La politica italiana sta offrendo ancora una volta il peggio di sé. Un altro presidente del Consiglio “tecnico” voluto da quasi tutto l’arco parlamentare pur di non dare la parola agli elettori, un governo che va dal Pd alla Lega passando per il M5S e Forza Italia (una volta acerrimi nemici) e succube dei tecnocrati e della finanza. Un Parlamento esautorato e svilito, un presidente della Repubblica espressione di un compromesso al ribasso, messo lì per blindare lo stesso governo e portarlo a fine legislatura.
Si definisce il “governo dei migliori” e, grazie ai migliori, spread in crescita (ma non se ne deve più parlare), aumenti di prezzi e tariffe, nessun problema strutturale del paese affrontato (sanità, ricerca, precariato, evasione fiscale, lavoro nero, caporalato, pressione fiscale ecc.). Il tutto, ancora una volta sulle spalle degli italiani.
È chiaro a tutti che oggi il Parlamento sia ostaggio di oligarchie politiche che ripropongono schemi e soluzioni tipiche del pensiero economico di stampo neoliberista e non per il bene del popolo italiano che, stanco e disilluso, in buona parte si è rifugiato nell’individualismo e nell’astensionismo.
Il colpo di grazia è stato dato dal M5S, da chi si diceva “né di destra e né di sinistra” ma che avrebbe lottato per il popolo italiano. L’esito lo abbiamo visto: mani sciolte per andare sia a destra sia a sinistra (che poi di sinistra non ha nulla, ma in questo caso è solo collocazione parlamentare) pur di mantenere comode e ben pagate poltrone, ogni promessa tradita, il popolo preso in giro forse come mai prima d’ora.
Destra e sinistra non sono concetti vuoti, come ignoranza e qualunquismo ci vogliono far credere. Certo, è ora di renderli più attuali e rapportarli all’Italia del XXI secolo. La destra lo sta facendo: sono ormai residuali, anche se si stanno riaffacciando, i nostalgici del fascismo già condannati dalla storia ma, comunque, funzionali al sistema. La destra offre una vasta gamma di proposte: destra neoliberista, destra sovranista, destra cattolica, destra imprenditoriale, destra di (falsa) opposizione che sostengono, tutte insieme, politiche e provvedimenti antipopolari.
Ora è necessario creare quel Fronte Popolare per bilanciare questo strapotere delle diverse forme di destra al governo, cioè un fronte che torni a parlare con i lavoratori, con gli studenti, i precari, gli sfruttati, gli emarginati ma non solo, è ora di capire i problemi delle p. Iva, dell’ambiente, delle libertà, dei diritti.
Questo Fronte Popolare non può chiaramente definirsi “né di destra né di sinistra”, abbiamo visto lo squallido fallimento di questo concetto vuoto che aveva fatto sperare molte persone.
È ora di proiettare anche la parola “sinistra” nell’Italia di oggi.
Questo Fronte deve essere composto da quelli che quelle battaglie non le hanno mai dimenticate, ma che purtroppo hanno commesso una serie di altri errori che li hanno condannati ai margini della vita politica del paese. Fratture, distinguo, acredini personali e personalismi vari hanno condannato e stanno condannando un concetto ancora sano e attuale come sinistra alla totale irrilevanza politica. Concetto da un lato abusato identificando con esso forze di stampo neoliberista come il Pd, dall’altro ancorato a un idealismo legato a panorami politici sorpassati dalla storia.
Oggi è ormai necessario e non più rinviabile tornare a dialogare e a collaborare per una nuova offerta politica laica, socialista, ecologista attualizzando questi concetti e rinnovando linguaggio e strategie. I distinguo non sono più ammessi, o si sta da una parte, con la gente, o si sta dall’altra, con finanza, multinazionali e Confindustria; allo stesso tempo “correre in solitaria”, come abbiamo visto nelle recenti elezioni amministrative, è perdente e ci fa pensare che chi intraprende questo percorso pensi più alla propria “ditta” che non al bene comune e collettivo.
Un Fronte che vada dai comunisti ai socialisti, a chi lotta per la difesa della Costituzione, a chi lotta per l’ambiente, per i diritti (sia sociali che civili), per il lavoro, per la casa, per il proprio territorio, per la scuola e la sanità pubbliche.
Una proposta che per essere attuale deve partire dai temi e dai programmi. Una proposta che torni a parlare al mondo dell’associazionismo, ai movimenti, al Sindacalismo di Base ma anche a tutti coloro che, stanchi di inutili diatribe ma schiacciati dalle attuali politiche, possano di nuovo sentirsi coinvolti e partecipi in un progetto alternativo. Il lavoro è lungo e difficile: il M5S ha demolito quel residuo di speranza che in molti avevano riposto nella loro proposta; la sinistra da troppo tempo è lacerata da guerre fratricide dimenticando i veri nemici del popolo; in molti, anzi, troppi, tendono ormai a impegnarsi in lotte residuali e tematiche perché in esse direttamente coinvolti (comitati, movimenti ecc.).
C’è molto fermento nel paese ma questo deve essere orientato e incanalato in un progetto di sistema, vincere una battaglia non è cambiare un sistema asfissiante e cupo. La vittoria di una singola vertenza può farci gioire con e per chi l’ha combattuta ma la Politica deve offrire una nuova idea di sistema, di paese.
È per questo che l’appello di Csi è rivolto a tutte le organizzazioni politiche affinché condividano un programma comune. È il programma a dare la connotazione politica al progetto, in linea con la nostra Costituzione troppo spesso calpestata e dimenticata.
Basterebbero pochi e chiari punti programmatici per vederci tutti insieme e per presentare questo progetto a tutte quelle classi schiacciate dall’oligarchia al potere.
L’unica strada percorribile è quella di unirci e tornare all’interno delle Istituzioni.
Unirci nelle lotte, unirci nelle proposte.
Lotta e rappresentanza sono le due facce della stessa medaglia.
Non possiamo vanificare le lotte per assenza di rappresentanza politico/istituzionale.
Ai posteri l’ardua sentenza.