni principali sollevate dalle associazioni umanitarie sono: 

il riconoscimento russo, essendo la Russia un membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, potrebbe fornire una spinta significativa alla legittimazione internazionale del regime talebano, nonostante le loro politiche repressive e la violazione continua dei diritti umani;

si può avere una crisi umanitaria ancora più grave che potrebbe compromettere ulteriormente l'accesso agli aiuti umanitari e bloccare gli sforzi per sostenere la popolazione afghana già duramente provata da anni di conflitto e instabilità; 

si teme che si possa continuare a non rispettare i diritti umani specialmente per le donne e le minoranze che sono particolarmente vulnerabili alle politiche restrittive dei talebani;

può aumentare il rischio di ulteriori abusi perché il riconoscimento russo potrebbe incoraggiare i talebani a continuare a commettere abusi e violazioni dei diritti umani senza timore di conseguenze internazionali dato che godono di un maggiore grado di accettazione e normalizzazione;

potrebbero aumentare le difficoltà di accesso agli aiuti in quanto le organizzazioni umanitarie temono che il riconoscimento possa complicare ulteriormente la loro capacità di operare in Afghanistan, rendendo più difficile l'accesso alle persone bisognose e la fornitura di assistenza.

In sintesi, le associazioni umanitarie vedono il riconoscimento dei talebani da parte della Russia come una scelta che potrebbe avere gravi conseguenze per il futuro dell'Afghanistan e della sua popolazione e in particolare le donne afghane sono in forte opposizione contro la Russia perché vedono questa scelta come un tradimento e un sostegno indiretto alle oppressive politiche del regime talebano. Molte donne afghane che hanno lottato per decenni per i loro diritti temono che la Russia possa legittimare ulteriormente il regime talebano e rafforzare le loro restrizioni per le donne. Si tenga conto che nella risoluzione 2681 del 2023 il consiglio di sicurezza dell’ONU ha già condannato i talebani  per  la  persecuzione  contro le  donne [4]. Come è noto, i diritti umani delle donne sono parte integrante, inalienabile e indivisibile dei diritti umani universali (s.v. nota 3) e sono fondamentali per raggiungere la parità di genere. La loro tutela richiede un impegno costante per superare discriminazioni e barriere che limitano la libertà e l'autonomia femminile. Gli elementi chiave dei diritti umani delle donne sono:

il diritto alla parità di trattamento e alla non discriminazione;

le donne hanno il diritto di essere trattate allo stesso modo degli uomini in tutti gli ambiti, inclusi lavoro, istruzione, salute, politica e vita familiare; 

le donne hanno diritto alla libertà rispetto ad ogni forma di violenza, inclusa la violenza domestica, lo stupro, le mutilazioni genitali femminili e altre forme di violenza di genere;

le donne hanno diritto di prendere decisioni autonome sulla propria vita, compresa la scelta di avere figli, contrarre matrimonio e disporre dei propri beni; 

le donne hanno diritto di partecipare alla vita politica, di votare e di candidarsi a cariche pubbliche, e di essere rappresentate in tutti i processi decisionali; 

le donne hanno il diritto di accedere alla giustizia e di ottenere riparazione in caso di violazioni dei loro diritti. 

Come è noto, nonostante i progressi compiuti a livello mondiale, le donne continuano a subire discriminazioni e violazioni dei diritti umani, ma i Talebani sono i primi in assoluto a non rispettare le donne e ci si chiede se con questo Atto di riconoscimento la Russia non abbia messo in moto ulteriori processi di negazione dei diritti umani, in particolare proprio contro le donne. I diritti negati e l’apartheid delle donne in Afganistan non possono essere trattati come un problema locale che non interessa il resto del Mondo. Sappiamo che qualche spiraglio di libertà, visibile soprattutto nelle città principali dell'Afghanistan, durante i vent’anni di occupazione militare c’è stato e la vita delle ragazze e delle donne era migliorata, ma oggi la situazione è complessa a causa delle norme patriarcali e di genere che sono ancora profondamente radicate nel Paese, soprattutto nelle aree rurali. Questa cultura è stata favorita dall’Occidente, appoggiando, tramite il Pakistan, i combattenti islamisti per sfiancare l’Unione Sovietica. Si tenga conto che il ritorno al potere dei Talebani ha aggravato ulteriormente lo status delle donne per la rigidissima interpretazione della legge islamica che impedisce alle donne di godere dei loro diritti fondamentali, in quanto non possono studiare e lavorare. Il numero dei matrimoni precoci, già molto frequenti prima del ritorno dei Talebani, è esploso, anche a causa della crescente povertà che spinge un numero sempre maggiore di famiglie a dare in sposa le proprie figlie ancora bambine.

Come è noto, il leader supremo dei talebani, con un decreto [5], ha ordinato che le donne debbano indossare il burqa in pubblico. In questo modo si è riportato l'Afghanistan indietro nella storia di oltre 20 anni. Il burqa è l'abito tradizionale musulmano più costrittivo, quello che copre interamente il corpo compresa la testa, lasciando soltanto una fessura o una finestrella, talvolta velata, all'altezza degli occhi che ne permette la visuale. L'ordinanza è una delle più severe riguardanti le donne, da quando il gruppo estremista ha riconquistato il potere. Ecco, proprio su questo tema, possiamo dire che per la Russia non ha avuto nessuna rilevanza per fare il loro Atto di riconoscimento. Funziona così, i diritti umani sono considerati delle opzioni vuote che non hanno peso politico e funzionano soltanto, in prevalenza s’intende, all’interno dei paesi dell’ONU e naturalmente con diversi gradi, mentre semplicemente non esistono per i paesi con i quali si hanno relazioni diplomatiche o di qualsiasi altro tipo. C’è da dire però che paesi di rilievo internazionale come gli Stati Uniti, che come ben sappiamo privilegiano l’economia e quindi gli affari, fino ad oggi non hanno riconosciuto il regime dei Talebani, anche se bisogna ricordare che con la firma dell'accordo di Doha del 29 febbraio del 2020 è stato programmato il progressivo ritiro degli Stati Uniti dall'operazione “Sostegno Risoluto” che una volta iniziato ha provocato una grande offensiva delle milizie talebane che in poche settimane hanno occupato la maggior parte del territorio afghano, entrando a Kabul il 15 agosto del 2021 e costringendo alla fuga il presidente Ashraf Ghani. Così è stato rifondato il secondo Emirato Islamico.

L'Afghanistan formalmente fa parte dell’ONU dal 19 novembre del 1946 [6] ed è ancora attiva la missione UNAMA (United Nations Assistance Mission in Afghanistan), anche se opera con un focus diverso rispetto al passato in quanto le sue priorità si sono spostate dalla presenza militare al supporto umanitario e allo sviluppo, data la situazione attuale del paese. In sintesi, mentre la presenza delle Nazioni Unite in Afghanistan è cambiata, la missione è restata ed è un riferimento importante, in quanto si è concentrata soltanto sul monitoraggio delle problematiche umanitarie.

Sia chiaro, la Russia non è l’unico paese ad avere delle relazioni con il regime dei Talebani, anche la Cina, l’India e altri paesi in via di sviluppo, alquanto con silenzio mediatico, sono comunque presenti a Kabul [7]. Mentre l’Occidente ha chiuso nel 2021 le Ambasciate, altri Stati hanno continuato ad avere delle relazioni con il regime talebano. Quest’aspetto deve farci riflettere in quanto emarginare il regime dei talebani a livello internazionale in funzione soltanto dei diritti umani non funziona, e non funziona neanche quello che sostengono alcune associazioni umanitarie che bisogna aiutare comunque questo paese anche se non rispetta i diritti umani. Al riguardo teniamo in conto che la Corte Penale Internazionale, che ha sede all'Aia, ha emesso mandati di arresto per il leader dei Talebani e per il capo della Corte suprema dell'Afghanistan, Hibatullah Akhunzada e Abdul Hakim Haqqani, con l'accusa di avere perseguitato donne e ragazze in Afghanistan [8]. La Corte ha dato disposizione ai paesi che ne fanno parte e che ovviamente la riconoscono di arrestare le massime cariche dei Talebani, anche se questi non hanno mai lasciato l'Afghanistan; tuttavia  alcuni Paesi importanti non riconoscono l’autorità di questa Corte o la sfidano apertamente, a partire dagli Stati Uniti.

In conclusione, per il riscatto delle donne afgane e delle minoranze il riferimento non può che essere l’ONU e naturalmente la sua missione UNAMA, formalizzata dalla risoluzione ONU 2626 del 2022 del Consiglio di sicurezza e prorogata dalla risoluzione 2777 del 2025. L’ONU è invitata ad essere maggiormente mirata a far rispettare i diritti umani, monitorare va bene ma non è sufficiente soprattutto per quanto riguarda i diritti delle donne che sono stati all’attenzione della Corte dell’Aia. L’ONU deve adottare delle Risoluzioni di condanna maggiormente stringenti che debbono interessare anche gli Stati che hanno relazioni commerciali o di altro tipo con il regime talebano, in particolare l’ONU deve mirare al controllo della Polizia Morale istituita dal regime talebano per controllare le donne affinché rispetti i diritti umani e soprattutto l’ONU e la Comunità Internazionale debbono mirare alla sospensione del decreto dell'Emirato Islamico dell'Afghanistan, Hibatullah Akhundzada, che riguarda soprattutto il burqa. Questa sospensione se venisse rifiutata, le relazioni degli Stati ONU con il regime talebano a tutti i livelli, comprese quelle della Russia e della Cina, devono interrompersi e le loro ambasciate debbono essere chiuse, interrompendo qualsiasi tipologia di relazioni con il regime talebano. Perché tutto questo funzioni è però fondamentale dare centralità agli organismi internazionali, riconoscendo l’ONU e le sue risoluzioni, in tutte le occasioni, e non solo quando fa comodo ai propri interessi particolari. Inoltre tale organizzazione dovrebbe essere realmente indipendente dalle decisioni politiche di alcuni Stati, cosa che non sempre si è verificata, non appoggiando ingerenze per via militare in altri Paesi al fine di rovesciare i governi non graditi a quegli Stati.

Note:

[1] Habib Mohammadi, Taliban flag raised in Moscow as Russia grants formal recognition, Amu, 3 luglio 2025.

[2] La Russia riconosce l’Afghanistan dei Talebani, RSI, 3 luglio 2025.

[3] Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Universal Declaration of Human Rights, 10 dicembre 1948.

[4] Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, Risoluzione n. 2681, 27 aprile 2023.

[5] Afghanistan, i talebani impongono alle donne di indossare il burqa in pubblico, RaiNews, 7 maggio 2022.

[6] Gli Stati membri delle Nazioni Unite, 17 febbraio 2021.

[7] Paolo Mossetti, Come l'Afghanistan dei talebani sta uscendo dall'isolamento internazionale, Wired, 22 giugno 2025.

[8] Clea Skopeliti, La Corte penale internazionale emette mandati di arresto contro i leader talebani per le violazioni dei diritti delle donne, Euronews, 8 luglio 2025.

18/07/2025 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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Felice di Maro

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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