Partire da sé, è il titolo del laboratorio proposto nella giornata del 25 novembre ad Albano ed è il punto di partenza della riflessione sul presente, per la costruzione di una cultura del rispetto delle Differenze nell’Eguaglianza. Perché solo un percorso dialogante, in cui nessuno-a resti escluso-a, può diventare la strada per ripensare e riprogettare una società in cui le differenze di genere, e le altre, non siano più motivo di discriminazione.
“Partire da sé” si annoda alla strada percorsa dal Femminismo e dai femminismi, una strada che parte dai saperi della vita, dalla presenza dei corpi che non sono solo un ‘segno’, ma sono la realtà del nostro stare al mondo. Finché ogni corpo non avrà il riconoscimento di una sua dignità, non potrà esserci uguaglianza di diritti, non potrà esserci il riconoscimento che la risposta ai bisogni primari è il riconoscimento del primo dei diritti fondamentali: il diritto alla vita.
Viaggiare tra le frasi e le parole di alcuni dei testi chiave, consente di dare loro vita, di scoprire la loro contemporaneità, per farla divenire segno della presenza di una verità che emerge dalla verità della vita di ognuno dei presenti.
Simone De Beauvoir del volume Il Secondo Sesso (1949) è stata una delle autrici a cui sono state rubate frasi, perché riprendessero vita nella riflessione sulla vita che qualcuno di noi si è ritrovato a fare. È da questa nuova vita che il senso delle parole scritte acquista valore, nel dispiegarsi del dialogo che anima le persone presenti che scoprono nelle proprie esperienze un significato che le lega a quelle parole.
“La donna è l’altro?” In un mondo costruito essenzialmente da uomini, dal punto di vista culturale, è ancora dominante l’alterità femminile come subalternità e inferiorità? Il mistero della donna come altro sembra permanere nelle pieghe delle credenze di coloro che condizionano e aggrediscono la diversità della donna per sopraffarla e strumentalizzarla.
Ma l’altro rimanda ai tanti altri che incontriamo, agli altri perché sconosciuti, perché stranieri, perché ospiti e così ‘indesiderati’. Ma l’ascolto dell’altra-o e l’accoglienza sono un modo di essere che vogliamo coltivare perché è questa la vita che può costruire comunità, pace e buone pratiche. Perché una società che non sa accogliere e che tollera diseguaglianze così evidenti non può essere una società sana, non può risolvere i problemi di fondo che minano la convivenza e la pace sociale.
Tante sono le forme che il femminismo ha preso nel corso degli anni, diversi i gruppi che si sono formati; il “pensiero della differenza” ha scardinato il modello unico neutro, in realtà maschile, perché le donne divenissero autonome, autodeterminate e si mettessero in relazione tra loro, loro che non erano abituate a farlo, perché quasi sempre relegate nell’ambito domestico, isolate, ancora negli anni Settanta.
Dunque, è necessario rivoltare il percorso del pensiero, ripensare in modo non più monolitico, perché le donne ci sono sempre state… occorre illuminare l’errore di partenza.
Non è un percorso breve e neppure facile, perché è più facile anche per le donne assumere il modello unico-neutro per farsi valere, per fare strada, continuando nella tradizione patriarcale, che nel modello di monopolio del potere sugli altri trova la sua ragione d’essere, e che si esprime appieno nella cultura imperialista. Come è presente anche una schiera di uomini che non si riconoscono in quel modello.
Scrisse Michel de Montaigne: “Le donne hanno ragione a ribellarsi contro le leggi, perché noi le abbiamo fatte senza di loro.”
Allora, ribelliamoci insieme, in dialogo, con la disposizione ad agire per un cambiamento reale.